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Panoramica sui mercati emergenti
Dall'inizio dell'anno i mercati azionari dei paesi emergenti hanno registrato ottime performance, con l'indice Msci Em in rialzo di oltre il 20%. A supportare la crescita hanno contribuito diversi fattori, a partire dal contesto congiunturale favorevole, e la crescita degli indici si è mossa in pari passo con la forte debolezza del dollaro Usa e un leggero aumento dei prezzi delle commodity.
Grazie all'ottimo andamento degli ultimi mesi l'indice Msci Em ha rotto al rialzo il trend ribassista iniziato dopo i massimi storici nel 2007, e questo può essere un segnale positivo per un ulteriore rialzo dei corsi nel medio termine, ma nel breve termine non mancano elementi che invitano alla prudenza, come evidenziano gli analisti di Raiffeisen Capital Management nell'ultimo report sui mercati emergenti.
Da un lato proseguono gli afflussi di capitali nei mercati emergenti e il sentiment degli investitori sembra molto ottimistico, ma dall'altro lato, dagli Stati Uniti giungono segnali contrastanti sull'effettivo stato di salute della maggiore economia mondiale. Le quotazioni dei titoli azionari Usa segnalano una forte crescita dei fatturati e degli utili societari, ma la debolezza del dollaro, i rendimenti delle obbligazioni Usa che continuano ad essere bassi, e il tasso di inflazione che rimane piuttosto stagnante sembrano indicare invece un rallentamento. Ciò potrebbe comportare un'inversione del trend di debolezza del biglietto verde o sorprese negative dalla stagione degli utili delle società statunitensi, eventi che avrebbero entrambi ricadute negative sui corsi dei mercati emergenti.
Se nel breve periodo si potrebbe assistere a correzioni dei mercati azionari e delle valute degli Em, nel medio-lungo periodo le prospettive rimangono comunque interessanti, anche se si possono registrare importanti differenze da paese a paese e da regione a regione.
Tra i paesi osservati speciali c’è la Cina, dove gli ultimi dati congiunturali sulla crescita economica, sulle vendite al dettaglio e sulla produzione industriale hanno sorpreso al rialzo, indicando che l'economia cinese continua a essere molto robusta. Non vanno però sottovalutati gli effetti dell'intervento delle autorità di regolamentazione cinesi contro gli eccessi nel sistema bancario ombra e delle misure adottate per raffreddare il mercato immobiliare: il rallentamento della crescita del credito, a causa di costi di finanziamento più elevati, e l'impatto negativo sul settore edilizio delle restrizioni sul mercato immobiliare potrebbero frenare l'economia del gigante asiatico nei prossimi trimestri.
L'altro grande colosso asiatico, l'India, ha invece da poco avviato la più importante riforma fiscale dalla conquista dell'indipendenza, esattamente 70 anni fa. L'obiettivo della riforma e` quello di creare finalmente un vero mercato unico all’interno dell’Unione indiana. Inoltre, in questo modo viene significativamente allargata la base imponibile. Il suo potenziale positivo di lungo termine per i conti pubblici e la crescita economica viene ampiamente riconosciuto, ma i suoi effetti a breve termine, invece, sono molto meno chiari. A cio` contribuisce, da un lato, la lentezza burocratica di un paese che conta 1,3 miliardi di abitanti, e dall’altro, il governo di Modi ha creato un quadro normativo estremamente complesso, che sta mettendo in difficoltà molte piccole aziende e richiede enormi sforzi aggiuntivi in termini di adeguamento delle infrastrutture. Di conseguenza l'insicurezza nell'economia indiana è molto elevata, come evidenziato dall'indice dei direttori d’acquisto, crollato a luglio e sceso al livello più basso dal 2009, ancora più basso di quello dopo la riforma del contante nel novembre scorso. Le prospettive di lungo periodo rimangono tuttavia ancora positive.