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Cambio strategia FED: consentito sforamento 2 pct inflazione
Il braccio operativo della Federal Reserve statunitense, il Fomc, ha deciso di cambiare strategia e puntare sul tasso di disoccupazione per misurare il surriscaldamento dell’economia Usa. All’inflazione sarà permesso di superare la soglia del 2 pct, purché momentaneamente.
La Federal Open Market Committee, il braccio operativo della Federal Reserve statunitense, rompe con il passato e presenta una nuova strategia della propria politica monetaria. Ha annunciato, come si aspettavano la maggior parte degli analisti, di avere adottato un nuovo indirizzo: perseguirà un “average inflation target” attorno al 2%. Questo significa che all’indice che misura l’andamento dei prezzi al consumo sarà consentito uno sforamento temporaneo del 2%, al fine di compensare periodi di inflazione sotto l'obiettivo. Il cardine portante della sua politica sarà l’occupazione. A questo proposito la Fed, infatti, riconosce il beneficio di un mercato del lavoro “robusto”, che può essere sostenuto senza causare un'impennata dell'inflazione.
Dopo i fallimenti del passato per rilanciare inflazione
Il Presidente della Fed, Jerome Powell, ha commentato David Riley, chief investment strategist di BlueBay AM, ha confermato “che la più importante Banca Centrale del mondo si è scostata dal suo framework convenzionale, che prevede di puntare sull'inflazione futura e di ignorare i fallimenti passati nel raggiungimento del suo target di inflazione”. Quando si tratta di inflazione, ha aggiunto, “il passato non è più passato per quanto riguarda la Fed di Powell”. Il nuovo framework, infatti, riconosce inoltre “che anche lunghi periodi di bassa disoccupazione non hanno generato una significativa pressione al rialzo dell'inflazione e quindi saranno i ‘deficit’, piuttosto che le deviazioni dalla massima occupazione, a determinare il percorso della politica monetaria".
La forza del lavoro sarà misurata in termini di ‘deficit’
La nuova formulazione degli obiettivi della Federal Reserve in materia di occupazione e inflazione implica, secondo l’esperto, che una ripresa del mercato del lavoro non sarà sufficiente a giustificare un aumento dei tassi di interesse se l'inflazione sarà inferiore o addirittura modestamente superiore all'obiettivo di inflazione del 2% della Fed. Il nuovo quadro politico della Fed, sottolinea ancora Riley, infatti “tollererà un'inflazione ‘moderatamente’ al di sopra del 2% per un periodo non specificato, in modo che ‘l'inflazione sia in media del 2% nel tempo’ e la forza del mercato del lavoro sarà valutata in termini di ‘deficit’ piuttosto che di scostamenti rispetto alla massima occupazione”.
Riley, Fed permetterà all’economia Usa di scaldarsi più a lungo
La Fed, come altre Banche Centrali, non è riuscita a raggiungere l’obiettivo di inflazione del 2% nell'ultimo decennio. L'impegno a ‘rimediare’ ai bassi livelli di inflazione rispetto al target farà ben poco per aumentarla. Ciononostante, per Riley “il messaggio di Powell è inequivocabile: la Fed permetterà all'economia Usa di ‘scaldarsi più a lungo’ prima di prendere in considerazione l'aumento dei tassi d'interesse. Secondo il nuovo quadro disegnato da Powell, la Fed non avrebbe iniziato ad alzare i tassi nel dicembre 2015 anche dopo sette anni di tassi vicini allo zero e un tasso di disoccupazione in calo quando l'inflazione era solo dell'1,5%”.
Potrebbero volerci 7 anni prima di un rialzo dei tassi
Ci sono voluti sette anni, dopo la crisi finanziaria globale, prima che la Fed iniziasse ad alzare i tassi di interesse e, stima l’esperto di BlueBay, “secondo il nuovo quadro politico della Fed, potrebbero volerci anche altri sette anni dopo la crisi attuale”. A questo punto, conclude, “la Fed non solo vuole un aumento dell'inflazione, ma vuole che l'inflazione sia superiore al suo obiettivo del 2% per un certo periodo di tempo per recuperare l'ultimo decennio di bassi livelli, ma Powell non ha segnalato alcuna ulteriore azione politica che rafforzi la credibilità del suo obiettivo di inflazione”. Il cambio di strategia era comunque atteso: si rifletteva già nel fatto che i mercati obbligazionari non stavano prezzando alcun aumento dei tassi fino alla fine del 2023, come minimo.