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Imprese: meno fiduciose sull’economia, più sull’inflazione
Le prospettive di domanda delle imprese italiane per i propri prodotti o servizi nel terzo trimestre rimangono ottimistiche in tutti i settori. Due terzi prevedono di aumentare gli stipendi, incrementi per la maggior parte inferiori al 2%. Il mercato del lavoro rimane robusto.
Le imprese italiane, pur esprimendo per il secondo trimestre giudizi appena peggiorati sulla situazione economica in generale (anche se la quota delle imprese che ritengono che le condizioni siano rimaste stabili è rimasto sopra ai due terzi), sono fiduciose sia sull’andamento dell’inflazione – le cui attese restano su valori contenuti – sia sulla possibilità di effettuare nuove assunzioni. È quanto emerge dalla più recente ricerca (20 maggio-10 giugno) condotta da Banca d’Italia tra le imprese italiane dell’industria e dei servizi con almeno 50 addetti. Altra nota positiva sono i loro giudizi sulle condizioni di accesso al credito che sono di sostanziale stabilità, interrompendo la fase di irrigidimento in atto dal 2021. Quelli sulle condizioni per investire si sono confermati sui valori negativi della precedente ricerca.
Le attese sull’inflazione ferme all’1,4%
Il saldo tra previsioni di aumento e di riduzione della spesa per investimenti nel 2024 è rimasto comunque positivo, ma si è molto ridotto nella manifattura. Negli ultimi 12 mesi i prezzi praticati hanno continuato a frenare, con rialzi dell’1,5% nell’industria (1,8 nella scorsa rilevazione), 2,6 nei servizi (3,1) e 3,4 nelle costruzioni (4,3). Anche le stime per i prossimi 12 mesi mostrano un’ulteriore decelerazione. I principali fattori che influenzano sono le commodity e il costo del lavoro. Le attese sull’inflazione sono rimaste all’1,4%, stabili su tutti gli orizzonti temporali. Quelle relative al settore costruzioni sono lievemente più elevate (1,7% per l’orizzonte a 12 mesi, 1,8% sui superiori). In generale, le attese di inflazione si sono riallineate su valori contenuti, simili a quelli rilevati nella prima metà del 2021.
Per l’84,6% poco probabile un miglioramento nei prossimi tre mesi
Nel dettaglio, nel secondo trimestre è rimasta nettamente prevalente (70%) la quota di imprese che ritiene la situazione economica del Paese invariata, mentre è salita di poco la quota di quelle che ne segnala un peggioramento. Il saldo tra pareri favorevoli e sfavorevoli, ancora negativo in tutti i settori, è sceso in particolare tra le imprese delle costruzioni e quelle industriali. L’84,6% delle imprese giudica poco probabile un miglioramento dell’economia nei successivi tre mesi. La differenza tra la quota che segnala un aumento delle vendite nel secondo trimestre e quella di coloro che ne hanno riportato un calo è rimasta appena positiva (3 pp). Il saldo è stato ampiamente positivo per le imprese delle costruzioni e dei servizi (31 e 10 pp rispettivamente) e negativo per le industriali (-8 punti).
Buone le prospettive sulla domanda
Le prospettive sulla domanda per i propri prodotti o servizi nel terzo trimestre sono rimaste ottimistiche in tutti i settori, ma nell’industria il saldo tra attese di crescita e ribasso si è ridotto di quasi 5 punti. Le stime sull’export nel terzo trimestre ne prefigurano un aumento. Le prospettive a tre mesi sulle proprie condizioni operative sono invariate. Il saldo tra aspettative di miglioramento e peggioramento resta negativo nell’industria e di poco favorevole nelle costruzioni e servizi. Il saldo è positivo tra le aziende con più di 200 addetti e negativo per le piccole. I giudizi di peggioramento sono più diffusi nel Centro e nel Nord Est. Sulle prospettive continuano a gravare i prezzi delle materie prime energetiche e l’incertezza economico-politica, con intensità pressoché invariata rispetto alla scorsa rilevazione.
Mercato del lavoro sempre robusto, aumentano gli stipendi
Sono rimaste stabili sia la quota di aziende che prevedono di espandere il numero di addetti nei successivi tre mesi (27%), sia quella delle imprese che ne prefigurano una riduzione (8%). Circa due terzi si attendono di aumentare le retribuzioni nei prossimi 12 mesi: il 61% pianifica incrementi inferiori a 2 pp, il 25% tra 2 e 4 pp. Il saldo tra giudizi di miglioramento e di peggioramento sulle condizioni per investire è rimasto negativo (-6,5 da -7,5). Il saldo tra le attese di miglioramento e di peggioramento delle condizioni di accesso al credito per il trimestre successivo si è ridotto di circa 5 pp (da nullo), ma rimangono comunque ampiamente prevalenti i giudizi di stabilità (80%). La quota delle aziende che prevede un aumento della spesa per investimenti nel 2024 è di 13 punti sopra a quella di chi ne prevede una riduzione.