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Consumi: com’è cambiata la spesa ai tempi del Coronavirus
Fare la spesa al tempo del Coronavirus è diventato molto più complicato del solito e anche più pericoloso se non si rispettano determinate distanze di sicurezza e se non si indossano precisi presidi difensivi (come guanti, mascherina e occhiali). Lo stato di emergenza ha modificato radicalmente la vita degli italiani anche sotto questo aspetto che, prima delle restrizioni ai movimenti imposte dal Dpcm, era semplice e scontato. Il modo di fase la spesa è infatti cambiato molto: dai giorni e dal tempo che ci dedichiamo, ai prodotti che acquistiamo, dai sistemi innovativi cui facciamo ricorso (web) alla scomparsa delle offerte sugli scaffali. Per non parlare del rischio inflazione, che interessa molte categorie di merce, e della pulsione all’accaparramento.
Maggiore omogeneità di acquisto durante la settimana
I dati rilevati dall’Osservatorio Stocard (app che consente di digitalizzare le carte fedeltà sullo smartphone), mostrano nelle due settimane centrali di marzo (le prime due della quarantena forzata) “che gli acquisti sono stati ben distribuiti, giorno per giorno, pressoché nell’arco dell’intera giornata, dal lunedì al sabato”. Il motivo, ha spiegato Valeria Santoro, country manager di Stocard Italia, “è ovviamente dovuto alla quarantena stessa, che ha imposto nuovi ritmi di spesa, tant’è vero che non si verificano più le concentrazioni del fine settimana o della sera dopo l’orario di lavoro, durante i giorni feriali”. Se scendiamo nei dettagli, sono stati rilevati due picchi di spesa: tra le 9 e le 10 del mattino e tra le 13 e le 15 del primo pomeriggio.
C’è stata la corsa all’accaparramento
Con l'emergenza Coronavirus, secondo Altroconsumo, i volumi di spesa sono aumentati, confermando la sensazione che c’è davvero stata la corsa all’accaparramento (soprattutto in concomitanza con alcuni provvedimenti del Governo). Nella settimana al 22 marzo è stato registrato un aumento dello shopping del 17,8% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (+27,9% rispetto alla stessa settimana del mese di febbraio), con punte del 105,9% annuo per farine e miscele e dell’88,1% per le commodities, categoria che comprende alcol, ammoniaca e simili. Sono stati registrati picchi anomali su tutti i prodotti. Un solo esempio: nella quinta settimana dell’emergenza la categoria farine e miscele è arrivata a un aumento del 187% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Ci sono meno promozioni e, quindi, meno risparmio
Nel frattempo, dagli scaffali dei supermercati sono diminuite le offerte promozionali. Una dinamica che, secondo l’analisi di Altroconsumo, è “evidente in particolare nella quarta e nella quinta settimana dell’emergenza, dove si fanno meno promozioni persino rispetto al periodo successivo alla scorpacciata delle feste natalizie, normalmente molto scarico”. E questo incide molto sulle tasche dei consumatori poiché, spiega, “già sta facendo acquisti in un regime forzato di minore concorrenza, essendo chiamato a scegliere il negozio più vicino a casa e ad accontentarsi di quello che trova sugli scaffali, quando arriva il suo turno di accedere al supermercato”. Insomma, l’accaparramento ha comportato un rincaro per la limitata possibilità di scelta.
Attenzione ai rincari ingiustificati
L’Unione Nazionale Consumatori ha preparato un vademecum per gli acquisti alimentari nei tempi del Coronavirus, suggerendo di programmare una spesa familiare che duri almeno una settimana, premunirsi di una lista dettagliata delle cose da acquistare, di non farci prendere dall’ansia e anche sperimentare più assiduamente il ricorso all’e-commerce. L’associazione dei consumatori, inoltre, lancia un allarme: attenti ai rincari. Bisogna fare attenzione, avverte “a chi ne approfitta. In caso di aumenti ingiustificati dei prezzi” bisogna segnalarlo alle autorità. Infatti, spiega, “a fronte di un intensificarsi della domanda, c’è il rischio che qualcuno speculi, come già accaduto per i prezzi delle mascherine o dei disinfettanti”.
Per le quotazioni dell’ortofrutta incide il clima
Altroconsumo segnala che la gobba nell’andamento del prezzo delle commodities corrisponde al picco di vendita, “dove probabilmente sugli scaffali sono venuti a mancare per primi i prodotti più economici” e alle mancate promozioni in alcune categorie. Per le tensioni avvertite invece nel settore del fresco si registra la precisazione di Fedagromercati-Confcommercio, “in questi giorni – spiega - l’aumento dei prezzi per alcuni prodotti ortofrutticoli non è dovuto a nessuna speculazione” ma solo al clima. È la conseguenza, secondo una nota, dell’eccessivo caldo delle settimane precedenti, che ha rovinato il prodotto, e dalle successive basse temperature che hanno bloccato la nuova produzione, riducendone “la quantità a disposizione”.