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Risparmio: la posizione degli investitori nella ripartenza
Secondo un calcolo di Morningstar il 17% delle quote di fondi comuni italiani ed esteri detenute dalle famiglie è rappresentato da prodotti ESG. Incoraggiante dal punto di vista degli investimenti privati nella nostra economia la tenuta registrata dai Pir nonostante la crisi.
La crisi economica generata dalla pandemia e tutte le incertezze che questa ha comportato hanno ridotto i consumi e aumentato la prudenza di molte famiglie. Adesso che l’emergenza sanitaria sembra superata e che la congiuntura lancia ripetuti segnali di una ripresa sempre più diffusa, ci si chiede da quale punto ripartono i risparmiatori? Come, in sostanza, hanno approcciato la recessione e dove, in particolare, hanno cercato rifugio? Un’analisi di Morningstar ci aiuta a capire quello che è successo in questi mesi e cosa c’è oggi nei portafogli. Secondo i recenti dati di Banca d’Italia, circa il 40% dei cittadini ha ammesso di avere accumulato risparmi nel 2020 e, tra questi, un terzo ha detto di averlo fatto in misura maggiore rispetto al 2019.
Il risparmio e l’incertezza per il futuro
Quest’anno, secondo un’indagine di via Nazionale citata da Morningstar, i risparmiatori prevedono di detenere poco più della metà dei risparmi in depositi o investimenti, mentre stimano invece di spenderne un terzo. L’attitudine al risparmio è sostenuta dall’incertezza sul futuro, sia in termini di possibilità di mantenere il posto di lavoro, sia di uscire definitivamente dall’emergenza Covid. Le migliorate prospettive della nostra economia e il successo della campagna vaccinale stanno sì incoraggiando i consumi, ma non bastano a disancorare gli italiani dalle insicurezze: è infatti probabile che il tasso di risparmio rimanga superiore ai livelli pre-crisi, perché le famiglie preferiscono rimanere prudenti.
Il 17% dei fondi costituito da prodotti ESG
A tradire questo atteggiamento è il boom dei depositi, cresciuti (di 85 miliardi) più di due volte la media degli ultimi 5 anni. A dicembre gli italiani possedevano in depositi e circolante poco più del 33% della propria ricchezza finanziaria lorda: un punto in più sul 2019. In sintonia è cresciuta quella denominata in prodotti del risparmio gestito (al 35%), mentre è diminuita quella espressa in azioni e obbligazioni. Dal rapporto di Banca d’Italia spiccano due tendenze nelle scelte degli investitori italiani. La prima, calcolata da Morningstar, è che il 17% delle quote di fondi comuni italiani ed esteri detenute dalle famiglie è rappresentato da prodotti sostenibili. In questo ambito, mette in evidenza l’analisi, le società italiane appaiono le grandi assenti.
Il successo dei Pir
La seconda tendenza individuata da Morningstar riguarda i Piani individuali di risparmio a lungo termine (Pir), dai quali arriva una nota incoraggiante per l’economia. A dicembre le famiglie detenevano la quasi totalità (90%) di questi strumenti per circa 14,5 miliardi. I Pir sono stati introdotti per aumentare gli investimenti nelle imprese italiane (in particolare le medie e le Pmi) mediante il risparmio privato. Nel 2020, nonostante la crisi, i riscatti in questo comparto sono stati contenuti, perché la regolamentazione incentiva i sottoscrittori a tenere le quote per almeno cinque anni. I Pir, secondo gli analisti, possono avere un ruolo importante nella ripresa, sia nella loro forma tradizionale, sia in quella nuova introdotta nel 2020 in risposta all’emergenza.