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Mercati: America Latina in ascesa, merito delle commodity?
Il forte rincaro delle commodity e un quadro politico più tranquillo nei Paesi dell’America Latina hanno riacceso l’interesse per l’azionario di Colombia, Cile e Perù. I tre Paesi, esportatori netti di materie prime, hanno premiato con margini molto più elevati rispetto ai mercati globali.
Gli investitori, dopo un decennio piuttosto complicato, hanno riscoperto i Paesi dell’America Latina: il suo azionario, sulla base dell’indice MSCI EM Latin American, è infatti tra i mercati globali che hanno segnato le migliori performance annuali a tutto lo scorso giugno. Nell’area, due dei tre mercati andini li hanno premiati con i rendimenti più consistenti. In particolare, segnala Pablo Riveroll, head of latin american equities di Schroders, il Cile ha generato guadagni a due cifre in dollari ed è anche la piazza con la migliore performance dell’MSCI Emerging Markets. Tra gli altri Paesi della regione, la Colombia e, in misura minore, il Perù, hanno generato guadagni più modesti ma, nel complesso, sono comunque più elevati rispetto a quelli degli altri emergenti.
Il ruolo fondamentale di greggio, rame, litio
Dietro questa tendenza c’è un elemento: il vistoso rincaro delle materie prime, anche se bisogna ammettere che i guadagni di quest’anno nascondono molto di più. I prezzi delle commodity, sulla scia della guerra in Ucraina, hanno visto un’impennata, favorendo l’economia di tutti e tre i Paesi andini (che sono esportatori netti di materie prime). La Colombia beneficia del rincaro del petrolio: nonostante il calo di oltre il 20% della produzione dal 2015, il greggio rappresenta ancora il 57% del suo export totale. Per Cile e Perù, invece, l’impennata dei corsi del rame è fondamentale: insieme, i due Paesi hanno in mano oltre il 55% delle esportazioni globali. Un fattore minore in termini di Pil, ma significativo per la Borsa, è il litio. Il Cile, per esempio, è il secondo produttore mondiale e ne possiede le maggiori riserve globali. Questo metallo sta sempre più acquisendo un ruolo strategico nella transizione energetica e il suo prezzo si è impennato in seguito alla forte domanda dei produttori di batterie, in particolare per i veicoli elettrici.
Le previsioni economiche di Cile, Perù e Colombia
La crescita economica dei tre Paesi, dopo la forte accelerazione descritta lo scorso anno, dovrebbe acquisire un ritmo più normale nel prosieguo. Tuttavia, osserva Riveroll, non si può nascondere che il forte rimbalzo del ciclo nel post-Covid sta diminuendo: l’affievolimento del sostegno fiscale, l’impennata dell’inflazione e il rialzo dei tassi d’interesse hanno incominciato a fare sentire i loro effetti. Ecco perché la crescita cilena nel 2022 potrebbe rallentare a circa l’1,5% dall’11,7% del 2021 (e sempre più dipendente dall’export). In Perù si prevede un Pil vicino al 3% rispetto al 13,3% dello scorso anno. La Colombia mostra forse le prospettive più solide (+6% quest’anno contro +10,3% nel 2021, tra le più alte a livello globale), perché qui la ripresa ha preso piede più tardi rispetto agli altri Paesi andini e perché è alimentata dal continuo slancio mostrato dalla domanda interna.
L’inflazione scombina le carte, valutazioni ancora convenienti
Il problema inflazione pone non poche incognite agli investitori. Come sta accadendo in gran parte nel resto del mondo, nelle tre economie prese in considerazione ha raggiunto livelli superiori a quelli registrati durante la crisi finanziaria globale al punto che le rispettive Banche centrali hanno già iniziato a stringere le redini del credito. Dal punto di vista dei bilanci, i conti fiscali sono in disavanzo in tutte e tre i Paesi, ma secondo l’esperto di Schroders si prevede un miglioramento grazie al ritiro delle misure di sostegno legate alla pandemia e all’aumento dei ricavi delle esportazioni. Per quanto riguarda le valutazioni degli asset, le prospettive degli utili sono migliorate in tutti e tre i mercati regionali e hanno favorito la performance. Al momento i corsi medi sono inferiori alla media storica per i tre mercati. Il Cile è il mercato più economico (seguito dal Perù) nonostante la forte performance annuale. Tuttavia, qui i rischi politici permangono. Pertanto, pur essendo più ottimista nei confronti del Cile rispetto agli altri mercati andini, Riveroll suggerisce di procedere con cautela rispetto a questo mercato.