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Mercati: i due approcci delle Banche centrali all’inflazione

La crescita dell’inflazione è comune in tutti i Paesi, ma l’approccio per contrastarla non è standard: le Banche centrali dei Paesi emergenti si sono rivelate falco, hanno alzato i tassi, e quelle del mondo occidentale sono rimaste su posizioni attendiste, ritenendo le tensioni temporanee.

01/12/2021
segno dell'euro su fondo blu, con grafico a istogramma ribassista
Il diverso approccio delle Banche centrali alla montante inflazione

Il differente approccio al problema inflazione che stanno avendo le Banche centrali sta creando opportunità per gli investitori nel reddito fisso. Se da una parte, infatti, ci sono gli istituti ‘falco’ (soprattutto quelli dei mercati emergenti) che hanno deciso di fronteggiare la recente ondata di rialzi dei prezzi alzando i tassi d’interesse, dall’altra (soprattutto nei Paesi occidentali) si preferisce esibire un’apparente calma, insistendo sulla teoria che le recenti pressioni inflative sono determinate da fattori temporanei. Insomma, per non strozzare la ripresa economica (che sta comunque già rallentando a causa dei nuovi contagi da Covid), la posizione di queste Banche centrali è quella della ‘colomba’: una politica monetaria ancora super-accomodante.

I falchi e le colombe

È lo scenario che ha disegnato Quentin Fitzsimmons, gestore del fondo T. Rowe Price funds sicav – global aggregate bond fund, secondo cui l’aumento dei prezzi è stato sì comune in tutti i Paesi, ma la reazione delle autorità monetarie non è stata come ci si poteva aspettare uguale. Sono emersi, infatti, due approcci: quello degli ‘advanced hikers’ e quello dei ‘reluctant hikers’. Tra i primi, le banche centrali che hanno già risposto all’inflazione inasprendo la politica monetaria, troviamo la Norvegia e i Paesi emergenti che hanno più volte aumentato i tassi quest’anno (come Russia, Brasile e Cile). Nel secondo gruppo, gli istituti che hanno intrapreso poche o nessuna politica, troviamo Bce, Banca del Giappone, Riksbank svedese e la statunitense Federal Reserve.

Le potenzialità dei titoli in valuta locale

Questa situazione è monitorata dall’obbligazionario, anche perché è probabile che continui. È la giusta condizione, dice il gestore, che crea una dispersione nelle opportunità di valore relativo che dovrebbero favorire i gestori attivi. Di recente i bond hanno sovraperformato nella maggior parte dei Paesi dei reluctant hikers. Tuttavia, con rendimenti sempre bassi, Fitzsimmons ritiene che le valutazioni siano sopravvalutate. Inoltre, le curve di questi mercati sono tipicamente piatte, il che li rende potenzialmente più vulnerabili al repricing di lungo periodo. Al contrario, i mercati degli advanced hikers, in particolare degli emergenti, hanno subito una forte pressione: una situazione in cui emergono potenziali opportunità sui titoli in valuta locale.

Da monitorare crescita economica e inflazione

Infatti, secondo l’esperto di T. Rowe Price, i bond di alcuni mercati emergenti selezionati cominciano a sembrare attraenti, grazie sia al livello assoluto di rendimento sia alla forma della curva. Sono i casi della Russia e del Messico. Fitzsimmons ritiene che sia importante sottolineare che un periodo di inasprimento nei mercati emergenti è solitamente seguito da un allentamento, il che significa che i falchi potrebbero decidere di tagliare i tassi in futuro, se la crescita dovesse rallentare e le preoccupazioni per l’inflazione dissiparsi. Se ciò accadesse, potrebbe presentarsi un’opportunità di beneficiare delle plusvalenze. È tuttavia difficile prevedere quando potrebbe verificarsi il punto di flesso nei mercati emergenti. C’è solo da seguire da vicino gli sviluppi.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

banche centrali inflazione mercati
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