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Mic: disagio sociale a maggio sempre vicino ai massimi
Il disagio sociale degli italiani si conferma ai massimi livelli, ancora alle prese con le conseguenze della pandemia e la sensazione che l’economia stia peggiorando. In maggio l’indice Mic calcolato da Confcommecio si è attestato su un valore stimato di 39,8 punti.
Il malessere degli italiani resta ai massimi livelli, ancora alle prese con le conseguenze della pandemia da coronavirus e la sensazione che l’economia stia peggiorando. In maggio l’indice Mic si è attestato su un valore stimato di 39,8 punti e, anche se in lieve arretramento dai 40,5 punti di aprile, conferma che la percezione del disagio sociale non si allontana molto dai picchi raggiunti da quando Confcommercio ha iniziato a elaborare il dato. Vale la pena ricordare che l’indice Mic (Misery index) aveva iniziato l’anno a 17,6 punti, prima che dell’emergenza sanitaria facesse precipitare la situazione a partire dal mese di marzo.
La preoccupazione per il mercato del lavoro
La maggiore preoccupazione è quella per il mercato del lavoro, segnato da estrema incertezza e che, secondo i pessimisti, è destinato a peggiorare con l’arrivo dell’autunno. Il quadro economico d’altronde non infonde molta fiducia se, come emerge dal Radar settimanale di Swg (ricerca del 6-12 luglio), nel frattempo da un lato sono cresciuti rabbia e tristezza e, dall’altro, c’è stato un marcato peggioramento della percezione della situazione economica tanto nel lungo (al 64% dal 60% della settimana precedente) quanto nel breve periodo. Anzi, il 52% (erano 40%) oggi sostiene che la congiuntura sia addirittura peggiorata nelle ultime due settimane.
La ripartenza dopo il lockdown è lenta
Gran parte dell’area di disagio, spiega infatti una nota di Confcommercio, “si concentra tra coloro che pur avendo ancora ufficialmente un lavoro si trovano a vivere condizioni di grande difficoltà, in considerazione di una ripresa dell’attività produttiva graduale che mantiene ai minimi le ore lavorate”. Il ricorso massiccio alla cassa integrazione e ai fondi di solidarietà, inoltre, sta per il momento “sostenendo i redditi dei lavoratori che operano in imprese di minori dimensioni e in settori tradizionalmente esclusi dagli ammortizzatori sociali”. Una situazione che probabilmente non potrà protrarsi a lungo.
A rischio un peggioramento in autunno
Anche perché, stima l’associazione, “vista anche la difficoltà per molte di queste imprese, soprattutto del turismo, di tornare a livelli di attività accettabili e idonei a garantirne la sopravvivenza. Il rischio di un autunno molto difficile sul versante dell’occupazione – sottolinea la nota - non deve essere sottovalutato”. E già i segnali non sono incoraggianti: a maggio il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato al 7,8%, in aumento di 1,2 punti percentuali su aprile, in seguito al ritorno sul mercato del lavoro di parte degli inattivi (+307mila unità le persone in cerca di occupazione su base mensile).
Ancora molte le persone che lavorano a orario ridotto
Includendo parte dei sottoccupati tra i disoccupati, fermo restando il complesso delle persone presenti sul mercato del lavoro, il quadro si conferma ancora una volta meno favorevole. Nonostante le progressive riaperture dopo il lockdown, sono ancora numerose le persone che vivono una situazione di forzata riduzione dell’orario di lavoro, elemento che porta la disoccupazione corretta al 10,7%, in aumento su aprile. Nonostante il ritorno sul mercato del lavoro di una parte di coloro che nei mesi di marzo e aprile erano stati costretti ad una forzata inattività, il numero di scoraggiati si conferma su livelli storicamente elevati.
Rallentano le pressioni inflattive
A maggio le ore autorizzate di CIG sono ammontate su un valore prossimo a 473 milioni, a cui si associano oltre 398 milioni di ore per assegni erogati da fondi di solidarietà. Di queste 871 milioni di ore, oltre 849 avevano causale Covid-19 (in linea con aprile). In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate destagionalizzate e ricondotte a ULA, si stima che corrisponda a oltre 4,4 milioni di unità lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha portato la disoccupazione estesa al 31,5% (in linea con aprile). Nello stesso mese i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto sono risultati invariati su base annua, in deciso rallentamento rispetto allo 0,8% di aprile.