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Pil: per l’Italia performance sopra le aspettative
Il clima avverso sta penalizzando i settori del turismo e delle costruzioni, questo determinerà la stagnazione dell’economia italiana nel secondo trimestre. Lo stimano gli esperti, che hanno però rivisto in rialzo le stime dell’intero anno grazie alla sorprendete crescita del primo trimestre.
La crescita economica dell’Italia ha di nuovo sorpreso in positivo. Nonostante il difficile contesto internazionale, con un rallentamento accusato a livello globale nel corso del primo trimestre, il Pil del nostro Paese nello stesso periodo è cresciuto (stime preliminari Istat) dello 0,5%. Una performance che si scontra con il +0,1% indicato nel brief di aprile da Prometeia. Questa performance, resa possibile dall'effetto combinato della domanda interna (comprese le scorte) con l’export netto, ha spinto - nell’aggiornamento di maggio - gli stessi esperti a rivedere le loro previsioni di crescita per il 2023 al rialzo, all’1% dallo 0,7% precedente. Il contributo alla crescita è stato corale: dall’industria, dalle costruzioni, dal settore manifatturiero (seppur in lieve rallentamento) e dai servizi.
Il maltempo penalizza turismo e costruzioni
Nel primo scorcio del 2023 è da segnalare che alcuni settori, come farmaceutico, metallurgico, macchinari/attrezzature e materiali elettrici, hanno sorpassato i livelli pre-pandemici. Questo scenario positivo però non esclude una stagnazione del Pil nel secondo trimestre, che dovrebbe essere seguita da un modesto slancio nei trimestri successivi. A questo proposito, gli analisti prevedono una riduzione del divario tra industria e servizi, perché quest’ultimo settore dovrebbe in parte scontare l’impatto negativo nel turismo del maltempo avuto in maggio. Il quadro è completato dagli effetti negativi delle avverse condizioni meteo nel comparto delle costruzioni e dalla persistente debolezza della produzione manifatturiera che, sostenuta dal calo dei prezzi dell'energia, è comunque attesa solo a una graduale ripresa.
Inflazione ostinatamente alta
L’inflazione resta un cruccio. Dopo cinque mesi in decelerazione, l’inflazione di fondo è tornata ad alzare la testa per appoggiarsi in aprile all’8,2% (7,6% in marzo), mentre quella core rimane ostinatamente alta, al 6,2% (pur in calo dal 6,3%). Questo ritorno di fiamma è stato guidato principalmente dall'aumento dei prezzi di beni e servizi energetici non regolamentati, soprattutto i trasporti. Ma l'aumento dell'inflazione, nel quarto trimestre 2022, ha intanto indotto le famiglie a ridurre i consumi, anche se lo hanno fatto in modo meno grave di quanto giustificato dalla diminuzione del loro potere d'acquisto. Questo atteggiamento ha altresì comportato un conseguente calo del tasso di risparmio, al 5,3%, il cui ammontare totale è risultato così di 15,5 miliardi di euro, significativamente inferiore ai livelli pre-Covid.
Il sostegno dal Pnrr, il freno dei tassi
La prudenza delle famiglie italiane nella spesa contribuirà a uno scenario di crescita contenuta poiché, secondo Prometeia, la sola riduzione dell'inflazione non ripristinerà il loro potere d'acquisto. Inoltre, le famiglie dovranno affrontare gli effetti dell'aumento dei tassi e un valore delle attività finanziarie ancora al di sotto dei livelli del 2021. Tassi d’interesse più elevati significano anche un impatto negativo sui prestiti e sugli investimenti aziendali. Nonostante problemi di attuazione, le misure di espansione fiscale e gli investimenti legati al Pnrr dovrebbero sostenere il Pil nel 2023 e nel 2024. Per il 2024, gli esperti stimano che la crescita dovrebbe scendere allo 0,7% a causa, soprattutto, di un calo dell'edilizia residenziale, e che non sarà compensata dall'aumento degli investimenti pubblici.