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A caccia di una direzione per i tassi Usa

14/09/2017

Studi recenti confermano che la forza delle iniezioni di liquidità volute dalle Federal Reserve hanno pesato non poco sul ridimensionamento dei tassi sui Treasury. Cosa potrebbe accadere se la Fed ridurrà il suo bilancio?

I tassi americani stanno salendo dall’estate del 2016. L’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca ha rafforzato il trend. Il movimento al rialzo dei tassi a breve termine si deve all’intervento della Fed, ai segnali di crescita solida, al calo del tasso di disoccupazione e al cambiamento delle percezioni sull’inflazione.

I precedenti cicli economici ci hanno insegnato che una fase di rialzi dei tassi di interesse è stata spesso accompagnata a un appiattimento della curva dei rendimenti (il rendimento dei tassi offerti dai titoli a breve e lunga scadenza tende ad avvicinarsi).

Il rendimento sui titoli di Stato a lunga scadenza aumentava, scontando una maggiore crescita nominale e il rendimento sui titoli di Stato a breve scadenza andava nella stessa direzione in modo molto più rapido.
Anche gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da un movimento di appiattimento della curva dei rendimenti, non solo perché la parte a breve della curva ha incominciato a scontare maggiori rialzi del Federal Funds Rate, ma anche perché le aspettative di inflazione di lungo termine sono rimaste moderate e certe volte diminuite. Per questo motivo è probabile che il passato non si possa applicare al contesto odierno.
Una ripresa delle aspettative di inflazione porterebbe, con ogni probabilità, a movimenti di steepening della curva dei rendimenti come abbiamo visto nella parte finale del 2016.

Inoltre, la rimozione dello stimolo quantitativo, l’eliminazione del reinvestimento degli acquisti di titoli di Stato, porterebbe a riprezzare il premio al rischio sui Treasury su livelli superiori rispetto gli attuali, come abbiamo visto durante la fase iniziale del tapering. Con la crescita solida e il miglioramento del tasso di disoccupazione, il tapering della Fed – riduzione della liquidità immessa nel sistema finanziario- proseguirà. Tuttavia la Banca centrale americana potrebbe gradualmente correggere lo stimolo monetario in funzione della ripresa economica. Questo perché il target di inflazione del 2% non è ancora stato raggiunto. Janet Yellen potrebbe annunciare un ulteriore aumento dei tassi quest’anno e due o tre rialzi nel 2018. Il suo obiettivo sarà quello di mantenere lo slancio di crescita.

L’inclinazione delle curve dei rendimenti potrebbe diventare più ripida se la Federal Reserve decidesse di aumentare i tassi prima del previsto. In caso contrario, lo scenario al rialzo stabilito dal mercato per il resto dell’anno manterrà prevalentemente inalterata la pendenza della curva dei rendimenti, data la modesta pressione sui salari in un mercato del lavoro sempre più dinamico.

Inoltre la Fed potrebbe iniziare a ridurre il proprio bilancio. Un recente studio della Fed ha stimato che il programma di quantitative easing (cumulativo), pari a 3,6 trilioni di Usd, ha abbassato i tassi di interesse a lungo termine di circa 85 punti base. Se la Fed dovesse ridurre il bilancio di circa 1,5 trilioni di Usd e se le politiche monetarie tese all’allentamento o al restringimento sono ragionevolmente simmetriche in quanto a incidenza sui rendimenti dei treasury, si potrebbe supporre che, a parità di condizioni, i tassi a lungo termine reagiranno con un aumento di circa 35 punti base nel corso dei prossimi anni.

La Fed sta salpando verso l’ignoto, dunque bisogna scoraggiare l’eccessiva fiducia nella continua reazione moderata dei mercati al cambiamento. Visto che i tassi a lungo termine sono molto bassi, sulla base dei dati storici, il processo di riduzione del bilancio e di ritiro della liquidità dal sistema potrebbero esercitare qualche pressione al rialzo sui tassi.

A cura di: Rocki Gialanella

Parole chiave:

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