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Bond: di nuovo diversificatore nei portafogli multi-asset?
La crisi di agosto, legata a tassi crescenti e a dati economici negativi, ha evidenziato la ritrovata funzione diversificatrice dei bond, con un rialzo dei rendimenti che ha mitigato le perdite azionarie. L'incertezza economica può richiedere un approccio dinamico e altri strumenti di copertura.
Spingere sull'azionario o rimanere conservatori preferendo l'obbligazionario? È il quesito che molti investitori si stanno ponendo dopo il recente avvio del ciclo ribassista dei tassi d'interesse. Al momento, la strategia più osservata è quella di rimanere ai margini aspettando segnali più definiti, considerate le molte incognite che gravano oggi sui mercati: dalla guerra in Ucraina al conflitto in Medio Oriente, dalle prossime elezioni Usa ai dubbi sulla capacità di ripresa dell'economia cinese. Joven Lee, Multi-Asset Strategist di Schroders ci aiuta a capire quale sia la realtà del momento, ricordando che a metà del 2022 azioni e obbligazioni, che di solito si muovono in direzioni opposte (con una correlazione di riferimento per un portafoglio tipico 60/40), hanno iniziato a salire o a scendere insieme.
Inversione della correlazione con la pandemia e l'inflazione
L'inversione del rapporto, provocata dall'alta inflazione, dai fattori legati alla pandemia e dalle politiche restrittive delle Banche centrali, ha fatto ‘‘deragliare’’ il tradizionale ruolo difensivo (e di diversificatore privilegiato) riconosciuto all'obbligazionario. L'atmosfera che si respira sui mercati sta però adesso lentamente cambiando: si avvertono alcuni segnali di un ritorno a una correlazione negativa, soprattutto se l'inflazione dovesse scendere sotto il 2,5%. Ma bando al facile entusiasmo. Nonostante questi accenni di miglioramento, persistono - avverte Lee - i rischi che potrebbero mantenere una correlazione positiva, come una lenta ripresa economica o timori fiscali, portando alla necessità per gli investitori di rivedere le strategie di asset allocation con approcci più dinamici e nuovi tipi di copertura.
La sbandata di inizio agosto
La svolta è arrivata con un'inflazione tornata sotto controllo (anche se lontana dal target) e corroborata, secondo l'esperto, dalla posizione più accomodante assunta dalle Banche centrali. A cominciare dalla Fed e dalla Bce, che nel frattempo hanno iniziato a ridurre i tassi, attivando così alcuni segnali di correlazioni negative, sia sulla parte breve sia su quella a lungo termine. Ai primi di agosto, i mercati sono crollati a causa dell'aumento dei tassi da parte della Banca del Giappone, che ha ridotto i carry trade in yen e del peggioramento dei dati sul mercato del lavoro Usa. Questo ha colpito duramente l'azionario, con l'S&P 500 che in una settimana ha perso il 6%. Tuttavia, nello stesso periodo, i rendimenti obbligazionari sono calati (con l'indice dei Treasury in rialzo del 2,2%), attenuando così le perdite nei portafogli 60/40.
Seguire l'inflazione per investire sul lungo termine
Il raffreddamento dell'inflazione è un segnale incoraggiante per il mercato e per la gestione dei portafogli. Per esempio, la frenata delle pressioni Usa è rilevante perché, spiega Lee, l'inflazione è storicamente un fattore chiave che influenza la correlazione azioni-bond. Quando l'IPC core scende sotto il 2,5%, le correlazioni tendono a diventare negative, il che significa che azioni e bond si muovono in direzioni opposte, offrendo un effetto di diversificazione. Se l'inflazione continuerà a scendere, potremo assistere a un ritorno del regime di correlazione negativa, migliorando il profilo rischio-rendimento dei portafogli bilanciati sul ‘‘classico’’ 60/40. Insomma, il calo dell'inflazione non solo riduce il peso sul potere d'acquisto, ma potrebbe anche ristabilire il ruolo dei bond come strumento di diversificazione, migliorando la stabilità dei portafogli in futuro.
Perché è importante monitorare la correlazione
Se la correlazione negativa tra azioni e bond, che ha segnato i due decenni prima del Covid, dovesse tornare, le obbligazioni riprenderebbero il loro ruolo di strumento di diversificazione. Un'economia stabile e un equilibrio tra crescita e inflazione potrebbero favorire questo scenario. Tuttavia, aggiunge l'esperto, potrebbero esserci ancora situazioni in cui azioni e obbligazioni si muovono nella stessa direzione, anche senza un'alta inflazione. Per esempio, gli investitori potrebbero essere delusi dal lento recupero economico o preoccupati per i disavanzi fiscali. In tali casi, le tradizionali strategie di diversificazione potrebbero risultare meno efficaci, richiedendo una diversa distribuzione degli investimenti. Dunque, un approccio più flessibile e nuovi strumenti di copertura potrebbero diventare cruciali per gestire il rischio e ottenere i rendimenti desiderati.