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Economia Usa: si allontana ipotesi di atterraggio morbido
Dalla Fed quest’anno sono attesi altri uno o due aumenti dei tassi, ma a un ritmo più lento. Una prospettiva che potrebbe riaccendere il timore di una recessione, visto che al momento questo si sta affievolendo a causa della solidità del mercato del lavoro e della vivace spesa dei consumatori.
Chi si aspettava che dietro l’angolo ci fosse la recessione degli Stati Uniti, e a seguire quella globale, deve aspettare ancora un po’. L'economia d’oltreoceano sta infatti mettendo in discussione le attese di un rallentamento significativo e smentendo tutti gli scenari attesi dagli investitori. Sebbene la domanda di lavoratori si stia moderando, il mercato del lavoro resta forte con un calo dei posti vacanti e delle intenzioni di assunzione da parte delle piccole imprese rispetto al picco del 2022. Per questo la Fed si trova di fronte alla solita sfida: ridurre l'inflazione a causa della forte crescita dell'occupazione e del reddito aggregato. Uno scenario che, secondo Blerina Uruci, chief U.S. economist di T. Rowe Price, potrebbe comportare ulteriori aumenti dei tassi di interesse rispetto alle previsioni fatte finora dai mercati.
I bilanci dei consumatori sono sani
Sarà probabilmente necessario rivedere le strategie intraprese finora dagli investitori, soprattutto perché ci sono altri segnali che le cose dal punto di vista macro vanno inaspettatamente meglio del previsto. La spesa dei consumatori si sta spostando verso i servizi, ma i loro bilanci rimangono sani. Permane, infatti, la voglia di spendere anche se viene segnalato il rallentamento delle vendite di veicoli a causa dei tassi di interesse più elevati e dei prezzi medi di vendita più alti. D’altronde, secondo l’esperta, a differenza della crisi finanziaria globale del 2008-2009, i bilanci dei consumatori non sono compromessi e non è necessario ridurre la leva finanziaria. Con tutta probabilità sta giocando a favore quanto accumulato di mancate spese durante i punti più alti della crisi pandemica.
Dal mercato del lavoro il timore di una spirale salari-prezzi
Guardando il mercato del lavoro, questo mostra sì segni di allentamento, con l’aumento della disoccupazione a maggio, ma rimane sempre vicino al livello più basso da decenni. Le richieste settimanali di sussidi aumentano gradualmente, le ore medie lavorate sono diminuite e l'inflazione salariale è rallentata. Nonostante ciò, il numero di posti di lavoro vacanti per disoccupato rimane storicamente alto, a indicare che il mercato del lavoro si sta normalizzando anziché affrontare una recessione imminente. Il principale timore riguardo al mercato del lavoro è la crescita dei salari e il rischio di una spirale salari-prezzi. Se l'economia sperimentasse per troppo tempo un’alta inflazione con un mercato del lavoro rigido, potrebbe verificarsi un aumento delle richieste salariali che rafforzerebbe l'impulso inflazionistico.
Quest’anno altri due rialzi Fed, recessione Usa verso fine 2023
Sebbene ci siano segni di miglioramento nell'inflazione salariale, i progressi su questo fronte secondo Uruci sono ancora lenti. È necessario, aggiunge, un maggiore allentamento del mercato del lavoro per ridurre significativamente l'inflazione verso il target ufficiale del 2%. A questo punto la Fed deve bilanciare i rischi di frenare l'inflazione senza spingere l'economia in recessione. È previsto quindi che quest’anno aumenti i tassi ancora una o due volte, ma a un ritmo più lento di quanto visto finora, con rialzi di 25 punti base ogni due riunioni. Tuttavia, c'è il timore che la Fed possa inasprire eccessivamente la sua politica e provocare una recessione. La vischiosità dell'inflazione core potrebbe spingerla a irrigidire troppo. L’economista prevede che una recessione possa verificarsi entro fine anno o all'inizio del 2024.