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La rinascita del value

23/12/2016

Per ottenere guadagni dagli investimenti nel lungo periodo è fondamentale seguire una strategia disciplinata e precisa. I due principali approcci agli investimenti, tra loro contrapposti, sono lo stile value e lo stile growth. Investire secondo un approccio value implica acquistare titoli a sconto rispetto al mercato, sconto che si può ricavare dall’analisi dei multipli (quali il rapporto prezzo/utili, i flussi di cassa, il book value). Investire secondo un approccio growth comporta acquistare aziende con una crescita degli utili superiore alla media e che sono caratterizzate da profitti e redditività elevati.

Nell’ultimo decennio si è manifestata una netta preferenza degli investitori verso i titoli growth. Una ricerca di Etf Securities ha analizzato le motivazioni alla base di questo comportamento e le prospettive future dell'investimento di tipo value.

Innanzitutto, negli indici “value oriented” il settore finanziario e quello energetico hanno un peso decisamente maggiore rispetto agli indici “growth oriented”. In questi ultimi invece, i settori maggiormente rappresentati sono la tecnologia e i consumi discrezionali.

Il crollo dei prezzi del petrolio, e le difficoltà del settore finanziario a partire dalla crisi finanziaria globale hanno causato una decelerazione degli utili dei comparti finanziari ed energetico. Dall’altra parte i titoli tecnologici e dei consumi discrezionali hanno generato ottimi utili, spostando dal 2008 in poi le preferenze degli investitori verso i titoli growth. Di conseguenza, l’allocazione settoriale è stata in larga parte responsabile del recente atteggiamento favorevole agli investimenti growth. Per fare un paragone, è una situazione simile a quella verificatasi durante la dot com mania a fine anni ’90, quando gli investitori nei titoli value furono penalizzati  perché persero il rally dei titoli tecnologici, il cui peso nell’indice Msci World growth era circa il 50%. Tuttavia, una volta scoppiata la bolla, il peso del settore tecnologico nell’indice si ridusse al 20%, e il value tornò in auge.

Anche il sentiment ha avuto un ruolo centrale in questo cambiamento di stile dal 2008, quando gli investitori si sono trovati in un contesto dominato dalle politiche delle banche centrali, caratterizzato da tassi di interesse negativi, bassi prezzi delle commodity e aspettative di crescita economica debole. In questo scenario gli investitori si sono dedicati a investire in titoli growth e a catturare rendimento con i bond proxies utilizzando un mix di settori azionari value (utilities, telecom, real estate) e growth (beni di consumo e healthcare).

Il risultato è che le azioni value attualmente scambiano al maggiore sconto della loro storia rispetto alle azioni growth. Analizzando il rapporto prezzo/valore di libro delle azioni di Usa, Europa e Giappone emerge che il divario tra la componente più economica e quella più cara dell’equity globale non è mai stato così ampio dal 1986 a oggi. Le occasioni precedenti in cui si sono visti spread così ampi è stato durante la bolla tecnologica di fine anni ’90 e prima della crisi finanziaria del 2008.

Infine anche il contesto macro sembra oggi favorevole al value. Un’economia americana più forte, insieme al programma pro-crescita di Trump hanno aumentato le aspettative per un tasso di crescita globale più robusta, accompagnata da inflazione in aumento. Gli esperti di Etf Securities prevedono che i titoli value potrebbero beneficiare di tassi di interesse più elevati: i dati storici evidenziano infatti come nei 6/12 mesi successivi all’avvio della politica monetaria restrittiva negli Usa il value ha sempre sovraperformato il growth.

A dispetto della prolungata sottoperformance degli investimenti value a partire dalla crisi finanziaria, i fondamentali rimangono intatti. Se il miglioramento del contesto macro può essere certamente un catalizzatore per il value, il rischio in questo scenario è che il mercato potrebbe sopravvalutare il ciclo di rialzo dei tassi e la velocità di ripresa degli utili. Permangono poi incertezze riguardo all’abilità del futuro presidente Trump di implementare tutte le dichiarate politiche pro-crescita, che implicano un aumento del tetto del debito Usa. Ma nonostante i rischi incombenti, i titoli growth hanno ormai esaurito la loro spinta, mentre i titoli value offrono un interessante punto d’ingresso con un significativo potenziale di crescita.

A cura di: Paola Sacerdote

Parole chiave:

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