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Mercati: in attesa del taglio dei tassi Usa
La domanda e il commercio sostengono l’economia globale, con il miglioramento del credito e il calo dell'inflazione che favoriscono il consumo delle famiglie. La Fed dovrebbe limitarsi a un taglio di 25 punti, con ulteriori riduzioni graduali. Il populismo complica la politica economica Ue.
Nell’ultima parte di agosto, i mercati finanziari sono rimasti relativamente tranquilli, con gli investitori in attesa del taglio dei tassi d’interesse Usa (ormai dato per scontato nel FOMC in calendario il prossimo 17-18 settembre). I tassi di mercato sono nel frattempo aumentati, sostenuti proprio da questa prospettiva, anche se c’è incertezza sull'entità del taglio (le possibilità vanno dai 25 ai 50 punti base), che dipenderà dai prossimi dati economici. Alcuni segnali, come l’aumento della disoccupazione e la successiva presa di posizione del Presidente della Fed, Jerome Powell (a favore di un maggiore equilibrio tra domanda di lavoro e crescita economica), hanno alimentato il fronte più speculativo.
Eccessivi i timori di una recessione
Alcuni analisti hanno però raffreddato subito l’eccessivo entusiasmo. Tra questi, Mark Dowding, Fixed Income CIO di RBC BlueBay AM, secondo cui il mercato del lavoro statunitense rimane solido, benché alcuni fattori stagionali, come un uragano, ne abbiano influenzato i dati. In sintonia anche l’analisi del team di economisti di Schroders, secondo cui le preoccupazioni dei mercati per una possibile crisi globale sono eccessive. Così come, aggiungono, l'aumento della disoccupazione negli Stati Uniti è legato a una debolezza nei dati sull'occupazione, che non riflettono affatto altri segnali del mercato del lavoro. Questi ultimi, infatti, mostrano un rallentamento, non un crollo.
Credito e calo inflazione sostengono la domanda
C’è quindi fiducia che la ripresa delle assunzioni e la crescita dei salari a un ritmo più normale, insieme alla diminuzione dell'inflazione e al miglioramento del credito, sostengano i consumi delle famiglie e, quindi, l'economia in generale. Un quadro che allontana il fantasma della recessione negli Usa, la cui economia si avvia invece verso un rallentamento graduale. Situazione buona anche tra le altre economie, dove la domanda e il commercio continuano a sostenere i Paesi industrializzati e gli esportatori di commodity. Non mancano tuttavia gli ostacoli: nell’Eurozona l’industria soffre per la scarsa produttività e la Cina quest’anno probabilmente non rispetterà il suo obiettivo di crescita del 5%.
Poco probabile un taglio generoso dalla Fed
I dati che saranno pubblicati da qui al prossimo FOMC non dovrebbero modificare la traiettoria assunta nelle ultime settimane dalla Federal Reserve per un taglio di un quarto di punto. Anche perché, come sottolinea ancora Dowding, i dati relativi alle richieste di sussidi di disoccupazione nelle ultime settimane sono risultati piuttosto benigni, supportati da una serie di dati dello stesso tenore. Intanto, al momento, le condizioni finanziarie sono piuttosto favorevoli, grazie alla riduzione dei rendimenti, alla stabilità degli spread e ai buoni risultati delle Borse rispetto all'anno precedente. L'economia, però, sta rallentando rispetto alla velocità vista in precedenza.
I problemi di Regno Unito e Francia
Ecco perché, anche per Dowding, si dovrebbe ritenere appropriato mettere in conto da parte della Fed un taglio dei tassi di soli 25 punti base a settembre, che sarà poi seguito da altri simili a dicembre e all'inizio del prossimo anno. Questo scenario, precisa, prevede una riduzione dei tassi meno marcata di quanto i mercati si aspettano attualmente e, per questo motivo, l’esperto mantiene una posizione prudente sulla durata dei tassi. Intanto, nel Regno Unito, il Governo Starmer si trova ad affrontare sfide fiscali (che hanno compresso i Gilt), mentre in Francia iniziano ad allentarsi le tensioni politiche con la nomina di Michel Barnier a Premier destinato a costituire un Governo di unità nazionale.
La crescita del populismo condiziona la politica Ue
Attività rarefatta nell'Eurozona, con la Germania che continua a denunciare difficoltà, con la manifattura debole e l'inflazione in calo. Alcuni Paesi dell'area hanno ottenuto risultati migliori, ma c'è comunque un malessere economico diffuso. Questo ha spinto Mario Draghi e altri leader Ue a proporre un ampio piano di stimolo per rilanciare l'economia e iniziative strategiche. L'Ue ha bisogno di aumentare la spesa per la difesa e di investire in energia e sostenibilità. Tuttavia, secondo Dowding, con la crescita del populismo, i Paesi sono riluttanti a cedere potere di spesa a Bruxelles. Nonostante ciò, ci si aspetta un forte incremento della spesa nei prossimi mesi, anche se resta incerto quanto possa influire sulla riduzione dei tassi di interesse.