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Italia: inflazione e ritardi PNRR frenano la crescita
Per l’economia italiana gli esperti segnalano minacce come i prezzi elevati delle commodity, una possibile recessione in Germania e il ritorno del Patto di Stabilità e che potrebbe portare a politiche deflattive per contenere il deficit e il debito pubblico. Pesa anche il quadro internazionale.
Le tensioni geopolitiche e le difficoltà economiche stanno frenando la crescita dell’Italia, così come eventi come guerre, elezioni e ritardi nell'attuazione del PNRR influenzano le prospettive della sua economia. È il quadro che emerge dal Rapporto di primavera 2024 dell'Aibe Index, che prende in esame l'attrattività dell'Italia tra gli investitori esteri. La loro attenzione è puntata, in particolare, sulle prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti e sul conflitto in Ucraina, anche se considerano ‘cruciali’ per il futuro dell’Unione europea anche le elezioni europee del prossimo giugno. Ad alimentare i timori contribuiscono anche la guerra in Medio Oriente e la questione Taiwan (con il rischio della sua indipendenza).
Investimenti e competitività a rischio
Investitori prudenti, dunque, sul valutare l’Italia, le cui prospettive dipendono dall’inflazione e dai ritardi del PNRR. Tra gli eventi e i fenomeni che nel 2024 potrebbero prevalentemente impattare sulla situazione economica e finanziaria nostrana, le opinioni del panel Aibe convergono infatti su due fattori: il protrarsi dell’inflazione (57,9%) e i ritardi nell’attuazione del PNRR (56,1%). L’inflazione costante potrebbe probabilmente erodere il potere d'acquisto delle famiglie, limitando la spesa e frenando l'attività economica del Paese. Allo stesso tempo, i ritardi nell’attuazione del PNRR e delle riforme attese potrebbero compromettere gli investimenti e la competitività dell'Italia sul lungo periodo, rallentando il processo di ripresa economica.
I fantasmi dei corsi delle commodity e della recessione tedesca
Minacce non meno importanti per l’economia del nostro Paese sono viste anche nei prezzi delle materie prime e dell’energia, ancora elevati, indicato dal 40,4%, degli esperti ma anche l’entrata in recessione della Germania, indicato dal 36,8%, considerando gli effetti che si produrranno sulle imprese italiane legate all’industria tedesca. Preoccupa anche il ritorno del Patto di Stabilità e di Crescita e il rischio deflattivo per contenere il deficit e il debito pubblico (33,3%). La ricerca, realizzata dal Censis lo scorso aprile per l’Aibe (Associazione italiana delle banche estere), ha raccolto le opinioni di esperti internazionali (istituzioni e società finanziarie, aziende multinazionali, strutture di consulenza professionale, stampa economica estera).
Trump e la guerra in Ucraina
Nel dettaglio, secondo le opinioni del panel di esperti Aibe, sono due i fattori chiave che potrebbero influenzare molto le dinamiche della comunità internazionale: la possibile rielezione di Trump alle elezioni Usa (61,4%) e l’eventuale vittoria sul campo della Russia in Ucraina (52,6%). Gli esperti attribuiscono rilievo anche al protrarsi della guerra in Palestina (24,6%), specialmente in virtù degli sviluppi legati alle tensioni con l’Iran che sollevano interrogativi sulla possibile escalation e sull’estensione del conflitto nella regione. L’Europa è più direttamente ‘distratta’ dalle prossime elezioni, poiché delineeranno il percorso futuro dell’Ue e la sua capacità di prosperare, o meno, in un mondo tutt’altro che stabile dal punto di vista politico ed economico.
Le elezioni europee cruciali per il futuro dell’Ue
Su questo piano, secondo lo studio ricerca, le opinioni sulle elezioni per il nuovo Parlamento europeo rivelano che meno di un terzo (29,8%) è ottimista e ritiene l’appuntamento come una svolta epocale possibile nella costruzione dell’Unione europea. Al contrario, il 42,1% è pessimista, mentre il 28,1% non esprime un’opinione. La convinzione di una parte degli esperti che le prossime elezioni possano segnare un momento epocale nella costruzione dell’Ue è alimentata soprattutto dalla prospettiva di una vittoria degli schieramenti europeisti. Si prevede che tale vittoria rafforzi gli sforzi di riforma e promuova l’adozione di politiche comuni in ambiti chiave come la difesa, la politica fiscale e la gestione della doppia transizione.
La Difesa Comune europea diventa prioritaria
Considerando il livello di incertezza nel continente europeo e nelle regioni circostanti che si è creato negli ultimi due anni, il 43,9% del panel sottolinea la necessità prioritaria, nel prossimo mandato legislativo, di un rafforzamento dell'attenzione delle istituzioni europee verso il completamento della politica europea di Difesa Comune. Tale iniziativa, contemplata da lungo tempo, appare oggi come cruciale per il progresso e l’unità dell’Unione europea. Nonostante Bruxelles si presenti ancora una volta diviso sulla possibilità di finanziare le nuove sfide che si presentano con un nuovo debito emesso direttamente dall’Ue, la maggior parte degli esperti ritiene che l'emissione di debito pubblico (Eurobond) sia una strategia preferenziale (53,6%).