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Lisbona alla riscossa
L’ultima rilevazione trimestrale dell’andamento del Pil ha fatto segnare un +2% su base annua. Il tasso di disoccupazione si è portato al di sotto del 10% per la prima volta dal primo trimestre del 2009 e il deficit pubblico al 2,1% del Pil
In un’intervista rilasciata al’inizio di giugno al quotidiano tedesco Handelsblatt, Antonio Costa, primo ministro del paese, si vanta di aver centrato questi risultati senza dare molto peso alle raccomandazioni di Berlino in materia di austerità.
I mercati sono coscienti di questo miglioramento. Il titolo di stato decennale lusitano ha sperimentato un calo del rendimento offerto dal 4,2% -registrato all’inizio del 2017- al 3,044% registrato a inizio del mese. Il Wall Street Journal ha definito il decennale portoghese il miglior investimento obbligazionario degli ultimi mesi.
Il primo ministro Costa ha sottolineato che la disoccupazione ha intrapreso un chiaro trend discendente e il deficit –dopo anni ballerini- è ormai sotto controllo. Il ratio deficit/Pil è infatti ben al di sotto del 3% domandato dall’Unione Europea. Il dato del ratio è anche il migliore registrato da Lisbona negli ultimi quarantadue anni.
La parola chiave per l’uscita dal tunnel sembra essere ‘fiducia’. Gli investimenti privati sono cresciuti più del 7% nel corso dell’ultimo anno e il trend sta ancora accelerando. Un altro dato importante per spiegare la svolta portoghese è offerto dal buon andamento della domanda estera. Il turismo è uno dei settori che sta trainando la ripresa, con una crescita che lo ha portato a pesare per il 6,4% sul Pil (era al 4,6% nel 2011). L’incedere delle azioni terroristiche in alcuni paesi nord-africani, in Francia e in Turchia, hanno convinto molte persone a scegliere il Portogallo come meta ‘più tranquilla’ per i propri periodi di vacanza.
Un contributo importante al recupero di Lisbona è arrivato anche dal miglioramento del contesto finanziario e dalla crescita economica dell’eurozona (in particolare della vicina Spagna). L’economia lusitana è diventata più competitiva dopo la decisione di svalutare i salari domestici (decisa dal Governo guidato da Pedro Passos Coelho, primo ministro portoghese dal 2011 al 2015).
Lisbona ha tratto grandi vantaggi anche dalla politica monetaria della Banca Centrale Europea, il cui programma di acquisto titoli ha contribuito a ridimensionare la spesa per interessi. Allo stesso tempo, il calo delle quotazioni petrolifere si è rivelato una panacea per migliorare il dato della bilancia commerciale e ridare una parte del potere d’acquisto perso dai cittadini dopo la decisione di svalutare i salari. Il mix di questi fattori ha permesso di rianimare i consumi interni e ridurre il deficit con l’estero.
Il peso delle esportazioni è passato dal 30% del Pil del 2007 a oltre il 40% del 2017. Attualmente, il paese esporta più di quanto importa. Se si somma il risultato della bilancia delle partite correnti a quello della bilancia dei capitali (capacità di finanziarsi), si nota che Lisbona è passata da un deficit del 10,9% del suo Pil a un surplus dell’1,7%. In altre parole, il Portogallo si è trasformato in un creditore netto verso il resto del mondo.
Anche se una parte rilevante del merito è diretta conseguenza delle riforme del passato, l’attuale primo ministro ha approfittato del miglioramento graduale dell’economia per riportare le pensioni sui livelli antecedenti la crisi e ridare ai dipendenti della pubblica amministrazione la possibilità di uscire dal part time obbligato a cui erano stati costretti.