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Usa, il ritorno in auge del dividend yield
Quando i venti non sono molto favorevoli ai mercati azionari e i rendimenti offerti dal segmento obbligazionario sono quasi nulli, la mente degli investitori cerca alternative valide. Una di quelle più in auge consiste nella ricerca di società solide che presentino un buon dividend yield (rendimento da dividendo).
L’ipotesi a supporto di questa opzione è che la quotazione del titolo di un’impresa capace di distribuire dividendi sia destinata a registrare una rivalutazione del prezzo o, nel peggiore dei casi, a non arretrare più della media del mercato. Tuttavia, non mancano coloro che attribuiscono alla distribuzione dei dividendi una valenza negativa, sostenendo che si tratta di società che non hanno progetti di crescita e non sanno bene che fare degli utili conseguiti.
Dividendo o crescita? Questa è la domanda che divide da sempre gli investitori nel momento della selezione dei titoli da inserire nei rispettivi portafogli. Alcuni investitori sostengono che le società non dovrebbero erogare dividendi, ma utilizzare tali risorse per ampliare e migliorare il proprio business. Altri pensano, al contrario, che la distribuzione del dividendo sia fondamentale per cementare la fiducia tra azionisti e impresa nel tempo.
Negli ultimi anni a Wall Street le società che offrono elevati dividendi sono anche quelle che si sono comportate meglio all’interno dell’indice Standard and Poor’s 500. Il contesto di tassi d’interesse ai minimi storici ha svolto un ruolo fondamentale nel determinare questo scenario. Questi risultati hanno spinto molti investitori a considerare i titoli di debito molto più attraenti rispetto ai Treasury e ai corporate bond.
Dall’inizio del 2016, le società che distribuiscono dividendi sono tornate in auge nonostante una “growth scare” negli Stati Uniti. Nel primo trimestre del 2016, le società con i dividend yield più alti producevano una performance totale del 4,8%, mentre le società con i dividend yield più bassi o nulli registravano una performance negativa pari a -3,9%. Questa netta inversione di tendenza potrebbe suggerire che gli investitori stanno riconoscendo l’importanza dei dividendi in un contesto di bassa crescita.
L’appetito per l’income –spostandosi dal segmento obbligazionario a quello azionario ‘dividend yield’, ha spinto verso l’alto le quotazioni di questo gruppo di società. Fino a questo momento il trend è stato quello appena descritto, ma ora, con la prospettiva di un rialzo del costo del denaro da parte della Federal Reserve, si impone una revisione della strategia.
Per altro verso, se si osservano meglio i fenomeni che hanno caratterizzato l’andamento del mercato azionario statunitense negli ultimi anni, si nota che il supporto alle azioni non è limitato solo alla presenza di tassi ai minimi, ma anche dalle operazioni di acquisto di azioni proprie (buyback). Difatti, il dividend yield degli indici Usa è stato inferiore a quello di molti mercati europei. L’indice Standarda and Poor’s 500, per esempio, registra una dividend yield del 2,2%.
In questo periodo, la società con il rendimento da dividendo più elevato è Frontiers Communication, che presenta un dividend yield del 9,6%, quattro volte superiore alla media del mercato. La seconda società Usa meglio piazzata in questa speciale classifica è Century Link, con un dividend yield del 7,9% e un P/e di 11,3. Al terzo posto troviamo Seagate Technology con un rendimento da dividendo del 7% e un ratio P/e 12, inferiore alla media del mercato.
Tra le prime quindici società a stelle e strisce con il più elevato rendimento da dividendo troviamo anche due colossi del settore automobilistico del paese. Si tratta di general Motors e Ford. Entrambi costruttori di auto offrono un dividend yield del 4,9%.