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Mercati: automazione e reshoring, megatrend che dureranno
L’automazione e il reshoring, con le imprese che vogliono ridurre i costi e aumentare la produttività, riportando vicino casa le attività dopo averle delocalizzate: sono due megatrend che gli investitori dovrebbero monitorare perché, secondo gli esperti, sono destinati a durare nel tempo.
La pandemia, più precisamente i suoi effetti secondari (ma non per questo meno importanti), ha innescato molti fenomeni come lo smart working, la didattica a distanza, la maggiore attenzione verso l’universo green: tutti in fase di assestamento o adattamento rispetto alla nuova realtà imposta dal Covid. Tra questi trend, comunque, ce ne sono in particolare due destinati a perdurare nel tempo: l’automazione e il 'reshoring', ovvero la pratica che vede un’impresa spostare una sua attività (originariamente trasferita) più vicina a casa. Lo sostengono gli esperti di Schroders, secondo i quali, nonostante la recente loro intensificazione, non sono certamente di breve periodo, ma sono destinati a crescere per molti anni, offrendo interessanti opportunità agli investitori.
La disruption alle catene di approvvigionamento
Il 2021, affermano Daniel McFetrich (fund manager and global sector specialist-industrials), Angus Bauer (head of sustainable research) e Samuel Thomas (sustainable investment analyst) di Schroders, è stato caratterizzato da enormi disruption alle catene di approvvigionamento in un contesto di lockdown e carenza di manodopera. Di riflesso, i costi logistici sono saliti ai massimi storici e i tempi di consegna sempre più diluiti, mentre l’espansione della domanda di beni (alimentata dalla ripresa) si è scontrata con un’offerta non adeguata. Una condizione che, sottolineando la necessità di una maggiore resilienza nelle catene di approvvigionamento, ha spinto molte società a correre ai ripari e ridurre la 'fragilità' denunciata in fase di produzione.
Perché si punterà sempre più sull’automazione
Alla luce di tale contesto, nei prossimi decenni è atteso un nuovo ciclo di spese in conto capitale. Infatti, le imprese daranno priorità agli investimenti in automazione, come risposta ai timori di capacity e di resilienza. Il ricorso all’automazione è già cresciuto al di là dei settori produttivi e tecnologici, per diversi motivi: dal progresso tecnologico ai tempi più brevi di ritorno sugli investimenti, dal calo della popolazione in età lavorativa alla possibilità di automatizzare compiti e funzioni. A trarne beneficio sono stati soprattutto i magazzini e il settore logistica, dopo il rimbalzo della domanda post-Covid. Ma anche le disruption legate al virus guidano la domanda di automazione, con le aziende che ripensano i processi e la localizzazione a causa delle carenze di manodopera, tempi di consegna lunghi e maggiori costi. Non sorprende che il trend abbia accelerato da fine 2021.
La Cina la più toccata dalla 'rilocalizzazione'
Il faro del reshoring è puntato soprattutto sulla Cina, una delle aree che saranno più interessate da questo megatrend. I tre esperti, a questo proposito, ricordano che il 90% dei rispondenti al sondaggio UBS Evidence Lab sulle aziende statunitensi e dell’Asia del Nord ha dichiarato di voler spostare la produzione dalla Cina entro i prossimi 2 anni. Al momento le destinazioni più popolari sono Giappone, Corea del Sud e Taiwan, mentre il Sudest asiatico sembra essere meno popolare, forse a causa dell’impatto dei lockdown nell’area. Nonostante ciò, McFetrich, Bauer e Thomas pensano che la regione sarà attraente in questo senso. Tra i primi settori che saranno toccati dal reshoring indicano la fornitura di attrezzature mediche, automotive, semiconduttori/tech e aerospace.
Gli effetti in ambito ESG
I temi legati ad automazione e reshoring sembrano avere un respiro globale e probabilmente continueranno per diversi anni, visto che sono stati accelerati dalla pandemia, ma sono anche sostenuti da driver economici e demografici di lungo termine. Per questo la 'rilocalizzazione' e l'automazione vanno di pari passo. Di per sé quest’ultima gioca un ruolo intrinseco nell’equilibrio tra manodopera e capitale e ciò ha una serie di ripercussioni in ambito ESG: il reshoring è destinato a portare benefici sociali e ambientali. Sicuramente le implicazioni sociali riguardano il miglioramento dei salari e la creazione di posti di lavoro ad alta specializzazione. Anche sul fronte ambientale i tre esperti di Schroders vedono diversi effetti favorevoli.
'Supply chain' più corte per ridurre rischi e costi
In primo luogo, avvicinano le catene di approvvigionamento al consumatore finale e riducono l’inquinamento legato al trasporto. In secondo luogo, le 'supply chain' più corte contribuiscono a migliorare l’efficienza della dinamica di domanda e offerta, minimizzando i consumi di energia legati alla sovrapproduzione. Un ultimo aspetto positivo da non sottovalutare è la potenziale riduzione dei rischi ambientali e dei costi associati. Gli esperti prevedono che il cambiamento climatico, la deforestazione e l'insicurezza dell'acqua causeranno un aumento sostanziale delle basi di costo operativo dei fornitori. Per questo motivo accorciare le catene di approvvigionamento aumenterà la capacità delle aziende a identificare e mitigare tali rischi (e costi).