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Vola l'export extra-Ue
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Continuano a giungere segnali di ripresa dalla locomotiva Italia, che per diversi anni ha arrancato alla disperata ricerca della crescita. Grazie a diversi dati in costante miglioramento, le prospettive del nostro paese, così come testimoniato dalla recente promozione del Fondo Monetario Internazionale, sono finalmente improntate a un maggiore ottimismo.
E, addirittura, è tornato in auge il made in Italy: in agosto le esportazione fuori dall’Ue hanno infatti segnato una crescita significativa. Secondo l’ultimo report dell’Istat, ad agosto entrambi i flussi commerciali sono in espansione rispetto al mese precedente, con un incremento più marcato per le esportazioni (+4,0%) che per le importazioni (+2,5%).
L’incremento congiunturale dell’export verso i paesi extra-Ue investe nel dettaglio tutti i raggruppamenti principali di industrie ed è particolarmente intenso per l’energia (+16,4%), per i beni intermedi (+7,1%) e i beni di consumo durevoli (+4,6%). Dal lato dell’import, l’incremento congiunturale (+2,5%) è determinato soprattutto dall’energia (+11,1%), dai beni di consumo durevoli (+5,3%) e dai beni intermedi (+2,8%). Contrastano la tendenza crescente, gli acquisti di beni di consumo non durevoli (-4,3%).
Solo poche settimane fa Sace, la società del gruppo Depositi e Prestiti aveva previsto per il triennio 2017-2020, una crescita del nostro export a un tasso medio annuo del 4%, un netto cambio di passo rispetto alla performance del quadriennio precedente (+1,7%).
Gli esperti riconoscono che per quest'anno "le spinte protezionistiche saranno temi attuali per quasi tutti i settori industriali a livello globale", ma all'orizzonte vedono "finalmente una fase molto più favorevole della precedente per le esportazioni italiane di beni. Complice la ripresa degli investimenti in alcuni emerging market e la neutralizzazione del ciclo avverso del petrolio. Il nostro export si prepara dunque a un cambio di marcia sostanziale, mettendo a segno, dopo la performance moderatamente positiva del 2016 (+1,2%), una crescita (come anticipato) a un tasso medio del 4% nei prossimi quattro anni, fino a raggiungere nel 2020 il valore di 489 miliardi di euro. Di pari passo, aumenterà l'incidenza dell'export di beni e servizi sul Pil, che, già salita dal 25,8% del 2010 al 30,4% del 2016. Mentre dovrebbe arrivare al 32,4% entro il 2020.
Tornando ai dati Istat, su base annua, ad agosto 2017, l’aumento delle esportazioni, è ancora più marcato (+8,2%), ed è particolarmente ampio per l’energia (+31,0%) e i beni di consumo durevoli (+19,9%). I beni intermedi (+8,0%), i beni di consumo non durevoli (+7,5%) e beni strumentali (+4,6%), aumentano invece a un tasso inferiore a quello medio. Dal lato degli acquisti, si rileva un incremento tendenziale (+6,1%) che è molto marcato per l’energia (+27,2%), i beni di consumo durevoli (+13,0%) e i beni intermedi (+10,9%). Contrastano la tendenza crescente, gli acquisti di beni strumentali (-8,0%) e di beni di consumo non durevoli (-7,9%).
Nell’ultimo trimestre, la dinamica congiunturale dell’export verso i paesi extra Ue risulta, tuttavia, negativa (-1,6%) per la marcata flessione dei beni strumentali (-4,8%). Solo le vendite dei beni di consumo durevoli registrano un incremento significativo (+3,7%). Nello stesso periodo, anche le importazioni sono in calo (-2,9%), e la discesa si deve al calo particolarmente ampio dei beni strumentali (-8,7%) e dell’energia (-5,9%) e in misura minore dei beni di consumo non durevoli (-2,5%).
Ad agosto 2017, le esportazioni si sono concentrate verso la Cina (+26,6%), i paesi Mercosur (+16,7%), la Turchia (+14,5%) e la Svizzera (+11,5%). Le vendite di beni verso Russia (+20,9%) e Giappone (+2,3%), presentano una dinamica sempre positiva ma con un tasso inferiore a quello medio rispetto all’inizio dell’anno, mentre la flessione delle vendite verso i paesi Opec (-5,9%) rimane stazionaria rispetto all’inizio dell’anno. Ad agosto 2017, le importazioni dalla Russia (+54,7%) proseguono l’incremento, aumentando la crescita rilevata dall’inizio dell’anno. L’import da India (+14,8%), paesi Opec (+6,4%), Cina (+4,4%) e Giappone (+3,5%) presenta una dinamica positiva con un tasso inferiore a quello medio rispetto all’inizio dell’anno. Sono in flessione, invece, gli acquisti dai paesi Asean (-11,2%), Svizzera (-8,6%) e Stati Uniti (-3,6%).
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