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Risparmio: l’invincibile abitudine degli italiani
L'incertezza globale influenza i risparmiatori italiani, col 69,6 per cento che preferisce il mercato domestico durante le crisi globali. Crescente appeal dei titoli di Stato, mentre la liquidità perde smalto. Il 46,9 più interessato al risparmio gestito. Cresce l’attenzione per il sociale.
Gli italiani si confermano un popolo di risparmiatori, nonostante le difficoltà personali o mercati non proprio premianti. È questa, in estrema sintesi, la foto scattata dalla ricerca sul “Perché gli italiani investono e come investono” realizzata dal Censis assieme a Assogestioni, presentata al Salone del Risparmio di Milano. Lo studio in numeri: il 76,7% degli italiani risparmia, abitudine che coinvolge tutti i gruppi sociali. Il tasso di risparmio risulta leggermente più basso nel Sud del Paese e nelle Isole (75,7%), mentre è piuttosto vicino tra i residenti del Nord-Ovest (77,3%), tra quelli del Nord-Est (77,3%) e del Centro (77,2%). Ovviamente varia l’intensità della creazione di risparmio: il 39,3% risparmia al massimo il 5% del proprio reddito annuo, il 33,2% tra il 6% e il 15%, il 17,2% tra il 15% e il 20%, il 10,3% oltre il 20%.
Le emozioni che dettano il risparmio
Una delle domande previste dal sondaggio ha voluto sondare quale emozione provano i risparmiatori quando pensano al proprio risparmio. Ne emerge uno spaccato che rivela quanto la redditività pesi sull’aspetto sociale: il 38% è spinto dalla cautela, il 31,6% dalla preoccupazione, il 22,8% dal senso di sicurezza e il 18% dall’ansia. I più preoccupati sono i risparmiatori con redditi bassi (40,7%) rispetto a quelli ad alto reddito (18,9%). È invece condivisa trasversalmente la paura di subire in questa fase perdite negli investimenti: coinvolge il 76,7% dei risparmiatori. Oltre 9 italiani su 10 seguono gli eventi globali quali guerre, crisi economiche, anche in altri Paesi. L’attenzione preoccupata è rivolta soprattutto alle guerre in Ucraina e Medio Oriente (47,6%) di cui si teme l’espansione e al cambiamento climatico (37,5%).
L’incertezza cresce con gli eventi globali
In particolare, secondo lo studio, le paure globali condizionano anche le decisioni sui soldi: al 44,2% degli italiani è capitato di modificare decisioni sull’utilizzo dei propri soldi a causa di notizie su eventi globali come le guerre, al 7% è capitato spesso e al 37,2% qualche volta. Spicca il fatto che gli eventi globali rinforzano l’incertezza dei risparmiatori: il 45,7% pensando al futuro prossimo dei risparmi si dice incerto, il 34,3% pessimista, il 20% ottimista. Il 69,6% di fronte a crisi globali e densa incertezza pensa sia meglio investire su strumenti nostrani: ne è più convinto l’81,9% con la licenza media, il 73,8% dei diplomati e il 60,5% dei laureati. Il 48,6% dei risparmiatori per investire in Italia accetterebbe rendimenti minori. L’opzione Italia è una risposta psicologica rassicurante di fronte alle paure globali.
Il boom dei titoli pubblici, mentre perde appeal la liquidità
La ricerca di Censis-Assogestioni ha messo in rilievo il recente exploit dei titoli pubblici. Paure globali, rialzo dei tassi e livello del debito pubblico da finanziare hanno infatti potenziato la loro attrattività. Tra i risparmiatori pronti a investire, il 41,3% vorrebbe farlo in Titoli di Stato, il 37,7% in Fondi comuni, il 28,3% in Buoni postali di risparmio, il 26,8% in obbligazioni, il 23,9% in polizze assicurative. Contemporaneamente perde appeal la liquidità. Il 45,8% opterebbe per strumenti finanziari, il 32,4% terrebbe liquidità, il 21,8% investirebbe in immobili. Nel febbraio 2020, epoca pre-Covid, gli italiani pronti a tenere le risorse liquide erano il 45% (-12,6 punti nel 2020-24). Evidente la minore attrattività del contante: il 78,5% dei risparmiatori ritiene che non sia garanzia di sicurezza come in passato.
Alla scoperta del Risparmio gestito
Il 46,9% degli italiani ha intenzione di investire di più o di iniziare a investire in prodotti del risparmio gestito, mentre il 14,4% è indeciso e il 38,7% non vuole tali strumenti. Ma cosa convincerebbe i refrattari a investire nel risparmio gestito? Il 35,6% indica la possibilità di capire meglio di cosa si tratta, il 23,8% la certezza che sono prodotti in linea con le proprie convinzioni etiche, il 22% costi più bassi per i servizi, il 19% i consigli e le spiegazioni di interlocutori di fiducia e il 18,5% prodotti più attraenti e convincenti. Anche i consulenti finanziari vivono gli effetti dell’attenzione sociale alla globalità: all’83,2% è capitato che propri clienti chiedessero di modificare decisioni sull’utilizzo dei soldi a causa di notizie su eventi globali, come guerre e crisi internazionali.