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Ue: 4 rischi dovuti al cambio della politica statunitense
Il crescente sostegno degli Usa ai partiti di estrema destra in Europa provoca una maggiore polarizzazione politica, col rischio di complicare la gestione e la coesione politica Ue. Ciò potrebbe richiedere cambiamenti nel sistema decisionale dell'Unione, con la minaccia del rafforzamento del dollaro.

Dalla nuova politica Usa sorgono alcuni grandi rischi per l’Ue. Tra questi, secondo l’agenzia Scope Ratings, spiccano:
- disturbi nel commercio e nelle supply chain dovuti all’imposizione di dazi più elevati, che colpirebbero in modo particolare Germania e Italia;
- l'aumento delle spese per la difesa, necessario per diminuire la dipendenza dalle forze Usa, con effetti sui bilanci nazionali;
- una maggiore frammentazione politica, aggravata dal sostegno di Washington ai partiti di estrema destra, che rende più complessa la gestione politica dell'Ue;
- l’aumento dei costi di indebitamento denominato in dollari, che ha un impatto soprattutto sui Paesi emergenti e quelli dell’Europa centrale e orientale.
Dubbi sui livelli di credito
L'analisi suggerisce che l'Ue debba adottare misure per affrontare queste sfide, rafforzando il mercato unico, espandendo accordi commerciali e integrando la difesa, per mantenere la stabilità economica e politica a lungo termine. Secondo Alvise Lennkh-Yunus, analista dell’agenzia, una serie di fattori legati al cambio della politica Usa potrebbe impattare sulle prospettive di credito Ue. In particolare, l'aumento dei dazi, che penalizza alcune industrie europee, la riduzione della crescita, l'incremento delle spese per la difesa, la frammentazione politica che rende più difficoltosa la coesione tra i Paesi, e l'aumento dei costi di indebitamento denominato in dollari, contribuiscono tutti a indebolire la posizione economica e la solidità finanziaria dei Paesi europei.
Sfide che richiedono un fronte comune
Tuttavia, l’obiettivo non sembra vicino poiché, avverte Lennkh-Yunus, queste sfide possono essere affrontate solo se l'Ue riuscirà a superare le divisioni interne, mettendo in atto riforme audaci e decise che mirino a rafforzare l’unità economica e politica. La sua capacità di reagire con una risposta coesa e tempestiva – aggiunge – sarà cruciale per tutelare e sostenere la propria stabilità economica e il suo futuro a livello globale. Nel dettaglio, l'inasprimento dei dazi nei confronti di settori e/o Paesi - come Cina, Messico, Vietnam, Germania, Giappone e Italia - con i quali gli Usa hanno un forte disavanzo commerciale, potrebbe causare disagi. Washington, che ha un alto deficit commerciale, potrebbe così interrompere l’export europeo e le supply chain.
Il macigno delle spese per la difesa
L'aumento delle spese per la difesa richiesto da Washington ha un impatto significativo sui bilanci dei Paesi europei. Per adeguarsi all'obiettivo di destinare il 3% del Pil (dal 2%) alla difesa, i membri Ue dovrebbero allocare un ulteriore 0,8%: comporterebbe un forte balzo delle risorse per la difesa, soprattutto per Spagna, Germania, Francia e Italia. La Germania, ad esempio, dovrà alzare drasticamente il budget per la difesa dopo l'esaurimento dei fondi straordinari nel 2026. Considerando i bilanci già sotto pressione, questo finanziamento potrebbe essere trasferito a livello europeo, tramite l'Ue e istituzioni come BEI e BERD. Tale mossa consentirebbe un finanziamento più sostenibile, favorendo economie di scala negli acquisti di difesa e rafforzando la stabilità Ue.
Lo spostamento degli equilibri politici
La crescente influenza dei partiti di estrema destra in Europa, alimentata dal sostegno Usa, provoca una crescente frammentazione politica nell'area. La loro influenza aumenta anche nei Paesi dove tali partiti non governano. Il risultato delle ultime elezioni tedesche, con il ruolo crescente della AfD, e il peso di Marine Le Pen in Francia, potrebbe rivelarsi decisivo per determinare le future politiche Ue. Di fronte a tale polarizzazione, l'Ue potrebbe dover modificare il sistema decisionale, passando dall'unanimità e dal voto a maggioranza qualificata a un modello basato su ‘‘coalizioni di volenterosi’’. Questo cambiamento potrebbe favorire l'avanzamento di progetti Ue cruciali, come l'integrazione dei risparmi e degli investimenti e il finanziamento di difesa e infrastrutture energetiche.
Costi di indebitamento più elevati
L'agenda politica della nuova Amministrazione Usa, inclusi gli aumenti delle tariffe, le deportazioni di immigrati illegali e i tagli fiscali, potrebbe innescare pressioni inflazionistiche e frenare l’allentamento della politica monetaria della Federal Reserve. Con il conseguente rafforzamento del dollaro, i Paesi che emettono debito in dollari, in particolare i mercati emergenti come Ucraina, Egitto e Turchia, ma anche i Paesi dell'Europa centrale e orientale come Ungheria e Romania, si troverebbero ad affrontare costi di indebitamento più elevati. Questo favorirebbe un maggiore ricorso al finanziamento locale o denominato in euro.
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