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Unigestion: le strategie azionarie a basso rischio nel 2020
Il 2019 è stato proficuo per i mercati azionari, ma è stata registrata anche una forte dispersione degli stili d’investimento. Gli investitori hanno, dunque, dato maggiore peso alle strategie azionarie a basso rischio. Si prevede il proseguimento della fase positiva anche nel 2020.
Lo scorso anno è stato molto proficuo per i mercati azionari, come dimostra il rialzo dell’indice MSCI ACWI TR Net, che ha conseguito il terzo miglior rendimento degli ultimi 20 anni.
Allo stesso tempo, secondo quanto hanno rilevato Alexei Jourovski (head of equities) e Alexandre Marquis (head of client portfolio management) di Unigestion, nel 2019 abbiamo assistito ad una forte dispersione degli stili d’investimento. Ovvero gli investitori, pur in un contesto “estremamente rialzista”, hanno dato maggiore peso alle strategie azionarie a basso rischio. Anche se vengono segnalati alcuni potenziali venti contrari, i due esperti prevedono il proseguimento della fase positiva anche nel 2020.
Non c’è in atto la recessione
D’altronde, lo scenario macro che disegnano non desta timori. In primo luogo escludono che sia in atto una recessione, anche se la congiuntura globale sta rallentando da 15 mesi. Poi, spiegano, “il livello d’inflazione resta insoddisfacente, ci aspettiamo che le Banche Centrali continuino ad offrire un sostegno ai mercati finanziari”. Per contro, se da un lato le loro prospettive per gli asset orientati alla crescita (quelli ciclici) rimangono positive, dall’altro lato segnalano l’incognita rappresentata dagli elevati livelli raggiunti dalle quotazioni. La loro analisi si concentra soprattutto su cosa un investitore può aspettarsi quest’anno se adottasse strategie azionarie a basso rischio.
Le performance degli investimenti a basso rischio in passato
Lo stile d'investimento a basso rischio ha una storia consolidata di rimbalzi, dopo aver sotto-performato nelle fasi di rally di mercato. Storicamente, quando questo segmento soffriva in un dato anno, c'è stata - in media - una forte inversione nell'anno seguente. Andamenti simili si sono verificati negli ultimi 20 anni. Ci sono stati tre anni in cui il mercato ha fornito rendimenti superiori al 25%: 1999, 2003 e 2009. Sebbene il fattore di basso rischio abbia dovuto affrontare sempre venti contrari, ha dimostrato – in media - una forte tendenza all'inversione negli anni seguenti. Dunque, secondo i due esperti, “i titoli a basso rischio possono ancora dire la loro, ma la valutazione rimane un fattore determinante da tenere in considerazione”.
Il rimbalzo negli anni delle elezioni Usa, come quest’anno
In particolare Jourovski e Marquis hanno riportato alla memoria la performance del 2009 (rally dovuto ad una minore avversione al rischio, comprensibile dopo la grande crisi finanziaria scaturita nel 2007), così come il fatto che sia il 1999 che il 2003 hanno preceduto la campagna elettorale statunitense. E, ricordiamo, anche il 2020 coincide con le elezioni presidenziali Usa: appuntamento che potrebbe determinare un periodo di maggiore volatilità. Negli ultimi 20 anni, secondo i due espeerti di Unigestion, “la nostra strategia azionaria low risk-managed ha mediamente sotto-performato il suo benchmark durante l'anno precedente le elezioni americane, per poi sovra-performare in quello successivo”.
Attenzione a titoli sopravvalutati e illiquidi
Infatti non tutti i titoli a basso rischio beneficeranno in media di questa inversione. “A nostro parere – avvertono -, i titoli a basso rischio che già presentano livelli di valutazione non realistici hanno meno probabilità di beneficiare della tradizionale protezione offerta dai titoli a bassa volatilità”. Bisogna considerare che lo scarto tra i titoli ‘value’ e i più costosi ‘growth’ ha raggiunto ancora il massimo storico e un investitore dovrebbe fare attenzione quando acquista titoli che ritiene difensivi, ma che in realtà sono poco liquidi e hanno valutazioni distorte. Per evitare sorprese, dovrebbe quindi affidarsi ad un esperto per migliorare la gestione del rischio.
Liquidità e fattori geopolitici rimangono temi chiave
Il rischio legato alla liquidità è chiaramente uno dei principali fattori che gli investitori devono monitorare in futuro. Ma è un fantasma che non dovrebbe agitarsi nel corso del 2020, perché è diventato più improbabile che si verifichi una crisi di mercato. Le Banche Centrali infatti, agevolate da un quadro inflattivo sotto controllo, continueranno a sostenere l’economia con una politica monetaria accomodante, e così a fornire l’"assicurazione” contro rischi sistemici. Tuttavia sullo sfondo si agitano altri tipi di fantasmi tra i quali, elencavano Jourovski e Marquis: “la crisi mediorientale, l’incertezza elettorale negli Stati Uniti, le trattative per la Brexit, l'attuazione dell'accordo commerciale USA-Cina e la possibilità di un aumento delle inadempienze sul debito corporate in Cina, per citarne solo alcune”.