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Borsa: molti titoli hanno performance superiori alle magnifiche 7
Pur riconoscendo il successo delle Magnifiche 7, investire esclusivamente in queste società sarebbe un errore. Molte altre aziende, come quelle del settore delle utility Usa e i finanziari e industriali in Giappone e Regno Unito, hanno performance superiori. Le prospettive confermano questo trend.
L’azionario quest’anno ha riservato più di una sorpresa e le stime che molti addetti ai lavori avevano fatto nel 2023 sono state disattese. In particolare, osserva Duncan Lamont, CFA, head of strategic research di Schroders, era opinione diffusa che le ‘‘Magnifiche 7’’ (Nvidia, Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Meta Platforms e Tesla) avrebbero dominato. In realtà, è di tutt’altro tenore il bilancio in questo scorcio del 2024: molte società, anche al di fuori di queste grandi aziende, hanno infatti registrato performance superiori. Questo non è dovuto solo alla ripresa della Cina, ma anche ai buoni risultati registrati in molti settori, come le utility Usa, i finanziari e industriali giapponesi e britannici e i rendimenti degli emergenti asiatici.
Crescita utili a due cifre in Europa, Giappone e nei mercati emergenti
E questo avviene in un momento storico, con la Borsa che vive una fase di ‘‘ampliamento’’ dove non solo le ‘‘Magnifiche 7’’, ma anche altre aree e settori offrono opportunità. Le previsioni per i prossimi 12 mesi indicano una crescita degli utili per azione a due cifre in Europa, Giappone e nei Paesi emergenti. Tuttavia, il rischio è che molti portafogli, soprattutto quelli passivi, siano concentrati nelle stesse poche grandi società. Storicamente, periodi di concentrazione nelle prime posizioni degli indici preannunciavano una successiva sottoperformance delle big, a favore di quelle Pmi. Nonostante le attuali opportunità nelle Borse globali, l'elevata quota di investimenti passivi potrebbe, per Lamont, limitare l'esposizione a nuove possibilità.
Le 7 big non sono gli unici investimenti validi
Non bisogna tuttavia semplificare: molte delle Magnifiche 7, senza dubbio, sono aziende di successo. Alcune hanno avuto rendimenti molto alti per anni, costringendo i più scettici a correggere le stime. Lamont dice che non sono cattivi investimenti, ma solo che non sono gli unici validi: pensarlo, dice, sarebbe un errore. Per la precisione, tranne Tesla, quest'anno tutte hanno avuto buoni risultati, ma ci sono molte altre aziende che hanno fatto ancora meglio. Lo stesso trend si riflette nei settori: ad esempio, quello delle utility Usa, che di solito è poco interessante, ha spuntato un guadagno del 32%. Buoni anche i risultati portati a casa da finanziari e industriali in Giappone e nel Regno Unito. I paesi emergenti dell’Asia, poi, hanno mostrato solidità.
I portafogli restano troppo concentrati
In altre parole, i mercati quest’anno hanno offerto molte altre opportunità, oltre ai tradizionali titoli tecnologici. E si guarda al futuro con ottimismo: le performance attese per i mercati occidentali saranno paragonabili a quelli della piazza Usa, mentre per i Paesi emergenti sono stimati progressi a due cifre (parliamo di cifre nominali e di un’inflazione più alta). Il problema per gli investitori è che, mentre le performance migliorano, i portafogli non fanno altrettanto. Le prime sei imprese Usa (eccetto Tesla) insieme rappresentano una parte del mercato azionario globale maggiore di quella dei sei Paesi più grandi dopo gli Usa: Canada, Giappone, Regno Unito, Francia, Cina e Svizzera. In altre parole, sei azioni pesano quanto l’insieme di 2mila aziende più piccole.
Le Pmi più convenienti rispetto alla media storica
Gli investimenti concentrati rappresentano rischi e privano gli investitori di cogliere un numero più ampio di opportunità. Senza dimenticare che queste altre aziende sono più convenienti in termini di valutazione, sia negli Usa che nel resto del mondo. Se guardiamo al mercato azionario nel suo complesso, si vede chiaramente che ci sono buone occasioni in termini di valutazione. Anche le piccole aziende sono a buon mercato rispetto alla loro media storica, tenendo anche conto che è raro che le aziende tra le prime 10 (o anche tra le prime 100) restino sempre ai vertici per anni. Spesso, i prezzi di queste salgono troppo, creando aspettative eccessive, mentre altre sono ignorate e i loro prezzi restano bassi, creando aspettative più negative.
Questa situazione può durare un po', finché gli investitori non si renderanno conto che il mercato ha esagerato, e così le aziende più grandi verranno superate da quelle che erano state trascurate. Storicamente, aggiunge, quando pochi titoli dominano gli indici, questo segna spesso l'inizio di un periodo in cui le big fanno peggio della media. Ci sono buone opportunità oltre le mega-cap, ma oggi i portafogli sono sempre più concentrati su di esse.