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Mercati: inflazione e tassi, i temi operativi nel 2022
L’attenzione dei mercati si sposta dalla pandemia, perché la variante Omicron si sta rivelando più blanda del temuto, ai due temi operativi che condizioneranno il 2022: l’inflazione e l’orientamento dei tassi d’interesse. Per BlueBay tra i bond sono favoriti i Treasury Usa e i Gilt britannici.
I mercati finanziari stanno prendendo le misure di quello che sarà il 2022, sull’onda di quello che è successo alla fine dello scorso anno: sale l’ottimismo che la variante Omicron sia blanda, rafforzando la sensazione che il mondo imparerà presto a convivere col virus (e i lockdown diventeranno meno probabili), mentre le pressioni inflative sono sempre più persistenti e allungano le ombre sia sull’economia, sia sull’indirizzo dei tassi d’interesse. Alla luce di questo contesto, Mark Dowding, CIO di BlueBay, si aspetta di vedere nei prossimi mesi un certo numero di Banche centrali continuare a muoversi in una direzione più da falco.
La Fed pensa a tre strette per quest’anno
La Fed, che finora si è mossa in punta di piedi nel segnalare la fine degli acquisti di asset e un percorso lento verso tassi più alti, ha rotto gli indugi. Il Presidente, Jerome Powell, in un’audizione al Senato ha sostanzialmente detto che tutti i membri del FOMC (il braccio operativo della Fed) sono concordi nell’alzare i tassi d’interesse e che, nel 2022, potrebbero esserci anche tre strette del credito. Tutto dipenderà, ha detto, dai dati che arriveranno. La Fed, nel frattempo, cogliendo di sorpresa i mercati, ha anche deciso di ridurre il proprio bilancio vendendo i titoli comprati nei mesi passati per sostenere la crescita.
L’inflazione premia solo la fascia ricca
Una decisione che, con la curva dei rendimenti diventata piatta in modo anomalo nelle ultime settimane, secondo Dowding, potrebbe avere, invece, perfettamente senso. Inoltre, considerando che l’eccessiva liquidità sta alimentando l’inflazione, soprattutto attraverso i prezzi degli asset, la misura di ridurre la liquidità può avere un certo fascino. Ciò è aggravato dal fatto che i guadagni dati dall’inflazione sugli asset hanno favorito la fascia più ricca della popolazione, mentre i costi dell’inflazione sono stati avvertiti in modo sproporzionato dai gruppi a basso reddito, dove le pressioni sui prezzi sono state più gravi e percepite.
La componente energetica preoccupa l’Europa
Anche sul fronte europeo l’inflazione rappresenta una forte preoccupazione, benché ci sia la possibilità che in novembre le pressioni abbiano raggiunto il picco. È probabile, infatti, che l’inflazione sui prezzi dell’energia continui a pesare sulle bollette nonostante i prezzi del gas naturale siano nel frattempo diminuiti rispetto alle altezze vertiginose registrate nel quarto trimestre. Altra componente da monitorare è quella del mercato del lavoro, visto che i sindacati spingono per un aumento dei salari e sarà interessante vedere - osserva Dowding - se il sindacato dei lavoratori della BCE farà altrettanto nei prossimi mesi.
Favoriti i Treasury Usa e i Gilt britannici
Di riflesso, gli impatti secondari sull’inflazione potrebbero rallentare il ritorno dell’Eurozona verso il target ufficiale del 2%, soprattutto se si considera che in un’economia come quella spagnola l’inflazione PPI è al 33% su base annua, con prezzi al consumo superiori di circa il 6,7% rispetto a 12 mesi fa. Per questo motivo l’Eurotower assumerà nei prossimi mesi un ruolo più da falco, anche se l’area è in ritardo rispetto agli Stati Uniti nel ciclo. Perché si sono mossi poco negli ultimi nove mesi, Dowding stima che i rendimenti Usa abbiano maggiori possibilità di salire, e anche i Gilt potrebbero assistere a movimenti simili, con la Bank of England che accelera la stretta monetaria.
Tornano ad avere peso i fondamentali, dopo due anni di Covid-19
La prospettata politica più restrittiva potrebbe rendere il 2022 più impegnativo - nel contesto dei rendimenti assoluti - per tutti gli investitori. Anche perché il ritiro del sostegno alla liquidità potrebbe portare forte volatilità. C’è la sensazione però che questo aprirà diverse opportunità: insomma, secondo l’esperto, il 2022 inizia con un senso di ottimismo dopo due anni di pandemia. Via via che si ritorna alla normalità, il mondo è più incline a pensare che i fondamentali e le valutazioni giocheranno un ruolo più importante nel determinare il percorso dei prezzi degli asset rispetto a quanto abbiano fatto durante un periodo caratterizzato da abbondante liquidità e fattori tecnici positivi.