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Banche, come valutarle
Dall’inizio dell’anno, il settore bancario italiano nel suo complesso è sotto pressione a Piazza Affari ed è entrato ancor di più nei radar della politica, impegnata a trovare una soluzione per gli oltre 85 miliardi di crediti deteriorati (quelli concessi dagli istituti a famiglie e imprese e che non sono stati più rimborsati) che pesano notevolmente sulle prospettive di tutto il comparto.
In ogni caso, gli investitori dovrebbero tenere conto di altri fattori prima di inserire questa o quell’altra banca in portafoglio o prima di sottoscrivere le quote di un fondo che punta su questo settore.
Gli investitori privilegiano infatti le banche più orientate al rinnovamento del loro modello di business, principalmente quelle che investono in iniziative Fintech. E’ quanto emerge da una ricerca di Excellence Consulting che ha analizzato i driver di valutazione di un campione di circa 20 tra le più importanti banche europee.
Quasi la metà delle banche che hanno dedicato agli investimenti Fintech una percentuale dei ricavi superiore alla mediana del campione hanno anche ottenuto una migliore valorizzazione da parte del mercato rappresentata nell’analisi dal moltiplicatore Price/Earnings. Meno significativi i risultati ottenuti applicando la stessa analisi ad altri driver di valore, quali: la dimensione dei ricavi (solo il 18% delle banche più grandi ha migliore valorizzazione); la qualità dei crediti (solo il 18% delle banche con migliore Npl Ratio ha migliore valorizzazione); la composizione dei ricavi (solo il 23% delle banche con maggiore incidenza dei ricavi da collocamento prodotti ha migliore valorizzazione); la crescita dei ricavi (solo il 30% delle banche con più elevati tassi di crescita ha migliore valorizzazione).
I risultati della ricerca sono altrettanto rilevanti perché si inseriscono in un quadro di progressiva disintermediazione delle banche da parte di numerose start-up fintech che stanno acquisendo quote di mercato in ciascuna delle tradizionali aree di affari delle istituzioni creditizie. D’altra parte anche lo “shadow banking” è in costante crescita: fondi pensione e asset manager stanno sostituendo le banche nel finanziamento alle aziende più grandi e in parallelo stanno nascendo nuove iniziative di finanziamento per le piccole e medie aziende. Da ultimo il crowfunding e il P2P Lending è previsto che crescano a ritmi significativi e anch’essi tenderanno a disintermediare le banche.
La corsa agli interventi di eliminazione dai bilanci dei crediti deteriorati, seppur rilevante per assicurare un’adeguata solidità patrimoniale anche in contesti macroeconomici molto sfavorevoli, non rappresenta una soluzione definitiva per risolvere i problemi delle banche. La generazione di perdite in conto economico, variabile in base al prezzo di cessione dei crediti deteriorati, non garantisce che questa sia controbilanciata da un più che proporzionale miglioramento del moltiplicatore Prezzo/Utili. E quest’ultimo, come detto, sembra invece essere maggiormente correlato agli investimenti in innovazione del modello di business.