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Pil: l’Italia corre più del previsto, la guerra è un’incognita
All’orizzonte per l’economia italiana sono presenti nubi come la guerra e l’inflazione, che potrebbero ulteriormente rallentarne la crescita. Nei primi tre mesi dell’anno il Pil ha comunque battuto le stime, segnando progressi dello 0,1 per cento congiunturale e del 6,2 per cento tendenziale.
L’economia italiana tira, anche più delle previsioni. L’Istat ha rivisto al rialzo il Pil del primo trimestre di quest’anno, a +0,1% congiunturale e del 6,2% rispetto allo stesso periodo del 2021, rispetto alle stime rispettivamente di -0,2% e +5,8%. La correzione trimestrale di 0,3 punti percentuali, precisa l’istituto, benché significativa, non è un’eccezione assoluta in questo periodo ancora influenzato dalla pandemia, tenuto conto che anche nel primo trimestre dello scorso anno la revisione al rialzo era stata di 0,5 punti. Il dato, comunque, acquisisce un peso maggiore se si considera che il primo trimestre del 2022 ha avuto una giornata lavorativa in meno rispetto al trimestre precedente e una giornata lavorativa in più rispetto al primo trimestre 2021.
Il ritmo è comunque in rallentamento
Ma non è tutto oro quello che luccica, perché il futuro dipende dalla guerra e perché il dato del primo trimestre sostanzialmente conferma che l’economia italiana, in linea con quelle europee, è rimasta ferma su base congiunturale ed è rallentata rispetto al passo tenuto nella seconda parte del 2021. Questa frenata, rileva Prometeia, riflette i colpi di coda delle misure di contenimento attuate col diffondersi, a partire dall’autunno, di nuove varianti del Covid, l’inflazione e le difficoltà di reperimento di molte materie prime, l’invasione dell’Ucraina. Nel primo trimestre la principale zavorra è stata la spesa delle famiglie (-0,8% sui tre mesi precedenti). Gli investimenti sono invece cresciuti del 3,9%, mentre la domanda estera ha sottratto 0,3 punti percentuali alla crescita del Pil, nonostante il buon andamento delle esportazioni (+3,5%).
I rischi sono al ribasso
Per ora le valutazioni sulle prospettive della nostra congiuntura non cambiano: per il secondo trimestre il Ministero del Tesoro si attende infatti ancora un aumento del Pil sui precedenti tre mesi che metterebbe il percorso di crescita annua in linea con le stime contenute nel DEF (+3,1%) o quantomeno prossimo ad essa. Sicuramente, sottolinea l’Istat, l’orizzonte è condizionato da elevati rischi al ribasso, tra cui le pressioni inflative, un calo del commercio globale e il prospettato rialzo dei tassi. Un quadro che potrebbe influenzare anche le attese di famiglie e imprese. Per questo, secondo il Tesoro, nei prossimi mesi sarà fondamentale la piena attuazione delle misure predisposte con i recenti decreti e proseguire nelle riforme e interventi previsti dal PNRR.
+2,8% la crescita attesa quest’anno, +1,9% nel 2023
Le prospettive per l’economia italiana aggiornate dall’Istat per il biennio 2022-23 suffragano questa visione. Il Pil è atteso continuare a crescere sia quest’anno (+2,8%) sia nel prossimo (+1,9%), seppur in rallentamento rispetto al 2021. L’incremento sarà determinato soprattutto dal contributo della domanda interna al netto delle scorte (rispettivamente +3,2 e +1,9 punti percentuali), mentre la domanda estera netta fornirebbe un apporto negativo per il 2022 (-0,4 punti) a cui seguirebbe un contributo nullo nel 2023. Le scorte fornirebbero un contributo nullo in entrambi gli anni. Gli investimenti assicureranno invece un deciso sostegno, con una intensità più sostenuta quest’anno (+8,8%) rispetto al 2023 (+4,2%). I consumi delle famiglie residenti segneranno un miglioramento più contenuto (+2,3% e +1,6%).