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Mercati: quadro favorevole, ma attenzione a tre pericoli
Quadro macro favorevole per i mercati finanziari, sia negli Usa sia in Europa. Attenzione però a tre possibili ostacoli: il prezzo del petrolio, la situazione finanziaria di alcuni Paesi e il livello di tensione delle condizioni finanziarie. L’ottimismo sui tassi potrebbe essere eccessivo.
Il quadro congiunturale mondiale si sta rivelando a favore dei mercati finanziari, confortato dal moderato rallentamento accusato dall’economia statunitense e dai segni di stabilizzazione che continua a mandare quella dell’Eurozona, a sua volta sostenuta da un solido mercato del lavoro. Inoltre, l’inflazione di fondo su entrambe le sponde dell’oceano sta scendendo e questo rassicura gli investitori assieme all’orientamento manifestato dalle Banche centrali per una futura politica monetaria più accomodante. Il contesto generale, anche con il sostenuto tasso di crescita (superiore al 5%) del Pil cinese, sembra quindi favorevole agli asset rischiosi. Tuttavia, avverte Alvaro Sanmartin, chief economist di Amchor IS, per questo tipo di investimenti, ci sono tre principali fonti di preoccupazione: il prezzo del petrolio, la situazione finanziaria di alcuni Paesi e la tensione finanziaria.
Il petrolio, il bilancio dei Paesi e le tensioni finanziarie
L’attenzione degli investitori, suggerisce l’esperto, dovrebbe in primo luogo seguire costantemente il prezzo del greggio, nel caso in cui un suo eventuale rimbalzo possa finire per disancorare le aspettative di inflazione e, di riflesso, le attese del mercato circa la dinamica dei tassi d’interesse. Altra spada di Damocle è rappresentata dalla situazione di bilancio di alcuni Paesi, perché le loro strategie dovrebbero necessariamente cambiare se, a un certo punto, il mercato dovesse mostrare dubbi sulla sostenibilità del debito pubblico. Il terzo pericolo è il livello di tensione delle condizioni finanziarie. Paradossalmente, secondo Sanmartin, se il mercato diventasse troppo compiacente sui rischi inflativi e continuasse a prezzare un numero eccessivo di tagli dei tassi nei prossimi 12-18 mesi, potrebbe allentare troppo le condizioni finanziarie con un impatto diretto sulla crescita dell’economia.
Europa e Stati Uniti eviteranno la recessione
In altre parole, la probabile conseguenza sarebbe una nuova accelerazione dell'economia nel 2024 e, molto probabilmente, anche una riaccelerazione dei prezzi. Inoltre, aggiunge, ci sono da tenere d'occhio anche gli sviluppi della politica fiscale in Germania. Per farsi un’idea dell’atmosfera che ci sarà nei prossimi mesi ci sono tre elementi da tenere sotto osservazione:
- A meno che le condizioni finanziarie non si allentino eccessivamente, è probabile che la crescita nell'Ue si moderi, fino a raggiungere tassi in linea o leggermente inferiori al potenziale. In Amchor IS continuano, invece, a vedere una certa robustezza e a ritenere poco probabile una recessione dell'economia statunitense nel breve periodo.
- la crescita dell'Eurozona potrebbe superare l'1% nel 2024.
- in prospettiva, l'inflazione di fondo dovrebbe continuare a scendere sensibilmente sia negli Usa sa nell’Ue.
Attenzione all’eccessivo ottimismo sui tassi
Allo stato attuale non ci sono le condizioni per vedere nuovi rialzi dei tassi sia della Fed, sia della Bce. Proprio perché ormai il mercato ha acquisito questo dato, l’esperto ritiene che sia essenziale che le autorità monetarie mostrino particolare attenzione alla loro comunicazione, per cercare di evitare che gli investitori prezzino un numero eccessivo di tagli dei tassi nei prossimi 12 mesi. Veniamo dunque alle strategie messe a punto in Amchor IS per il 2024. Sui titoli di Stato, bisogna considerare il fatto che in novembre le curve dei rendimenti di Usa ed Eurozona hanno corretto sensibilmente il forte rialzo della scorsa estate. Secondo Sanmartin, non c'è molto spazio perché i tassi medi e lunghi scendano ulteriormente e in modo apprezzabile dai livelli di inizio dicembre. Si preferisce puntare sulla parte breve delle curve sia Usa che, in modo ancora più evidente, dell'Eurozona.
Cautela sul corso del dollaro, meglio le valute emergenti
Per quanto riguarda i titoli pubblici del Giappone, la previsione rimane che il rendimento a 10 anni tenderà a salire sensibilmente tra 6-9 mesi. Per quanto riguarda le valute, in Amchor IS si continua a detenere solo posizioni moderate in dollari perché ritengono che il differenziale di crescita tra gli Stati Uniti e l’Europa si ridurrà sensibilmente nel corso del prossimo anno. Allo stesso tempo, mantengono una visione positiva su valute come la corona norvegese, il dollaro neozelandese e il dollaro australiano. Gli stessi esperti continuano a preferire le valute dei mercati emergenti con una buona governance macro e prospettive di crescita economica favorevoli (Brasile, Indonesia, Messico, India). Inoltre, visti i buoni segnali macro che il Giappone sta generando, ritengono che lo yen, in dosi prudenti, possa essere una buona posizione di protezione per i prossimi mesi.
Nell’azionario da preferire il value al growth
Per l’azionario le valutazioni sono positive, poiché sia gli Usa sia l’Europa dovrebbero evitare la recessione, in un contesto di tassi reali che resteranno ragionevolmente elevati. Continuano a ritenere che il segmento value/ciclico (banche europee incluse) potrebbe fare meglio di quello growth/difensivo. Dal punto di vista geografico, sono preferiti i mercati europei e asiatici a quelli statunitensi. Sul credito gli stessi esperti continuano a preferire i bond societari perché nel loro scenario i tassi di default non dovrebbero aumentare troppo. In ogni caso, dato che gli spread non sono così elevati, ritengono sensato combinare l'esposizione al credito con posizioni ben selezionate in Titoli di Stato emergenti in valuta locale, perché offrono ottime prospettive di rendimento, soprattutto in termini di carry, e potrebbero beneficiare di possibili movimenti all’insù del cambio.