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I bond, tra copertura dei rischi e caccia al valore
Titoli di Stato a stelle e strisce, corporate bond e High Yield bond possono essere utilizzati per scopi diversi.
Secondo molti investitori istituzionali, i titoli di stato Usa continuano a rappresentare un’opzione interessante, non tanto per gli acquisti della Federal Reserve (oramai conclusi) ma per l’andamento degli indicatori dell’economia domestica. In altre parole, il sovereign bond a stelle e strisce potrebbe offrire protezione dai rischi di un peggioramento del quadro internazionale perché gli Usa sono l’unica area industrializzata del pianeta ad avere un tasso d’inflazione ritenuto ‘salutare’ per la crescita economica del paese.
Se ragioniamo in termini di ricerca di valore, gli investment grade corporate bond sono l’asset class che gode della stragrande maggioranza dei pronostici favorevoli formulati dagli investitori istituzionali. La Bce ha incluso questa tipologia di obbligazioni tra quelle interessate dai suoi acquisti di titoli di debito. Negli ultimi mesi, l’operato della Bce ha provocato un calo dei rendimenti che ha coinvolto tutte le parti della curva dei rendimenti, spaziando dai corporate bond a breve scadenza fino a quelli a medio-lungo termine. Tuttavia, il movimento non sembra aver esaurito tutti i suoi margini e potrebbe nascondere ancora del valore nelle emissioni con scadenze più lunghe.
L’opzione preferita dai gestori dei fondi obbligazionari è rappresentata dai titoli con scadenza vicina ai quindici anni, dotati di rating compreso tra BBB e BB e di un buon livello di liquidità (tale da renderli facilmente negoziabili). Tra le emissioni di questo tipo più gettonate troviamo quelle di France Telecom, Telecom Italia, RWE, Telefonica e Peugeot. A titolo puramente esemplificativo ricordiamo che i bond di Peugeot e France Telecom con scadenza 2033 pagano cedole annue rispettivamente del 6% e dell’8,125%. L’annuncio della BoE di voler procedere all’acquisto di titoli corporate, sembra aver aperto altre opportunità sul mercato dei corporate bond denominati in sterline.
Il reddito fisso è guidato (fatta eccezione per le fasi storiche –come quella che stiamo vivendo- in cui le banche centrali adottano politiche monetarie talmente aggressive da provocare sensibili distorsioni) da una chiara logica di mercato: se l’emittente incorpora un rischio più elevato d’insolvenza, i potenziali sottoscrittori del bond chiederanno una cedola più elevata rispetto alla media del mercato. Questa è la logica che guida le distanze (spread o differenziali di rendimento) tra il mondo ‘investment grade’ e quello ‘high yield’.
Nel segmento high yield, sulla scadenza dei dodici mesi, agli attuali prezzi di mercato, è normale puntare a conseguire coupon annui del 6-7%. Spostando l’attenzione sui rischi, la prima cosa da evidenziare è l’elevata volatilità di quest’asset class. Attualmente, il tasso d’insolvenza degli High Yield, escludendo il settore energia e materie prime, è vicino al 2%, in prossimità del minimo storico. Le società hanno tratto beneficio dal contesto finanziario favorevole derivante dalle politiche monetarie implementate dalle banche centrali. Il risultato principale si sostanzia nel processo di ri-finanziamento dei debiti a condizioni più favorevoli.