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Mic: l’inflazione peggiora la percezione del disagio sociale
L’indice che misura il disagio sociale, calcolato da Confcommercio, in maggio è peggiorato per il secondo mese consecutivo: a 16,5 punti, 0,3 in più rispetto ad aprile. A fare la differenza è stata l’inflazione, che si è portata ai massimi degli ultimi 25 anni. Bene, invece, il mercato del lavoro.
L’indicatore che misura il disagio sociale nel Paese, sulla base di una valutazione macroeconomica, in maggio è peggiorato per il mese consecutivo in un contesto che registra, oltre alle sempre presenti preoccupazioni legate al conflitto Ucraina-Russia, la ripresa della corsa dei prezzi dopo la temporanea pausa di aprile. Unico aspetto positivo, che riflette probabilmente fattori stagionali, è il miglioramento riscontrato dal mercato del lavoro. Nel mese di riferimento l’indice MIC (Misery Index Confcommercio), che nella formulazione attuale sottostima la disoccupazione estesa in considerazione dell’impossibilità di enucleare il numero di scoraggiati e sottoccupati, si è infatti assestato a 16,5 punti, +0,3 punti rispetto al mese precedente.
Le pressioni inflative destinate a durare
Il peggioramento era atteso perché, esauritisi gli effetti delle misure una tantum sugli energetici, l’area del disagio sociale era inevitabilmente destinata a crescere. In maggio, sottolineano gli esperti, i moderati miglioramenti registrati sul versante della disoccupazione non sono riusciti a compensare il ritorno di fiamma dell’inflazione. Questa pressione, sulla base delle stime relative alle dinamiche inflative nel mese di giugno, non sembra destinata a esaurirsi nel breve periodo. I rischi di riflessi negativi nei prossimi mesi sui comportamenti delle famiglie, sulle possibilità di recupero dell’economia e sul mercato del lavoro (che già mostra segnali d’indebolimento) diventano sempre più concreti, con un conseguente ampliamento dell’area del disagio sociale.
Crescono gli inattivi tra i giovani
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, lo scorso maggio il tasso di disoccupazione ufficiale si è attestato all’8,1%, in calo di due decimi su base congiunturale. Il dato scaturisce da una riduzione degli occupati (-49mila unità su aprile) e delle persone in cerca di lavoro (-44mila unità sul mese precedente). A questa evoluzione, secondo la nota di Confcommercio, si è associata per il secondo mese consecutivo una crescita degli inattivi (+48mila unità, concentrati prevalentemente nella classe 25-34 anni). Nel mese le ore autorizzate di CIG sono state oltre 37,2 milioni, a cui si sommano circa 17,5 milioni di ore per assegni erogati dai fondi di solidarietà. In termini di ore di CIG effettivamente utilizzate, destagionalizzate e ricondotte a ULA, si stima che questo valore corrisponda a 90mila unità lavorative standard. Il mix di queste dinamiche ha determinato un tasso di disoccupazione esteso pari al 9,2%, in moderato ridimensionamento su aprile.
L’inflazione è ai massimi degli ultimi 25 anni
L’aspetto più scabroso di questo periodo è dunque l’inflazione. In maggio l’indice dei prezzi ha, infatti, accusato una nuova brusca accelerazione, con una variazione annua del 6,7% (nuovo massimo degli ultimi venticinque anni) dal 5,8% registrato in aprile, mese su cui avevano pesato le riduzioni delle accise sui carburanti. I primi dati di giugno indicano come questo trend sia proseguito, coinvolgendo in modo rilevante proprio i beni e i servizi acquistati con maggior frequenza dalle famiglie: paniere che risulta difficilmente comprimibile. Si consolidano, pertanto, i timori di un ampliamento, nei prossimi mesi, dell’area del disagio sociale, anche alla luce di un possibile rallentamento della domanda di lavoro e di un ridimensionamento dei consumi.