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Imprese italiane: tra incertezze globali e segnali di ripresa
Le imprese mantengono intenzioni d’investimento positive, anche se le condizioni restano poco favorevoli, specie nel settore residenziale. Il credito è ritenuto accessibile e la liquidità considerata sufficiente, con un leggero peggioramento tra le aziende delle costruzioni. Inflazione contenuta.

Nel primo trimestre 2025 le imprese italiane dell’industria e dei servizi segnalano un peggioramento delle condizioni economiche generali, anche se riconoscono la presenza di segnali positivi che arrivano dalle vendite e dall’occupazione (grazie alla spinta della domanda estera). È quanto emerge dall’indagine sulle aspettative di inflazione e crescita condotta - tra le società dei due settori - da Banca d’Italia (21 febbraio-19 marzo). Nei primi tre mesi rimangono deboli le prospettive d’investimento, pur con attese di spesa in crescita. I prezzi crescono moderatamente, mentre le aspettative d’inflazione salgono lievemente, sotto il 2%. Preoccupano invece le incertezze internazionali, soprattutto quelle legate alle politiche commerciali adottate dagli Usa.
Imprese: prevale il pessimismo sulla situazione economica
Nel primo quarto dell’anno, le valutazioni generali delle nostre imprese sulla situazione economica del Paese continuano a peggiorare. Il saldo tra giudizi positivi e negativi è infatti sceso ulteriormente, confermando un trend negativo in atto dal 2022. Le imprese dei servizi e quelle attive nel settore delle costruzioni residenziali esprimono i giudizi più critici, mentre nel manifatturiero la percezione rimane stabile anche se su livelli molto bassi. Nonostante il clima generale resti incerto, si rileva però un miglioramento nei giudizi sull’andamento delle vendite, sia per il trimestre in esame che per quello successivo. Il saldo tra le imprese che registrano un aumento delle vendite e quelle che segnalano una flessione si è ridotto.
Industria manifatturiera resiliente, bene l’occupazione
La ripresa è marcata soprattutto nell’industria manifatturiera, dove l’export è tornato a crescere con decisione, dopo un periodo di calo. Le previsioni per il secondo trimestre sono positive in tutti i settori, sostenute dalla domanda estera e, nel caso delle costruzioni, dagli incentivi del PNRR. Le attese occupazionali sono in netto miglioramento, con un aumento della quota di imprese che prevedono un’espansione della forza lavoro: il trend è più evidente tra le PMI. Le costruzioni mantengono un andamento stabile, con una quota elevata di imprese che prevede di mantenere o incrementare gli organici. Sul fronte salariale, le aspettative indicano aumenti contenuti: per circa due terzi, la crescita delle retribuzioni orarie non supererà il 2% nei prossimi 12 mesi.
Condizioni di accesso al credito stabili
Sebbene le imprese ritengano sempre poco favorevoli le condizioni per investire, le loro intenzioni per il 2025 restano positive, in linea con quanto emerso nella precedente indagine. Il saldo tra chi prevede un incremento degli investimenti e chi attende un calo resta positivo, con variazioni settoriali: cresce nell’industria, diminuisce nei servizi e cala sensibilmente nelle costruzioni, soprattutto tra le aziende attive nel residenziale. Le condizioni di accesso al credito sono giudicate nel complesso stabili, con una posizione di liquidità considerata adeguata dalla maggior parte delle aziende. Un lieve peggioramento si registra però nel settore costruzioni, dove aumenta la quota di imprese che ritiene sufficiente, ma non più che soddisfacente, la propria liquidità.
Atteso un graduale aumento dell’inflazione
Per quanto riguarda il quadro inflativo, i principali fattori che per le imprese incidono sull’aumento dei prezzi restano il costo del lavoro e quello delle materie prime, soprattutto nei settori a maggiore intensità energetica. Nel primo trimestre, i prezzi di vendita sono intanto cresciuti a ritmo moderato nell’industria, mentre hanno mostrato un rallentamento nei servizi e nelle imprese del settore costruzioni. Le loro previsioni per l’anno in corso indicano che l’andamento dei prezzi resterà complessivamente sotto controllo. Tuttavia, secondo l’indagine di Banca d’Italia, le imprese si aspettano un aumento graduale dell’inflazione al consumo su tutti gli orizzonti temporali, con valori medi compresi tra l’1,8% e l’1,9%, pur restando sotto la soglia del 2%.
Alto livello d’incertezza sulla situazione economica globale
Sullo sfondo a questo scenario continua a pesare un alto livello di incertezza, legato sia alla situazione economico-politica globale sia all’andamento dei prezzi dell’energia elettrica. Un’area di particolare preoccupazione per le imprese nostrane è rappresentata dalle politiche commerciali adottate dall’Amministrazione degli Stati Uniti. A questo proposito, il 44% delle imprese esportatrici prevede impatti negativi sulle proprie vendite verso il mercato d’oltreoceano nei prossimi 12 mesi, con timori più marcati nelle regioni del Nord Ovest (quelle più esposte). In conclusione, l’indagine restituisce un quadro con luci e ombre: da un lato, le vendite e l’occupazione danno segnali di ripresa e, dall’altro, le aspettative sull’economia generale restano fragili.
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