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Quali paesi accumulano più titoli dal rendimento negativo?
Fino al 2015, i tassi negativi erano confinati alle emissioni dei paesi che formano il nucleo ‘core’ dell’eurozona. I titoli di Stato tedeschi svolgevano il ruolo di principale asset rifugio a livello planetario.
Il reddito fisso si è trasformato in una delle asset class più performanti del 2016. Il supporto ai prezzi offerto dall’azione dei Qe messi in campo dalle banche centrali e i tradizionali timori degli investitori per le sorti dei listini azionari in un mondo permeato dal binomio incertezza/volatilità, hanno provocato l’escalation delle quotazioni obbligazionarie. Il risultato più evidente di tale trend è la contrazione dei rendimenti offerti da un volume sempre maggiore di titoli di debito.
In questo periodo, i rendimenti sotto lo zero non sono più un’eccezione e si sono trasformati in un trend dominante per l’area euro. Stando ai dati in possesso di Bloomberg, 4.600 mld di euro (il 58,7% del totale del debito in circolazione) offre rendimenti sotto zero. Vale a dire, il potenziale sottoscrittore di questi titoli è disposto a pagare per tenerli in portafoglio.
La Germania, e non potrebbe essere altrimenti, è il paese dell’eurozona che detiene più titoli a tassi negativi: 1.260 mln, corrispondenti all’85% dei Bund in circolazione. Negli ultimi mesi il Bund con scadenza a dieci anni ha raggiunto un rendimento negativo minimo di -0.189%, registrato durante la settimana che ha preceduto il referendum sulla Brexit. La Germania è seguita dall’Olanda con il 75% del suo debito complessivo in territorio negativo (257.545 mln), dalla Francia (69,6%) e dal Belgio con il 61,2%.
Come detto, la ragione fondamentale alla base di questo trend va ricercata nell’acquisto massiccio di titoli di Stato da parte della Banca Centrale Europea. A marzo del 2015, il governatore Mario Draghi ha cominciato ad applicare il programma di acquisti di sovereign bond emessi da paesi dell’eurozona. Inizialmente, la Bce ha portato a termine acquisti mensili per 60.000 milioni di euro.
Un anno dopo l’avvio del programma, il Consiglio di Governo della Bce ha deciso di aumentare di 20.000 mln al mese gli acquisti per supportare la dinamica dei prezzi (inflazione) e supportare la ripresa dell’economia. Da quel momento, i rendimenti hanno accelerato il loro movimento ribassista, favorito anche dalla fuga degli investitori dinanzi ai tanti dubbi posti dall’esito del referendum britannico.
Gli acquisti massicci di titoli di debito da parte della Bce ha convinto gli esperti a sostenere che, a questi ritmi, e se non saranno introdotti cambi nei criteri utilizzati per determinare gli acquisti, ci si troverà ben presto in una situazione di penuria di bond acquistabili. Molti analisti ipotizzano che la Bce opterà per un allentamento dei paletti posti all’individuazione dei titoli acquistabili (ora l’istituto può acquistare il 25% di ogni emissione e al massimo il 33% del debito emesso da un singolo emittente).
I titoli con tassi negativi non sono un’esclusiva dell'Eurozona. Giappone, Svizzera e Norvegia fanno parte del club di paesi che chiede una remunerazione ai sottoscrittori dei propri titoli di Stato. Il Giappone, la cui banca centrale ha fatto di tutto per sostenere l’inflazione, ha 6.270 mln di euro di titoli di stato con rendimento negativo, 2.620 mln di euro che offrono rendimenti risicati e 37.305 mln di euro a tasso zero.
Nel complesso, il 70% del debito nipponico presenta rendimenti negativi o nulli. Nonostante gli sforzi della Bank of Japan, l’inflazione non è ripartita e l’unico risultato è stato aumentare il volume di debito con rendimenti negativi o nulli. L’esempio nipponico sta convincendo molti osservatori a mettere in discussione gli effetti dei quantitative easing.
Norvegia e Svizzera sono altri esempi di paesi abbonati ai tassi zero. Oslo ha 1.772 mln di euro di titoli in territorio negativo. La Svizzera ne ha ben 72.979 mln. In totale, se si sommano i bond di questi paesi a quelli dell’eurozona, il volume complessivo di titoli di Stato dal rendimento nullo o negativo ammonta a 15.200 miliardi di euro.