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Economia: Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto le regioni locomotive
La Lombardia è tra le regioni italiane con il Pil pro capite più alto, mentre Puglia, Campania, Sicilia e Calabria sono tra le più povere in Europa. La regione più ricca dell'Unione europea è l’irlandese Southern, mentre la regione bulgara di Severozapaden è quella più povera.
Quest’anno la crescita del Pil italiano – secondo i principali istituti di statistica – si attesterà attorno allo 0,7%, in linea con la performance stimata per la Francia, nettamente migliore di quella prevista in Germania (+0,1%), ma in forte ritardo rispetto all’accelerazione attesa in Spagna (+2,1%). Anche nel 2024, secondo l’analisi della CGIA di Mestre - la nostra economia sarà trainata principalmente dai servizi e dalle esportazioni (mentre sono destinati a soffrire settori come la moda e l’automotive) e trova conferma nei suoi tradizionali motori: la Lombardia, il Veneto e l’Emilia-Romagna. Il contributo che arriverà dalle regioni settentrionali è legato a una crescita più rapida rispetto al ritmo previsto nel Sud del Paese, le cui regioni – in termini di Pil pro capite - rimangono in fondo alla classifica europea.
Il 41% del Pil da Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto
Secondo le stime dell’Ufficio studi CGIA (basate su dati elaborati da Prometeia), quest’anno la crescita attesa in Lombardia dovrebbe aggirarsi attorno allo 0,95%, in Emilia-Romagna sullo 0,86% e nel Veneto sullo 0,80%. Nell’area del Nordest è previsto l’inserimento della Valle d’Aosta, la cui ricchezza dovrebbe registrare un aumento più che significativo - dello 0,81% - ma il cui impatto sul Prodotto interno lordo nazionale è esiguo, considerato che la sua unica provincia ha un Pil in termini assoluti piuttosto basso e conta appena 123mila abitanti. Per un termine di paragone, le tre regioni "locomotive" alimentano il 41% del nostro Pil, con quasi il 53% dell’export del Paese e vi risiedono oltre 19 milioni di persone (il 33% della popolazione italiana). Per le altre regioni del Centronord sono attesi aumenti superiori allo 0,5%.
Abruzzo e Umbria ancora in ritardo dal pre-Covid
L’economia italiana continua a correre con una doppia velocità, evidenziando ancora una netta spaccatura tra Nord e Sud, anche per quanto riguarda le percentuali di crescita del Pil. Le prospettive di crescita per le regioni del Mezzogiorno sono infatti tutt’altro che brillanti, anche se tutte precedute da un segno più, ma sempre di modesta entità. In questo contesto, fa eccezione la Campania, il cui Pil dovrebbe crescere dello 0,57%. Più indietro, le performance attese in Sardegna (+0,49%), Sicilia (+0,46%), Basilicata (+0,37%) Puglia (+0,36%), Abruzzo e Calabria (+0,23%) e Molise (+0,22%). Rispetto al 2019 (anno pre-Covid), solo l’Abruzzo (-0,23%) e l’Umbria (-0,26%) devono ancora recuperare il terreno perduto, mentre la Lombardia brilla con un +6,65% sul 2019, seguita dalla Puglia (+6,18%) e dall’Emilia-Romagna (+5,62%).
Male moda e industria
Nel 2024, secondo Banca d’Italia, l’economia beneficerà del contributo dei servizi (soprattutto per il turismo) e dell’export. L’industria, per contro, è destinata a un forte ridimensionamento, soprattutto nei comparti moda (tessile, abbigliamento, calzature e accessori), automotive e della metallurgia (preziosi, siderurgia e semilavorati). Gli investimenti non dovrebbero mostrare incrementi rilevanti, mentre i consumi delle famiglie sono attesi in crescita nel secondo semestre, dopo il calo visto tra fine 2023 e inizio 2024. Guardando la crescita del valore aggiunto delle singole province, Milano guida la classifica con un +1,14%, seguita da Pavia (+1,01%), Vicenza (+0,98%), Bologna (+0,95%), Modena (+0,92%) e Pordenone (+0,88%), mentre in fondo troviamo Crotone e Isernia (-013%), Ragusa (-0,14%) e Vibo Valentia (-0,23%).
L’Irlanda in cima al ranking Ue, in fondo le nostre regioni del Sud
Secondo l'Ufficio studi CGIA (su dati Eurostat del 2022), la regione più ricca dell’Ue (tra le 240 presenti) per Pil pro capite, a parità di potere d'acquisto, è l’irlandese Southern con 101.200 euro, seguita da Lussemburgo (90.900 euro) e da un’altra regione dell’Irlanda, Eastern (87.600). Il primo territorio italiano in classifica è la provincia Autonoma di Bolzano, che occupa il tredicesimo posto con 56.900 euro, seguita a distanza da Trento (trentatreesima, con 46.100), Lombardia (trentaquattresima, con 46.000) e Valle d’Aosta (35.ma con 45.700). Praticamente in fondo al ranking troviamo le regioni del nostro Mezzogiorno, con Puglia (200.ma con 22.900), Campania (205.ma con 22.200), Sicilia (211.ma con 21.000) e Calabria (215.ma con 20.300). La regione più povera dell'UE è Severozapaden, in Bulgaria con 14.100 euro.