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Fed, arriva la prima stretta del 2017
Per la prima volta da molti anni a questa parte, la Federal Reserve potrebbe applicare variazioni ai tassi d’interesse in linea con le previsioni formulate dai suoi membri all’inizio dell’anno. Se il piano del Fomc troverà piena applicazione, i tassi Usa potrebbero chiudere il 2017 su un livello compreso tra l’1% e l’1,5%.
Ieri la Fed ha comunicato di aver optato per un rialzo di un quarto di punto che porta il costo del denaro negli Usa all’interno del range 0,75%-1%. Si è trattato del terzo rialzo da dicembre 2015, quando ha avuto inizio il processo di normalizzazione della politica monetaria che ha segnato il graduale abbandono delle politiche monetarie non convenzionali necessarie a tirare fuori il paese dalle secche create dalla crisi iniziata quasi un decennio fa.
Dopo la diffusione degli ultimi dati relativi a occupazione, inflazione e salari, nessuna società di gestione ipotizzava un immobilismo della Fed. Il Fomc non ha deluso le attese, anche se, a differenza di quanto accaduto nella riunione di dicembre, la decisione non è stata presa all’unanimità perché il presidente della Fed di Minneapolis, Neel Kashkari, ha espresso un voto contrario al rialzo e favorevole al mantenimento del precedente livello del costo del denaro.
Nel suo comunicato, la Fed spiega che l’economia domestica continua a espandersi a un ritmo moderato e il tasso di disoccupazione si è portato a ridosso del livello che segna la piena occupazione tecnica (4,7%).
Una delle variabili protagoniste del comunicato della Fed è stata l’inflazione. Il Fomc, si legge nel comunicato, vigilerà con attenzione l’evoluzione dell’indice dei prezzi al consumo e stima che l’attuale trend possa essere seguito da rialzi graduali dei tassi d’interesse. La Yellen ha confermato che i tassi d’interesse permarranno su livelli storicamente bassi nel lungo termine, pur riconoscendo che questo trend resta strettamente legato all’evoluzione dell’economia.
La Fed non ha, almeno per ora, preso in considerazione i potenziali effetti della riforma fiscale che l’esecutivo in carica sta preparando (proprio per mancanza di dati). Janet Yellen ha fatto intendere che mancano indicazioni sulle reali intenzioni del Governo guidato da Donald Trump, evidenziando, se ce ne fosse bisogno, la distanza tra le sue posizioni e il modus operandi del nuovo inquilino della Casa Bianca. Tutto sembra indicare che la Yellen non sarà riconfermata alla scadenza naturale del suo mandato (inizio 2018).
Durante la conferenza stampa, la Yellen ha fatto riferimento al tasso di equilibrio per l’economi statunitense, che potrebbe posizionarsi al 3% nel caso di un’inflazione al 2%, con un tasso reale all’1% (alle attuali condizioni il rendimento reale conseguibile dai Treasury è pari a zero). Yellen ha spiegato che la cautela nel processo di normalizzazione dei tassi che ha caratterizzato l’operato della Fed, si deve agli shock sofferti dall’economia mondiale negli ultimi anni. Tuttavia, ha sostenuto che l’economia Usa sembra ora in grado di metabolizzare altri ritocchi al costo del denaro nel 2017.
Infine, la Yellen si è soffermata sulle dimensioni del bilancio della banca centrale, sottolineando che un ridimensionamento sarà possibile solo quando i tassi usa saranno più vicini al livello di equilibrio. Per ora la Fed continuerà ad acquistare Treasury in sostituzione di quelli che arrivano a scadenza naturale e le dimensioni del bilancio resteranno quelle attuali.