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Covid19: Banca d’Italia, l’impatto sarà ampio e profondo
L'impatto della pandemia sull'economia sarà profondo secondo il Governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco. La sfida tedia tanto l'Italia quanto l'intera Europa. Ormai il Covid ha cambiato le abitudini, i processi lavorativi, le scuole e le università.
La pandemia da Covid-19 avrà un impatto “ampio e profondo” sul sistema economico-finanziario italiano. Lo ha detto, senza mezzi termini, il Governatore di Banca d'Italia, Ignazio Visco, spiegando che il Paese, così come l’Europa e il mondo intero “condividono ansia e difficoltà nell'affrontare una sfida straordinaria. La repentina diffusione del nuovo Coronavirus, oltre a minacciare gravemente la salute della popolazione e a mettere sotto estrema pressione i sistemi sanitari, ha sconvolto le nostre abitudini di vita, i processi di lavoro, il funzionamento delle scuole e delle università”, con conseguenze – ha aggiunto - “ampie e profonde” sul nostro Paese".
Le misure del Governo a sostegno delle imprese
Banca d'Italia, ha assicurato Visco, ha intrapreso le azioni necessarie per contenere le ricadute economiche della pandemia. Intanto il ministro dell'Economia, Roberto Gualtieri, ha affermato che il Governo ha l’obiettivo di rafforzare le misure destinate alle imprese, ed “erogare garanzie ulteriori per complessivi 200 miliardi in linea con le modifiche alla disciplina europea sugli aiuti di Stato, che mette a disposizione spazi ulteriori, che utilizzeremo a pieno come hanno fatto altri Paesi europei”. In particolare, il Paese valuta “garanzie fino al 90%, con importi di finanziamento molto significativo, a tutte le imprese italiane che contiamo libereranno risorse per ben oltre 500 miliardi”.
I primi effetti del Coronavirus sui conti pubblici
A marzo il saldo del settore statale si è infatti chiuso con un fabbisogno di 32,2 miliardi, in aumento di circa 12 miliardi rispetto allo stesso mese dello scorso anno. Il fabbisogno dei primi tre mesi del 2020 è di 30,803 miliardi: +2,1 miliardi. Lo ha reso noto il Mef, spiegando che il saldo ha risentito del calo degli incassi fiscali, dovuti alla sospensione dei versamenti tributari e contributivi previsti dal Decreto Cura Italia e di una diversa calendarizzazione dei proventi delle aste delle quote CO2 che quest'anno saranno versate in quattro rate trimestrali a partire da aprile. Rilevati maggiori prelievi da parte dell’Inps: dovuti soprattutto alle nuove misure previste dal decreto.
Le stime di Fitch e Confindustria
Le statistiche aggiornate da molti analisti, più volte negli ultimi giorni (in funzione all’aggravarsi della pandemia), non lasciano però molto spazio all’ottimismo. Il prodotto interno lordo dell'Italia, secondo Fitch, accuserà una contrazione del 4,7% nel 2020 per poi riprendersi al ritmo del 2,3% nel 2021. Una dinamica che sarà accompagnata, quest’anno, da un calo dei consumi del 3,3% e degli investimenti fissi (-6,4%), così come da un aumento del tasso di disoccupazione all’11%. Più pessimista Confindustria, che mette in conto per il 2020 un calo del Pil del 6% (con un picco di -10% nel secondo trimestre), dei consumi delle famiglie (-6,8%), dell’export (-5,1%) e dell’occupazione (-2,5%).
Lo scenario peggiore disegnato dall’Ifo
La fotografia scattata dall’Ifo è ancora più a tinte fosche. Per il nostro Paese, quello maggiormente colpito dall’emergenza, gli esperti dell’istituto tedesco stimano che i costi di una chiusura parziale di due mesi ammonteranno a 143-234 miliardi, a seconda dello scenario, con una riduzione del Pil di 8-13,1 punti. Se la chiusura si estende a un terzo mese, i costi saliranno a 200-342 miliardi, il che significa una perdita della crescita di 11,2-19,1 punti. Ogni settimana di proroga del lockdown in Italia comporta costi aggiuntivi di 14-27 miliardi e quindi un calo del Pil di 0,8-1,5 punti. Una proroga da uno a due mesi farebbe invece salire i costi fino a 108 miliardi, pari a -6,3 punti di crescita.
Goldmans Sachs, l'importanza della condivisione del rischio
Comunque, scrive Goldman Sachs, “l'outlook fiscale è peggiorato drasticamente in tutta l'Eurozona e data la violenza della recessione e le misure fiscali prese in risposta ci aspettiamo ora un ampio aumento dei deficit e del debito”. Considerando anche la grande incertezza che caratterizza questa fase, la banca stima che il deficit possa salire al 10% del Pil in Italia e Spagna, al 7% in Francia, e infrangere chiaramente la regola tedesca dei limiti all'indebitamento. “Questo spingerebbe il debito al 160% del Pil in Italia - continua il rapporto - e a circa il 120% del Pil in Spagna e Francia. Questo deterioramento dell'outlook fiscale solleva timori circa la sostenibilità fiscale nel Sud Europa”.
Fmi: economia globale ferma, molto peggio di crisi finanziaria
Le simulazioni di Goldman Sachs sottolineano “l’importanza di un meccanismo efficace di condivisione del rischio, che fornisca un backstop di ultima istanza per i Paesi” più deboli fiscalmente. Anche perché, come ha evidenziato il direttore generale dell’Fmi, Kristalina Georgieva, “questa è una crisi come non ne abbiamo mai viste: mai nella storia dell’Fmi abbiamo visto l'economia mondiale fermarsi del tutto. Siamo ormai in piena recessione e questa crisi è molto peggiore della crisi finanziaria e per questo occorre lavorare tutti insieme”. Il Fondo, ha detto, è determinato fare di tutto per salvare l'economia mondiale “perché va protetta la salute, ma anche la capacità delle persone di avere un reddito”.