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Robot, è qui il futuro
Secondo molti futurologi, i robot rappresentano la vera scommessa industriale del prossimo decennio: non solamente danno l'opportunità di eliminare la maggior parte dei lavori stressanti e ripetitivi, ma probabilmente faranno rientrare nei paesi più industrializzati quelle fabbriche che erano state decentrate per il basso costo della manodopera nei paesi emergenti e di frontiera, anche se la stessa Cina rientra tra i paesi che stanno maggiormente investendo nella robotica.
Attualmente la media mondiale di robot è leggermente superiore a 60 ogni 10 mila operai, con punte di 400 nella Corea del Sud, che è leader mondiale, ma si prevede di raddoppiare questa cifra entro la fine del 2018.
E in questo quadro sta acquistando un enorme valore la ricerca. In particolare appare interessante l'area dei collaborative-robot, i cosiddetti co-bot, che sono di fatto l’opposto dei robot industriali che li hanno preceduti, in quanto sono compatti, leggeri, auto-addestrati, economici e abili. I co-bot sono sicuri, non devono essere “ingabbiati”, sono in grado di muoversi all’interno della fabbrica e di lavorare a stretto contatto con lavoratori umani che li addestrano mediante dimostrazioni pratiche. Una maggiore produttività e lavoratori più felici costituiscono un buon risultato d’investimento che, a un prezzo di vendita di 30 mila dollari americani, diventa molto allettante anche dal punto di vista del Roi.
In pratica robot più piccoli, più flessibili, meno pericolosi, in grado di interagire con gli esseri umani e di essere applicati a lavori di grande precisione, finora fatti a mano. Ovviamente simili tecnologie hanno una potenzialità enorme: basti pensare, ad esempio, a come potrebbero venire rivoluzionati i processi di assemblaggio dell'elettronica di consumo, finora in gran parte fatti con manodopera tradizionale.
Si tratta quindi di macchine dotate sì di una potenza di hardware impressionante, ma capaci di auto-programmarsi grazie a evoluti modelli di intelligenza artificiale, il che permette di abbattere notevolmente i costi dell'investimento.
Quest'ultimo punto rappresenta, insieme alla loro duttilità, una delle spinte fondamentali per la possibile ascesa dei fatturati dei produttori del settore, che potrebbero riportare nei prossimi anni tassi di crescita a dir poco esplosivi. Secondo uno studio pubblicato da Abi Research, il settore dei robot collaborativi è in crescita di circa dieci volte fra il 2016 e il 2020, raggiungerà un livello di oltre 1 miliardo di dollari Usa, dai 95 milioni del 2015. Gli insider suggeriscono un incremento più rapido e ritengono che i robot leggeri diventeranno i top seller dell’industria nel giro di circa due anni, vendendo centinaia di migliaia di esemplari, con prezzi che caleranno fino a 10 mila dollari.
Guardando solamente al mercato Usa, gli investimenti nei co-bot sono convincenti, in quanto il 60% dell’export manifatturiero americano ruota all’interno del settore delle piccole e medie imprese. Si tratta a oggi di un mercato ancora vergine per la robotica e l’automazione, perché i robot industriali avevano dimensioni eccessive, erano troppo costosi e non potevano essere affiancati in maniera sicura ai lavoratori umani.
Resta un problema fondamentale: come investire su un segmento che, come tutti gli astri nascenti, fornisce sì opportunità enormi, ma anche grosse incognite? Attualmente i listini asiatici e quelli Usa presentano diverse offerte e alcune appaiono interessanti, ma certamente non sono alla portata di tutti gli investitori. Ciò che invece può coinvolgere anche un piccolo risparmiatore è la possibilità di utilizzare un Etf o un fondo comune specializzato nel settore. E diverse case di investimento stanno già proponendo alcuni prodotti con queste caratteristiche o si stanno preparando a farlo.