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Debito pubblico: preoccuparsi o no dell’aumento?
I Governi potrebbero adottare il consolidamento fiscale o strategie come inflazione e repressione finanziaria per gestire il debito. Tuttavia, entrambe le opzioni comportano rischi e complessità. È previsto un aumento dell'inflazione e della repressione finanziaria in Giappone, Usa e Regno Unito.
Il rapporto debito pubblico/Pil dei Paesi sviluppati ha raggiunto livelli record a causa della crisi finanziaria globale e della pandemia, superando in media il 100%. L’attenzione si è accesa così sulla sostenibilità del debito, con particolare timore per Paesi come Giappone, Italia, Stati Uniti e Francia. Anche perché, secondo Thomas Kasanin e Ivan Morozov, Fixed Income Credit Analyst e Sovereign Analyst di T. Rowe Price, in assenza di crescita economica e con tassi elevati, il debito potrebbe diventare difficile da gestire. E la strada per stabilizzare il debito è piuttosto stretta.
Attenzione focalizzata sulla sostenibilità
Gli investimenti, secondo i due analisti, potrebbero essere influenzati da una pressione disinflazionistica o da un'inflazione elevata, a seconda delle politiche adottate. Intanto, alcuni risultati tutt’altro che brillanti negli Stati Uniti di aste dei Treasury e l’esito delle recenti elezioni in Francia e Regno Unito, sono stati letti come i primi segnali di allarme, focalizzando così l’attenzione sulla sostenibilità del debito. Gli esperti cercano di capire quale sia la soglia critica del rapporto debito/Pil. Da parte sua, l'Ue stabilisce un limite del 60% per questo rapporto, mentre il gruppo Penn Wharton Budget stima che per gli Stati Uniti la soglia sostenibile sia attorno al 200%.
Gli alti deficit fiscali di Usa, Giappone, Italia, Francia e Uk
I due analisti hanno esaminato il debito dei Paesi sviluppati per capire quali siano più a rischio. Molti hanno un ratio debito/Pil superiore al 100%. Il Giappone ha il rapporto più alto, oltre il 250%, seguito da Italia, Stati Uniti e Francia, con oltre l'110%. La capacità di un Paese di gestire il debito dipende dal confronto tra tassi e crescita. L'Italia, ad esempio, deve affrontare forti pressioni per ridurre il debito a causa della crescita economica lenta e degli elevati tassi. Sfide difficili sono affrontate anche da Regno Unito e Francia. C’è anche da considerare che Usa, Regno Unito, Italia, Giappone e Francia hanno deficit fiscali elevati, con gli Usa messi peggio a causa di un deficit dell'8,8% del Pil.
Gli scenari più probabili
Le spese per interessi aumenteranno significativamente per Stati Uniti, Regno Unito e Italia, a causa dei loro alti ratio debito/Pil e dei rendimenti pagati sui titoli di Stato. Nonostante i bassi tassi e le scadenze lunghe del debito abbiano dato tempo ai Paesi per gestire gli alti livelli di debito, l'aumento futuro dei tassi farà salire le spese di gestione del debito e i loro deficit. Questo scenario potrebbe portare a una minore disciplina fiscale, poiché i Paesi non sembrano pronti ad affrontare subito gli alti deficit. I Governi potrebbero così fronteggiare l'aumento del debito tramite due strategie principali, ovvero, il consolidamento fiscale e una combinazione tra inflazione e repressione finanziaria.
La coperta è corta
Il consolidamento fiscale contempla la riduzione della spesa o l'aumento delle tasse, ma è complesso attuarlo e chiede una chiara pianificazione e regole vincolanti. Se non fosse possibile, i Governi avrebbero l’alternativa di ricorrere all'inflazione e alla repressione finanziaria, con il quantitative easing e il controllo della curva dei rendimenti, per rendere il debito più gestibile. In caso di criticità sui mercati del debito, potrebbero essere spinti ad agire. Giappone, Regno Unito e Usa probabilmente manterranno politiche fiscali espansive, poiché i rischi di sostenibilità del debito non sono urgenti. Francia e Italia invece potrebbero intraprendere graduali tagli del deficit in linea con le norme dell’Eurozona.
Le scelte dei Governi sono un’arma a doppio taglio
Nei prossimi anni, i due esperti si aspettano aumenti dell'inflazione e della repressione finanziaria negli Usa, Regno Unito e Giappone. Se i Paesi optassero per il consolidamento, questo frenerebbe la crescita economica e potrebbe ridurre i tassi, creando opportunità per il debito nazionale, ma potrebbe anche indebolire la valuta. Se, invece, scegliessero repressione finanziaria e inflazione, ci sarebbero due fasi: inizialmente, l’inflazione alta potrebbe aumentare i tassi a lungo termine, offrendo opportunità per investimenti legati all’inflazione. In seguito, l’aumento dei tassi di mercato potrebbe portare a misure per ridurre i tassi e migliorare la sostenibilità del debito.