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Mercati: tra ripresa economica e risveglio dell’inflazione
Gli investitori nella scelta delle loro strategie devono fare attenzione, non tanto all’inflazione, ma a quattro fattori di rischio: la pandemia, la politica fiscale Usa, il quadro politico internazionale e i multipli delle società. Per il resto l’economia sarà sostenuta dalla domanda repressa.
La congiuntura mondiale è sospesa tra l’imperiosa risalita post-pandemia e le rinnovate spinte inflative. Questo quadro spinge gli investitori a chiedersi, con sempre maggiore insistenza, quale sia oggi la migliore posizione da prendere. Tenuto conto che, nella seconda metà del 2021, la ripresa economica dei mercati sviluppati tenderà ad allargarsi ad altri Paesi, sulla scorta dell’avanzamento delle campagne vaccinali, degli stimoli fiscali e monetari e di una domanda repressa dei consumatori. Nonostante l’orizzonte appaia positivo, nell’outlook di metà anno dei mercati gli esperti di T. Rowe Price cercano di chiarire i dubbi degli investitori, rispondendo ad alcune cruciali domande.
La domanda repressa contribuirà a sostenere la crescita
Una delle questioni più importanti, sottolineano, è se la crescita sarà abbastanza solida da soddisfare le aspettative ottimistiche sugli utili aziendali senza alimentare forti pressioni inflative, tali cioè da costringere potenzialmente la Fed e altre Banche centrali a stringere le redini del credito più velocemente del previsto. Per Rob Sharps, president, CIO di T. Rowe Price, la domanda repressa e le politiche fiscali e monetarie dovrebbero supportare una crescita superiore alla media fino al 2022 inoltrato. Se la domanda dei consumatori continuerà ad accelerare nella seconda metà del 2021, potremmo – stima - assistere al boom economico più intenso che si sia visto da molto tempo.
La pandemia ha accentuato la produttività
La vivacità della crescita potrebbe abbracciare un periodo più lungo. La pandemia, avendo accelerato l’adozione di tecnologie e modelli di business più efficienti, avrebbe infatti gettato le basi per incrementi futuri della produttività, facendo aumentare il potenziale per l’economia e gli utili. Una condizione che rischia di generare tensioni sui prezzi. Tuttavia, secondo Justin Thomson, head of international equity, con un’inflazione sotto controllo le azioni possono comunque performare bene. Infatti, spiega, storicamente i periodi di aumento dell’inflazione sono stati relativamente positivi per l’azionario.
Nessuna bolla in vista nell’azionario
Secondo l’esperto ci sono comunque altri segnali che invitano a una certa cautela. A parte alcuni eccessi speculativi in aree come criptovalute, SPAC e veicoli elettrici, i mercati azionari globali e USA non appaiono al momento vicini a una bolla. Comunque sia, oggi molte medie azionarie appaiono tirate – pur considerando i tassi ultra-bassi e questo lascia presupporre prospettive di rendimento più contenute per gli investitori azionari, anche se la crescita rimanesse relativamente solida. Potrebbe quindi essere il tempo per una rotazione verso il reddito fisso: i rendimenti in aumento, secondo Mark Vaselkiv, CIO Fixed Income, rappresentano un rischio, ma possono anche creare potenziali opportunità. Infatti, rendimenti più elevati potrebbero rendere attraenti alcuni settori del credito rispetto all’azionario, innescando la rotazione.
Quattro fattori di rischio da monitorare attentamente
Gli esperti di T. Rowe Price, tuttavia, segnalano alcuni fattori di rischio che vale la pena monitorare nei prossimi mesi. In primo luogo, l’andamento della pandemia: con uno occhio all’avanzamento delle vaccinazioni e l’altro sulle nuove varianti del virus. C’è poi da seguire la politica fiscale Usa poiché l’eventuale approvazione dell’aumento delle imposte su plusvalenze e dividendi sarebbe negativa per i rendimenti netti di quasi tutte le asset class. ‘Pesare’ inoltre con attenzione i multipli prezzo-utili in alcuni settori e titoli, perché implicano attese molto ottimistiche sulla crescita dei profitti: risultati relativamente solidi nel secondo semestre potrebbero non bastare per rispettare queste aspettative, cosa che può generare volatilità. Infine, non è da sottovalutare il quadro politico: America Latina, Europa orientale e Medio Oriente presentano elementi che potrebbero generare disruption nell’economia globale. Al di là dei rischi, lo scenario economico globale trasformato sta generando anche potenziali opportunità.