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Inflazione: sembra meno transitoria, minaccia stagflazione
Gli investitori hanno sempre più l’impressione che le pressioni sui prezzi stiano diventando più persistenti e un po’ meno transitorie, con il rischio che le Banche centrali possano stringere le redini del credito per impedire un surriscaldamento. Il Regno Unito va verso la stagflazione.
Il tema se l’inflazione è temporanea o strutturale è sempre più ricorrente a livello mondiale. Anzi, c’è sempre più l’impressione che le pressioni sui prezzi stiano diventando più persistenti e un po’ meno transitorie, come testimonia la crescita registrata dai rendimenti globali nell’ultimo periodo. Anche se i banchieri centrali continuano ad assicurare che le tensioni tenderanno a diminuire via via che verranno meno le strozzature sull’offerta, sembra sempre più improbabile che ciò possa accadere prima di metà 2022. È quanto osserva Mark Dowding, CIO di BlueBay, secondo cui sullo sfondo c’è sempre il rischio che queste aspettative sull’inflazione, nel frattempo, inizino a muoversi al rialzo.
I motivi di 'spinta' dei prezzi
I fattori di 'spinta' sono, infatti, diversi. Da un lato c’è il diffuso aumento dei salari provocato dalle carenze di manodopera in diversi settori, anche se il mercato del lavoro più in generale deve riprendersi del tutto dopo la crisi determinata dal Covid-19. Ci sono, poi, i massicci rincari delle materie prime (soprattutto quelle energetiche) e, infine, bisogna fare i conti anche con gli effetti delle politiche fiscali accomodanti e i tassi di interesse negativi che continuano a supportare la domanda. Apparentemente la ripresa economica continua anche se, in molte realtà, la tendenza è in rallentamento a causa dei rigurgiti della pandemia e della minaccia di un’eventuale mossa restrittiva sul fronte tassi.
Negli Usa attesa per le decisioni del Fomc
L’outlook dell’economia Usa è positivo per i prossimi mesi, mentre il focus si sposterà sulla decisione o meno del Fomc di alzare i tassi nel 2022. Se così fosse, si chiede Dowding, potrebbero esserci più rialzi? Valutando i movimenti dei Treasury, pensa che parte del recente aumento dei rendimenti sia una correzione dei recenti bassi livelli. Gli aspetti tecnici sono stati rialzisti grazie ai continui acquisti della Fed. Tuttavia, man mano che questi inizieranno a calare, sembra ragionevole aspettarsi un aumento dei rendimenti. Comunque, aggiunge, sarebbe una sorpresa vedere una correzione rapida. Se i rendimenti salissero troppo velocemente, allora potrebbe subentrare una correzione degli asset rischiosi ad agire da stabilizzatore della corsa ‘fly to quality’.
GB: economia in frenata e inflazione in accelerazione
Rendimenti in rialzo anche nel Regno Unito, dove questo movimento è stato accompagnato da un’ascesa dei timori per una possibile stagflazione (contemporaneità di alta inflazione ed economica ferma). In particolare, i costi energetici continuano a salire, soprattutto per quanto riguarda il gas con il Paese che è ‘ostaggio’ dell’import. Diventa inevitabile, secondo l’esperto, un rimbalzo dei costi dei carburanti, mentre i problemi cronici alle catene di approvvigionamento continuano a implicare importanti carenze in tutta l’economia britannica.
Le carenze di manodopera in molti settori hanno portato ad aumenti di stipendi da capogiro. Gli scaffali vuoti nei negozi sono un’altra dimostrazione della vulnerabilità del Regno Unito, con le disruption legate a Brexit che amplificano lo shock sul lato dell’offerta indotto dal Covid. Un quadro che, secondo Dowding, lascia prevedere una salita dell’inflazione verso il 6% nei prossimi mesi. Nel frattempo, c’è da attendersi anche un rallentamento della crescita, con le bollette più alte che peseranno sui consumatori. Contenere le tensioni inflative agendo sulla politica monetaria è un rischio. Alzare i tassi al di sopra dell’1% potrebbe infatti innescare una sorta di collasso nel mercato residenziale e portare l’economia in recessione. In questo senso, i policymaker sembrano in trappola.
Atteso aumento della volatilità
I mercati entrano nel quarto trimestre in posizione interessante, con i solidi dati economici che continueranno a far salire i rendimenti Usa nei prossimi mesi. Inoltre, secondo l’esperto, non sarebbe troppo sorprendente se la volatilità sui mercati dei tassi dovesse innescare volatilità altrove negli asset finanziari durante il prossimo mese, con le Banche centrali che iniziano ad allontanarsi dalle politiche che hanno comportato una sorta di controllo della curva dei rendimenti e degli spread, anche se non era nelle loro intenzioni dichiarate. Negli asset rischiosi, la battaglia tra tori (rialzisti) e orsi (ribassisti) potrebbe diventare meno unilaterale di quanto non sia sembrato negli ultimi 18 mesi. C’è solo da chiedersi se i policymaker saranno in grado di domare (e con quale mezzo) i timori di stagflazione.