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Mercati: dopo le elezioni Usa volatilità in calo, ma fino a quando?
Negli Usa la prospettiva di una curva dei rendimenti più ripida per il reddito fisso potrebbe indicare cambiamenti nella politica fiscale e monetaria. Più fiducia nel dollaro e yen, ma il mercato deve essere pronto a fronteggiare eventuali rischi da fluttuazioni politiche ed economiche globali.
Negli ultimi giorni, i mercati finanziari hanno registrato una certa stabilizzazione, con i rendimenti dei Treasury statunitensi e gli indici azionari che – dopo le elezioni Usa - hanno mantenuto livelli relativamente stabili. Il fenomeno, secondo Mark Dowding, fixed income CIO di RBC BlueBay AM, sembra la naturale conseguenza della fine dell'incertezza legata al risultato delle urne. Tuttavia, nonostante l'apparente calma, permangono interrogativi legati alle future politiche fiscali e monetarie, specialmente per quanto riguarda la direzione che prenderà l'Amministrazione di Donald Trump, le cui scelte politiche e nominativi per ruoli di alto livello sono descritti come ‘‘non convenzionali’’ e con un forte orientamento verso una trasformazione del sistema.
L’incognita della nuova Amministrazione Usa
La volatilità, per ora in calo, potrebbe risalire in risposta alle politiche economiche che adotterà Trump. L'introduzione di riforme fiscali, commerciali e sull'immigrazione potrebbe innescare un'inflazione più alta rispetto alle previsioni iniziali della Federal Reserve. Se ciò dovesse accadere, la Fed - secondo l’eserto - potrebbe trovarsi costretta ad adattare la sua politica monetaria, passando da una posizione di allentamento a una di possibile rialzo dei tassi nel 2025, qualora l'inflazione risalisse in modo persistente. La prospettiva di una curva dei rendimenti più ripida, soprattutto tra i rendimenti a 2 e 30 anni, riflette una visione che non prevede modifiche sostanziali nel paradigma fiscale attuale, fino a quando tale ripidità non si concretizzerà.
Sotto i riflettori le politiche di Giappone e Regno Unito
A livello internazionale, le politiche economiche di altri Paesi, come Giappone e Regno Unito, stanno influenzando i mercati globali. Il Giappone, per esempio, sta affrontando una pressione inflazionistica legata all'invecchiamento della popolazione, con la Bank of Japan che sta lentamente abbandonando la sua politica di tassi negativi. La situazione economica nel Regno Unito, aggravata da un alto livello di debito pubblico, ha invece spinto il Governo a prendere in considerazione un possibile aumento delle imposte per gestire i costi. Nonostante ciò, le previsioni per l'economia britannica restano incerte, con la Bank of England (BoE) che probabilmente avrà poche opportunità di ridurre ulteriormente i tassi di interesse nel prossimo futuro.
Torna la fiducia sul dollaro
In tale contesto, è probabile che l'incertezza politica globale e le decisioni delle Banche centrali continuino a esercitare una forte influenza sui mercati. Sebbene la stabilità sembri prevalere al momento, alcuni fattori esterni, come le problematiche politiche legate alla Russia o gli sviluppi interni negli Stati Uniti, potrebbero – secondo Dowding - riaccendere la volatilità. In questo scenario, gli investitori si trovano a dover navigare tra una stabilità apparente e le preoccupazioni per le future fluttuazioni. Nel frattempo, si percepisce una certa fiducia nei confronti del dollaro, che continua a guadagnare terreno, e nei confronti dello yen, rispetto all'euro, con particolare attenzione al differenziale di rendimento tra Bund tedeschi e JGB giapponesi.
Pronti a rispondere a possibili rischi
L'inversione dei tassi tra le principali economie potrebbe portare gli investitori giapponesi a ridurre la loro esposizione agli asset esteri, concentrandosi maggiormente sugli asset nazionali, mentre la BoJ si allontana dai mercati obbligazionari. Inoltre, l'approccio prudentemente rialzista sul dollaro si riflette anche in un posizionamento favorevole nei confronti dello yen, come risposta alla politica monetaria in evoluzione sia in Giappone sia in Europa. In sintesi, sebbene i mercati abbiano trovato una certa stabilità dopo le elezioni statunitensi, l'incertezza continua a regnare, alimentata dalle politiche fiscali e monetarie di Trump, dalle pressioni inflative globali e dalle scelte strategiche delle Banche centrali, a partire dalla Federal Reserve fino alla BoJ.
Gli investitori, pur rimanendo ottimisti sui dati macro a breve termine, dovranno essere quindi pronti a rispondere a possibili fluttuazioni e a posizionarsi per eventuali rischi derivanti dalle politiche fiscali, commerciali e monetarie in evoluzione.