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Mercati: cosa pesa nelle strategie degli investitori globali?
Quest’anno, nel mondo, si sono svolte o sono previste elezioni in oltre 40 Paesi, ma solo il 41% degli investitori globali ritiene che queste influenzeranno le strategie d’investimento a lungo termine. Le loro preoccupazioni principali includono le alleanze politiche e il debito pubblico.
I mercati, in questo finale d’anno, sperimentano uno strano clima interlocutorio, nell’attesa di capire meglio quanto sono ampi i margini di manovra delle Banche Centrali nell’avviato ciclo ribassista dei tassi d’interesse, se – di riflesso - l’inflazione rischia davvero di risollevare la testa con il prospettato rimbalzo dell’economia (e soprattutto dei consumi) e, infine, di vedere l’esito delle elezioni presidenziali statunitensi (perché l’impatto sulla congiuntura e sul commercio mondiale sarà molto diverso se l’Amministrazione sarà di targa repubblicana o democratica). E, finora, il 2024 non è stato particolarmente tranquillo, in quanto segnato da significativi cambiamenti nella politica e nell'economia globale, con un numero record di elezioni e, come accennato, l’inizio diffuso del ciclo dei tagli dei tassi.
L’impatto maggiore dalla politica monetaria
Secondo la Schroders Global Investor Insights Survey, che ha coinvolto quasi 3mila investitori per una gestione complessiva di circa 74,5 trilioni di dollari di asset, sarà proprio la politica monetaria ad avere l’influenza maggiore sulla performance degli investimenti nei prossimi 12 mesi, rispetto a quanto potranno fare le elezioni. Piuttosto, gli investitori professionali sembrano focalizzarsi su trend fondamentali come la deglobalizzazione, la disruption e la decarbonizzazione, mentre ignorano le elezioni sul breve termine. Nel dettaglio, il 70% teme la politica delle Banche centrali, gli alti tassi preoccupano il 68% e il 62% teme una recessione. Queste valutazioni sono collegate: si teme che i tassi alti possano danneggiare l'economia e che i tagli ai tassi arrivino troppo tardi per prevenire un forte rallentamento.
L’ondata delle elezioni politiche in più di 40 Paesi
L’attenzione, però, deve rimanere concentrata sugli equilibri politici che sono stati già raggiunti e su quelli che si dovranno formare. Perché, sottolinea l’analisi, in più di 40 Paesi - tre quarti dell'universo investibile globale – quest’anno si sono svolte o sono previste elezioni nazionali. Tuttavia, solo una minoranza degli investitori ha adottato strategie più difensive a causa dell'incertezza elettorale. A questo proposito, comunque, ben il 41% crede che le elezioni non influenzeranno le strategie d'investimento a lungo termine. Intanto, a livello nazionale, gli investitori segnalano che le alleanze politiche e commerciali (44%) e l'elevato indebitamento pubblico (35%) influenzeranno il loro posizionamento. Sebbene ci siano elezioni imminenti negli Stati Uniti, i cambiamenti politici si sviluppano nel tempo.
Meglio concentrarsi sui fondamentali macro
Proprio perché le elezioni sono semplicemente considerate un rumore a breve termine, è molto importante - sottolinea Johanna Kyrklund, chief investment officer di Schroders - concentrarsi sui fondamentali piuttosto che sulle notizie estemporanee. Anche perché, aggiunge, l’economia resta complessivamente positiva e l’inflazione si muove nella giusta direzione. Lo studio evidenzia, inoltre, il quadro critico che le Banche Centrali sono chiamate ad affrontare, con investitori preoccupati per il rischio inflazione e, anche, per l'alto debito pubblico. Anche se i bilanci del settore privato sono in buona salute post-Covid, quelli pubblici rimangono infatti vulnerabili. Alla luce di ciò, i principali rischi per gli investimenti obbligazionari includono un’inflazione superiore alle attese o un rallentamento della crescita (temuto dal 62% degli intervistati), le politiche monetarie delle Banche Centrali (60%) e infine i rischi di carattere politico (57%).
La campagna delle elezioni Usa sui Treasury e sul dollaro
Intanto, Mark Dowding, fixed income CIO di RBC BlueBay AM, segnala che con l’esito della corsa alle presidenziali Usa, che si è spostato a favore di Donald Trump, i rendimenti dei Tresury hanno continuato a salire, formando la curva più ripida e breakeven dell'inflazione più ampi. In contemporanea, anche il dollaro si è apprezzato, fino a 1,08 nei confronti dell’euro. Tuttavia, aggiunge l’esperto, la corsa elettorale resta molto competitiva, con i mercati cauti riguardo l’eventuale vittoria di Trump. Senza dimenticare, inoltre, che i più recenti dati disegnano un’economia Usa tonica e questo non ha fatto altro che ridurre le aspettative di tagli dei tassi da parte della Fed, con una previsione di soli 40 punti base di riduzione fino alla fine di quest’anno e un riprezzamento significativo delle aspettative per dicembre 2025.