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Schroders: Giappone, continuità politica fiscale e monetaria
Le dimissioni del Premier, Shinzo Abe, non modificherà la politica fiscale e monetaria giapponese perché, stimano in Schroders, il partito leader rimarrà l’LPD. Le dimissioni di Abe arrivano quando la sua popolarità era in fase calante, nonostante i successi nella lotta al Covid.
Il cambio di guardia alla guida del Governo giapponese non modificherà l’indirizzo della politica fiscale e monetaria del Sol Levante. Le dimissioni annunciate da Shinzo Abe da Primo Ministro del Paese (a seguito della ricomparsa di un problema di salute di lunga data) non sono destinate a provocare alcun choc sui mercati anche se l’annuncio della sua uscita di scena ha colto in qualche modo di sorpresa: è giunto, infatti, a soli quattro giorni di distanza dal suo raggiungimento del più lungo mandato continuativo di un Premier in Giappone. Nonostante questo, dice Masaki Taketsume, fund manager japanese equities di Schroders, “riteniamo che probabilmente vi sarà continuità sia nella politica fiscale sia in quella monetaria”.
Frenata economia meno drammatica del previsto
Nel frattempo il Paese, sottolinea l’esperto, trova conforto “nella risposta che ha saputo dare alla crisi di Covid-19, che ha avuto un successo relativamente maggiore rispetto ad altre economie sviluppate”, con le aziende giapponesi che – grazie a bilanci solidi – risultano oggi ben posizionate per affrontare la crisi globale. Nel mentre, il Pil nipponico nel secondo trimestre è rallentato meno del previsto e questo lascia ben sperare per il prosieguo dell’anno: il decremento è stato dello 0,6% congiunturale contro il -1,1% atteso in media dagli analisti. La perfomance tendenziale è stata pari a -2,2% che si confronta con il -4,1% messo in conto dal consensus.
Popolarità Premier in discesa
La popolarità di Abe è diminuita nonostante i dati relativamente buoni nella gestione del virus. In questo ambito, dice Taketsume, “il Giappone ha preso una strada molto diversa rispetto ad altri Paesi sviluppati e ha visto un numero molto inferiore di casi e di decessi senza l'attuazione di un rigido lockdown”. La popolazione sta dando poco credito a questo successo, le cui ragioni rimangono poco chiare. Anche perché, secondo l’esperto, “molto sembra dipendere dagli alti livelli di avversione al rischio dei giapponesi, compreso l'abituale uso di mascherine”. Inoltre le aspettative sul calendario politico risultavano complicate già prima delle sue dimissioni, con la pandemia e il rinvio delle Olimpiadi di Tokyo a luglio/agosto del prossimo anno. Al punto che si stanno moltiplicando le voci di un possibile anticipo delle elezioni generali, in agenda per l’ottobre 2021.
Pochi cambiamenti, partito leader rimarrà l’LDP
Il cambiamento della leadership potrebbe causare un certo nervosismo sui mercati, soprattutto tra gli investitori stranieri. Abe, secondo Taketsume, “viene identificato come strettamente correlato ai piani economici del suo Governo, sotto la bandiera di ‘Abenomics’, che ha incluso un aggressivo allentamento monetario, l'aumento della spesa pubblica e l'attuazione di riforme per rendere l'economia giapponese più competitiva”. In realtà, precisa, “dato che il partito dominante rimarrà l’LDP, ci aspettiamo pochi cambiamenti. Per il nuovo leader questa potrebbe essere una buona opportunità per aggiornare il Governo e riorientare la risposta alla pandemia”. Il nuovo Premier potrebbe modificare l'enfasi posta sulle varie riforme strutturali, “ma nel complesso ci aspettiamo una continuità nella politica fiscale. Anche la politica monetaria sotto la guida del Governatore della Bank of Japan, Haruhiko Kuroda, resterà invariata”.
Il successo sul Covid-19 ancora non riflesso sulle azioni
Nel complesso, secondo le valutazioni dell’esperto di Schroders, “riteniamo che le dimissioni di Abe non debbano distrarre gli investitori da altri fattori positivi, come il contenimento del virus in Giappone e i miglioramenti in aree come la corporate governance. E sebbene il Giappone abbia gestito il virus in modo migliore rispetto a molti altri Paesi, a nostro avviso ciò non si riflette ancora nei prezzi delle azioni”.