- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Argento, trainato dall'oro
L’argento ha di recente ha superato quota 21 dollari per oncia sul mercato future statunitense, in rialzo di circa il 50% rispetto ai 14 dollari circa a cui trattava a inizio anno: quello attuale è un livello che non si vedeva dal 2014.
In generale questo andamento può apparire contro-intuitivo, visto che questo metallo trova un forte sbocco nell'industria e risulta quindi legato al ciclo economico, che oggi è tutt'altro che entusiasmante. Infatti l'argento viene utilizzato in una pletora di industrie, che nel 2015 hanno generato il 54% della domanda per questa risorsa. Vista la quasi universale sovraccapacità nel manifatturiero in questo ambito le prospettive non appaiono così entusiasmanti.
In realtà, però, alla base della ripresa dei corsi vi è una serie di motivazioni tutto sommato notevolmente razionali. Analizziamo innanzitutto la domanda: i prezzi di questo metallo sono storicamente correlati con l'oro. Il trend si era un po' affievolito negli ultimi mesi e oggi semplicemente l'argento è andato a riallacciarsi al prezioso per eccellenza nel suo ruolo di bene rifugio. A conferma di questa teoria possiamo osservare che esso ha guadagnato il 7% nei giorni immediatamente successivi alla Brexit. Il movimento è stato probabilmente amplificato dalla chiusura di diverse posizioni corte. La natura duale di questo strumento, inoltre, permette agli investitori di scommettere sul silver anche per esporsi alla ripresa dell'industria, qualora ci dovesse essere.
A questo punto passiamo ad analizzare l'offerta: un elemento fondamentale da ricordare in questo ambito è che circa i tre quarti di tutto il prodotto proveniente dalle miniere vengono estratti associati ad altri metalli. Ciò fa sì che l'argento si trovi anche in questo caso legato al ciclo globale, in particolar modo al capex minerario. Quest'ultimo, però, ha visto una precipitosa diminuzione nell'ultimo quadriennio, la più intensa dall'era buia degli anni novanta: nei quattro anni, infatti, le spese per investimenti nel comparto minerario sono scese cumulativamente di quasi due terzi dai picchi.
A questo punto viene naturale chiedersi che cosa possono attendersi gli investitori per il futuro prossimo. Salvo forti sorprese positive da parte dell'economia globale, molto dipenderà dall'oro: se dovesse infatti proseguire il trend di ripresa del metallo giallo, generato dall'aumento della paura globale, magari con un minimo di lag, l'equilibrio fatto di elevata correlazione fra i due preziosi dovrebbe perdurare. In caso contrario le cose potrebbero farsi particolarmente difficili per l'argento, notoriamente portato a esplosioni di volatilità difficilmente gestibili. Va detto però che il rapporto oro/argento, oggi oscillante intorno a 70, ha preso solo da poco a calare, trovandosi in un trend rialzista dal 2011, era in cui si è avvicinato alla soglia di 30.
Su base storica, dunque, l'argento non è caro e una situazione di stagnazione globale con un'abbondante e periodica dose di volatilità sui mercati dei capitali rappresenta per questa risorsa naturale lo scenario ideale.