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Il Brasile all'apertura delle Olimpiadi
Venerdì 5 agosto si apriranno finalmente i giochi di Rio de Janeiro in Brasile, ma le notizie che arrivano sulla situazione del paese sono a dir poco pessime, con infrastrutture sull'orlo del collasso, crisi finanziaria e istituzionale, nonché problemi di sicurezza enormi. Il fallimento dei giochi rischia di essere la ciliegina sulla torta di quella che ormai viene definita una ex-aspirante potenza.
Al primo crollo delle quotazioni delle materie prime, infatti, questa nazione ha rivelato una serie di magagne strutturali: una scarsa diversificazione economica, la corruzione, un eccesso di leva finanziaria tanto per citare le principali. Il paese si trova infatti attualmente invischiato nella peggiore recessione dal dopoguerra, con il Pil calato del 3,8% nel 20015 e del 3,5% nel primo trimestre di quest'anno. A questi problemi si aggiunge un quadro politico che definire incerto è dire poco.
A fronte di questa situazione generale, però, può forse sorprendere il fatto che il Bovespa, il principale indice azionario del paese, è salito di oltre il 35% dall'inizio dell'anno, in valuta locale. La performance appare ancor più impressionante se si considera che il real, la divisa brasiliana, nel corso degli stessi mesi è risalita a sua volta da oltre 4 contro dollaro fino all'area di 3,25-3,30. In pratica gli asset brasiliani vanno annoverati fra le stelle di questo ritorno degli emergenti registrato negli ultimi mesi, dopo un 2015 che ha fatto temere a molti investitori un nuovo collasso simile a quello di fine anni '90.
Va detto comunque che storicamente il mercato azionario brasiliano è decisamente volatile e quindi grandi movimenti in una direzione o in un'altra non sono certo un fenomeno nuovo. Inoltre sicuramente la ripresa dei corsi di risorse naturali quali il petrolio e il ferro hanno dato un contributo positivo. Fa in ogni caso specie una simile discrasia fra news economiche e politiche provenienti dal Brasile e l'andamento dei mercati locali.
In realtà ciò che sta succedendo è che gli investitori stanno scommettendo sul fatto che, per quanto malconcio, il colosso latino-americano non sta affrontando la fine del mondo. In effetti nel paese sono presenti diversi gruppi, soprattutto in ambito consumer, che stanno mostrando, trimestre dopo trimestre, la capacità di stabilizzare i ricavi e accrescere un poco gli utili. Aziende di queste genere si possono trovare in servizi quali il noleggio auto, nei sistemi di pagamento elettronici, nei cosmetici. Anche se va detto che una buona quota della performance del mercato è stata generata dal recupero del gruppo Petrobras, completamente a pezzi dopo gli scandali degli ultimi anni, attualmente in rialzo dall'inizio dell'anno di circa il 60% e più che raddoppiatosi dai minimi di febbraio.
Il futuro del Brasile, nonché dei suoi mercati, dipenderà comunque da quale delle forze in campo prevarrà: tutti sperano che a vincere sia il nuovo paese che vuole e sa produrre, nonostante le difficoltà attuali o i conflitti di sempre. Se a ritornare in auge fosse il Brasile moderno la ripresa di quest'anno sarebbe solo l'antipasto, altrimenti si salvi chi può.