- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Chi sale e chi scende nel panorama mondiale
Sono passati tre mesi dal terremoto Brexit, ma il peggio sembra essere alle spalle, anche se le principali economie del continente sono state costrette a rivedere al ribasso i dati del Pil 2016.
La cosa buffa è che la Gran Bretagna non solo non è entrata in recessione, differentemente da quanto pronosticato da Ocse e Fondo Monetario Internazionale, ma il Pil britannico quest'anno continuerà a crescere, dell'1,9% secondo le aspettative.
E il Ftse 100 dalle elezioni del 22 giugno, dopo un crollo del 9% in poche ore è risalito fino a 7.000 punti, registrando una performance, a oggi, dell’11% e del 13% da inizio d’anno.
L’esatto contrario rispetto quello che sta succedendo alle borse delle principali economie del continente che sono tutte accomunate dal segno rosso. Se da inizio anno il Ftse Mib ha lasciato sul terreno il 23,31% di capitalizzazione, la borsa iberica (Ibex35) evidenzia un -9,48, mentre Parigi e Francoforte si comportano meno peggio registrando, rispettivamente, -3,73 (Cac40) e -2,04 (Dax30).
Oltre alla brexit ad aver impattato negativamente sulle borse continentali sono stati, il calo dell’export, le incertezze sul futuro dell’Unione Europea, e soprattutto le difficoltà del settore bancario, specie quello italiano. D’altro canto, ed è un fattore da non trascurare, in un continente caratterizzato da una crescita da zero virgola, gli europei sembrano aver riscoperto i consumi e si sentono più fiduciosi riguardo alla propria situazione economica e, in alcune aree, la crescita dell'occupazione e gli aumenti degli stipendi offrono un'ulteriore spinta. E la ciliegina sulla torta è rappresentata dall’ultimo report Eurostat, secondo cui l’inflazione nell'Eurozona è salita a settembre allo 0,4% dallo 0,2% di agosto. Sarà ovviamente felice super Mario Draghi, che vede finalmente avvicinarsi uno dei suoi obiettivi di politica monetaria (la crescita dell’inflazione, appunto) e come sempre resta il vero asso nella manica del Vecchio continente.
Oltreoceano
Wall Street continua la sua corsa verso i massimi storici malgrado i fondamentali dell’economia americana non sembrino sufficienti a sostenere tale rialzo. Se analizziamo l’andamento dell’S&P500 e del Nasdaq 100 vediamo che dopo le terribili discese di inizio 2016 (-9%) entrambi gli indici hanno recuperato le perdite e si sono portati sui massimi segnando performance da inizio d’anno vicine al 7%.
Il paradosso è che le grandi aziende statunitensi, seppur reduci da una stagione di bilanci trimestrali incerti, siano tuttora tra le preferite dagli investitori, a dispetto del parere di molti critici che si chiedono se i livelli attuali degli indici a stelle e strisce riflettano il reale valore delle aziende americane, penalizzate anche dal dollaro forte, che ovviamente penalizza l’export. Come se non bastasse l’Opec ha tagliato all'inverosimile i prezzi dell'oro nero, nel tentativo di penalizzare il petrolio di scisto realizzato negli Stati Uniti, con il chiaro obiettivo di estromettere dal mercato i produttori a stelle. E mentre la Fed continua a procrastinare il ritocco dei tassi Wall Street continua a correre. Giusto per sintetizzare: economia Usa giù, Wall Street su!