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Paesi emergenti: la fine del taglio dei tassi mette a rischio la crescita?
Nei Paesi emergenti, la volatilità nei flussi di capitale e nei tassi di cambio rende difficile abbassare i tassi d'interesse, complice il rischio di un ritorno dell’inflazione. Intanto, i rendimenti restano elevati sui mercati obbligazionari e valutari, sostenuti dall'inflazione controllata.
I Paesi emergenti potrebbero presto fare i conti con la prospettata fine anticipata del ciclo ribassista dei tassi che potrebbe frenare la loro crescita economica nel 2025. È quanto sostiene il team degli economisti di Schroders, i quali prevedono che il Pil dei mercati emergenti quest’anno crescerà di circa il 4,2%. Il contributo maggiore arriverà dal Brasile e dall’India, ma sarà limato dai risultati cinesi più deboli. Tuttavia, non è tanto la performance dell’economia ad avere messo in azione gli analisti, quanto il fatto che le prospettive di crescita di questi Paesi nell’ultimo trimestre si sono fatte più complesse. In Europa, invece, la Bce ha confermato il taglio di 25pb, con possibili ulteriori tagli nei mesi a venire.
Torna il fantasma dell’inflazione
I dubbi del team di economisti di Schroders, in particolare, si sono concentrati sul fatto che l’inflazione in questi mercati si sta stabilizzando attorno al 4%, a fronte dell’andamento favorevole mostrato finora dal dato core. Un colpo di freno dipeso soprattutto dal fatto che sono venuti a mancare i vantaggi della disinflazione che ha interessato i costi delle materie prime. Senza contare che si prevede che la crescita resiliente potrebbe riaccendere nei prossimi mesi le pressioni inflative. Inoltre, l'aumento della volatilità nei flussi di capitale e nei tassi di cambio rende più difficile il quadro e le Banche centrali emergenti probabilmente non ridurranno i tassi come atteso. Nonostante ciò, i tassi reali elevati potrebbero continuare a sostenere i rendimenti nei mercati obbligazionari.
I rendimenti rimarranno elevati per bond e valutario
L’ipotesi di base di Schroders è che l'economia Usa eviterà una recessione e avrà una crescita stabile, il che dovrebbe ridurre le pressioni esterne sui Paesi emergenti. Tuttavia, l'aumento della volatilità e le incertezze sull'inflazione interna suggeriscono che le Banche centrali emergenti probabilmente non abbasseranno i tassi come previsto. Questo significa che nel 2025 la politica monetaria meno restrittiva avrà un impatto minore sulla crescita interna, soprattutto perché il sostegno del settore manifatturiero si sta indebolendo. La buona notizia per gli investitori è che molti Paesi emergenti continueranno a offrire tassi reali elevati. Sottraendo le stime sull'inflazione dai tassi di riferimento previsti per il 2025, si evidenzia che i tassi reali saranno sopra le medie storiche in molti mercati chiave. Il che dovrebbe favorire rendimenti solidi nei mercati obbligazionari e valutari.
La divergenza tra Cina e Brasile
Tra i Paesi emergenti, l’economica cinese presenta sfide e complessità notevoli. Il rallentamento della crescita, legato a una domanda interna meno vigorosa e difficoltà strutturali, rende incerta la ripresa a breve. Le riforme attuate da Pechino, gli stimoli che non hanno ancora prodotto gli effetti sperati e il rallentamento del settore immobiliare e dell’export contribuiscono ad aggravare il quadro. Intanto, fa i conti con un’accresciuta concorrenza internazionale e rinnovate tensioni commerciali. In Brasile, invece, la situazione appare più positiva. La crescita economica ha mantenuto un buon ritmo, sostenuta dai consumi privati, che restano circa 10% sopra il livello pre-pandemia. È un risultato favorito dalla politica fiscale relativamente espansiva. Tuttavia, c’è la minaccia di un possibile rialzo dell'inflazione core nei prossimi mesi che alimenta i dubbi su future riduzioni dei tassi. La Banca centrale brasiliana, infatti, difficilmente procederà con tagli significativi al tasso Selic, che potrebbe non scendere al di sotto della doppia cifra nel prossimo futuro.
Dubbi sui margini di manovra del Governo indiano
Per quanto riguarda l'India, l'economia ha superato le aspettative nella prima metà dell'anno, con una crescita solida del Pil, anche grazie alla spinta delle imminenti elezioni generali. Tuttavia, dietro questi numeri, si nasconde una decelerazione della crescita sottostante, dovuta a una politica monetaria restrittiva che ha ridotto la capacità di espansione di alcuni settori. Inoltre, il Governo del Presidente Modi, che ora si basa su una maggioranza ridimensionata e su alleati di coalizione, si trova ad affrontare sfide più complesse per portare avanti le riforme strutturali necessarie. Con il contesto politico più fragile è infatti più complicato ottenere il sostegno fiscale necessario per stimolare ulteriormente l'economia. Di riflesso, è probabile che la crescita rallenti nei prossimi mesi, aprendo la possibilità che la Reserve Bank of India consideri un taglio dei tassi verso fine anno, probabilmente nel quarto trimestre, per stimolare l'economia.