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Oro: i fattori che guidano la corsa

Dalla corsa dell'oro sono nati strumenti come ETF e futures, che hanno accresciuto la loro importanza. L'aumento delle riserve auree ufficiali, soprattutto in Cina e altri Paesi orientali, ne ha sostenuto la domanda, favorita anche dalle sanzioni Usa contro la Russia e dalla svalutazione del dollaro.

25/09/2024
lingotti d'oro sopra alcuni grafici
Analisi di Schroders sui fattori che influenzano il valore dell'oro

L'oro quest'anno si è apprezzato di oltre il 25%: ha rotto diverse soglie psicologiche e tecniche, per arrivare a viaggiare oltre la barriera dei 2.300 dollari e ha i presupposti per aggiornare nuovi record. La corsa, che ha radici lontane (negli ultimi 4 anni ha guadagnato oltre il 51%), è accelerata in coincidenza con la pandemia e la guerra tra Russia e Ucraina. Oggi non vale più la regola che ha caratterizzato nel tempo questo mercato, con l'oro che scendeva quando gli altri investimenti più sicuri come i bond diventavano più redditizi. Al cambio della correlazione ha contribuito il fatto che il metallo giallo si è trasformato in un bene molto finanziario. Oggi, infatti, ci sono grandi investitori che lo comprano e lo vendono, sulla falsa riga di come fanno con azioni o altri asset.

Nuovi fattori regolano la formazione del prezzo

Questa ‘‘lettura’’, osservano Oliver Taylor e Joven Lee, rispettivamente Multi-Asset Fund Manager e Strategist di Schroders, ha cambiato il peso dei fattori. Prima l'oro risentiva dell'economia, dell'inflazione e dei tassi. Le basi sono poi cambiate quando i grandi investitori hanno iniziato a considerarlo un bene che da' profitto. Attualmente, a influenzare il clima del mercato sono dunque altri fattori, come le aspettative degli investitori per l'economia e gli eventi geopolitici. Ecco spiegata la rapida nascita di strumenti ad hoc, come la diffusione degli ETF sull'oro e la lievitazione delle trattazioni dei futures, che hanno rafforzato la presenza dell'oro sui mercati.

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Relazione negativa evidente dalla crisi finanziaria globale

Dal 2004, i mercati hanno iniziato a usare diffusamente derivati e ETF sull'oro, trasformandolo da bene fisico e riserva di valore per Banche centrali ad asset speculativo per i ricchi. Prima dell'aumento della domanda speculativa non c'era una chiara relazione rendimenti reali-oro. La relazione negativa è emersa con la crisi finanziaria del 2007. La separazione globale scaturita dalla guerra in Ucraina è stata poi uno dei fattori della svolta di questa relazione. Nella stessa direzione hanno agito anche le sanzioni statunitensi sugli asset russi, che hanno portato molte Banche centrali a rivalutare il rischio di detenere riserve in dollari, spingendole ad aumentare quelle in oro: è questo, infatti, uno dei principali motivi del divario tra l'oro e i rendimenti reali.

Acquisti guidati da Banche centrali e Paesi orientali

Gli esperti hanno individuato altri fattori che potrebbero influenzare l'oro. Col calo dell'inflazione prevedono che questa relazione negativa con i rendimenti reali si rafforzi. Quando le Banche centrali ridurranno i tassi, i rendimenti reali caleranno e l'oro risulterà più attraente. Il metallo giallo è generalmente quotato in dollari, quindi quando quest'ultimo si rafforza, l'oro in altre valute diventa più caro. Se la politica delle altre Banche centrali si distaccasse da quella della Fed, gli spread dei tassi potrebbero causare movimenti valutari che impatterebbero sull'oro. Il suo recente rally non è dovuto alla domanda occidentale, che è calata, ma a quella delle Banche centrali e dei Paesi orientali. L'oro risente dunque di fattori diversi dalle solite dinamiche viste in passato. Tuttavia, con i tagli dei tassi si potrebbe vedere un'inversione del trend.

Dal boom della domanda cinese a rifugio dai rischi geopolitici

Altro fattore da monitorare è il rinnovato interesse dei cinesi per l'oro, esploso dopo la fine del boom immobiliare, che potrebbe crescere ancora poiché la debolezza dei mercati locali lascia poche alternative. La stabilizzazione dei corsi può inoltre attirare i consumatori sensibili alla volatilità, soprattutto in India, dove l'oro è una riserva di valore consolidata. Dal 2022 le Banche centrali sono state compratrici nette. La Cina ne è stata il principale attore e l'eventuale calo della sua domanda potrebbe essere compensato in futuro da altri Paesi, come Turchia e quelli del Medio Oriente. A causa dei rischi geopolitici sta inoltre prendendo piede una preferenza per l'oro rispetto al dollaro, soprattutto dopo il congelamento di 300 miliardi di dollari di asset russi. Questo ha favorito gli acquisti in oro e alimentato la de-dollarizzazione, con Paesi come la Cina che cercano di ridurre la loro dipendenza dal dollaro. Infine, alcune economie potrebbero perdere fiducia nella stabilità del dollaro e puntare sull'oro per diversificare. Il crescente deficit Usa e i timori di una politica fiscale più espansiva aggravano questa tendenza spingendo i Paesi emergenti, tradizionalmente legati al dollaro, a valutare le alternative.

A cura di: Fernando Mancini

Parole chiave:

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