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Risparmio: bene la raccolta di marzo, ma cala il patrimonio
A marzo gli investitori puntano su strumenti conservativi: 2,3 miliardi raccolti dai fondi obbligazionari e 2,14 miliardi dai monetari. I fondi azionari tornano in positivo con 194 milioni di afflussi, mentre i bilanciati perdono 1 miliardo, segnando un netto disinteresse per strumenti misti.

Il mese di marzo dell’industria italiana del risparmio gestito restituisce un quadro in chiaroscuro, anche se con una relativa resilienza. Da un lato, c’è una raccolta netta positiva - per 3,7 miliardi di euro (contro gli 802 milioni di febbraio), che porta il saldo dei primi tre mesi dell’anno a 6,8 miliardi - che testimonia la solidità del settore del risparmio e conferma la fiducia degli investitori, soprattutto della categoria retail. Dall’altro lato, abbiamo un effetto mercato negativo (che Assogestioni ha stimato in -1,9%) sul patrimonio complessivo e i deflussi delle gestioni istituzionali che – nell’insieme - suggeriscono una crescente cautela da parte degli operatori più grandi. Complessivamente, le masse gestite a fine marzo ammontano a 2.403 miliardi di euro.
I fondi aperti trascinano la raccolta
Al momento, secondo gli addetti ai lavori, non è chiaro se questa dinamica rappresenti una tendenza destinata a consolidarsi o sia semplicemente una estemporanea flessione all’interno di un contesto economico ancora in evoluzione. Per capirlo bisognerà, quindi, aspettare la mappa trimestrale definitiva e, ancora meglio, osservare con attenzione come reagiranno gli investitori ai sommovimenti cui sono sottoposti in questo periodo i mercati finanziari e i loro effetti sul piano macroeconomico globale. A marzo a trainare la raccolta sono stati i fondi aperti, settore a più forte ‘‘vocazione’’ retail, che hanno generato afflussi netti per 3,8 miliardi di euro (contro 1,04 miliardi nel mese precedente), che portano il saldo da gennaio a 6,43 miliardi.
I mandati istituzionali zavorrano le gestioni di portafoglio
A testimoniare la fiducia dei piccoli risparmiatori nella gestione professionale contribuisce anche lo spunto registrato nel mese dalle gestioni collettive, che hanno portato a casa una raccolta netta positiva per 4,25 miliardi, quasi quadruplicata rispetto a febbraio (1,14 miliardi), che ha portato a 7,31 miliardi gli afflussi netti registrati nei primi tre mesi. Per contro, le gestioni di portafoglio archiviano marzo con una raccolta netta negativa pari a -548 milioni (-338 milioni nel mese precedente), che sposta su un terreno negativo (a -513 milioni) il bilancio trimestrale. Se da un lato i flussi netti degli investitori retail si sono consolidati (a +1,2 miliardi per un volume da gennaio di +3 miliardi), dall’altro canto è cresciuta la fuga dei mandati istituzionali (a -1,75 miliardi, pari a -3,6 miliardi da gennaio).
Sprint dei fondi obbligazionari e dei monetari
Quest’ultimo dato, secondo gli osservatori, potrebbe riflettere strategie di riallocazione da parte di grandi investitori, oppure operazioni di presa di profitto in un contesto di mercato meno favorevole, soprattutto in prospettiva. Analizzando il dettaglio per asset class emerge un chiaro orientamento degli investitori verso strumenti più conservativi e con minore volatilità. I fondi obbligazionari, infatti, hanno raccolto ben 2,3 miliardi (+2,1 miliardi in febbraio, per un saldo da gennaio di 6,03 miliardi), a conferma della ricerca di stabilità e protezione in una fase di tassi ancora relativamente alti. Bene anche i fondi monetari, che chiudono con sottoscrizioni nette per 214 miliardi a fronte dei deflussi per 108 milioni in febbraio (+3,3 miliardi da gennaio).
Spunto dei fondi azionari, fuga dai bilanciati
Anche gli azionari hanno chiuso il mese in territorio positivo, con afflussi per 194 milioni di euro (-530 milioni in febbraio), che riducono le uscite accumulate da gennaio a 699 milioni. Sebbene contenuti, questi dati indicano una certa propensione al rischio da parte di una fascia di investitori più dinamici, probabilmente attratti da opportunità di mercato o da settori in crescita. In controtendenza, invece, i fondi bilanciati hanno registrato uscite nette per 1 miliardo, più che raddoppiate rispetto a febbraio (-453 milioni), che fanno lievitare a -2 miliardi la fuga da inizio 2025: segnale di un raffreddamento verso strumenti che mescolano equity e fixed income, forse percepiti come meno performanti nell’attuale scenario.