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Investire in titoli di una banca centrale
Lo sbarco della SNB in Borsa è avvenuto nel lontano 1907. Circa il 48% del capitale è nelle mani di investitori privati e la restante parte è stata sottoscritta da cantoni e banche pubbliche
Il recente rialzo delle quotazioni ha sorpreso un po’ tutti gli osservatori perché i titoli della SNB sono caratterizzati da un livello di liquidità molto basso (sul mercato ci sono soltanto 100.000 azioni che hanno un valore nominale di 250 franchi svizzeri gli scambi sono piuttosto risicati). La Borsa fa registrare sessioni in cui il titolo non è interessato dall’assenza di scambi. Gli investitori istituzionali non generano negoziazioni perché si comportano come cassettisti e non esistono analisi di esperti che si focalizzino su questi titoli. In siffatte condizioni è molto complicato dare una spiegazione al processo di rivalutazione (che in apparenza sembra essere dovuto alla sensibile rivalutazione delle riserve di divise estere).
Le azioni della Banca centrale elvetica hanno accumulato una rivalutazione dell’80% nei primi otto mesi dell’anno. La conseguenza di questa performance è un incremento della capitalizzazione del titolo di 124 mln di euro. La ragione? Il controllo che le autorità svizzere mantengono sul cambio della divisa domestica sta facendo impennare il valore delle sue riserve di valuta estera. Le autorità monetarie elvetiche hanno infatti optato per un intervento deciso sulla propria divisa, che il mercato suole utilizzare come asset rifugio nei periodi di maggiori turbolenze. L’obiettivo di tale azione è noto: evitare che l’economia domestica subisca gli effetti negativi delle oscillazioni sfavorevoli dei mercati valutari.
Cantoni svizzeri e investitori privati – i principali azionisti dell’istituto- stanno traendo enormi benefici da questa situazione sotto forma di dividendi crescenti erogati dall’entità. Per i detentori di azioni della Banca centrale elvetica si tratta di un risultato eccellente in un paese in cui i titoli governativi offrono rendimenti nulli. L’istituto dedito al controllo della politica monetaria in Svizzera non è l’unica banca centrale quotata al mondo. Anche i titoli della Bank of Japan possono essere negoziati dagli investitori.
Dal 2008, le riserve di divise della SNB si sono moltiplicate per otto, raggiungendo un ammontare di 700 mld di usd alla fine del 2016. Il recente deprezzamento del franco svizzero ha dato ancora più linfa alla rivalutazione delle riserve di divise. Recentemente l’entità ha comunicato l’investimento di un 20% dell’ammontare detenuto in divise straniere in obbligazioni e azioni.
Quello che rende le azioni della SNB un investimento interessante per gli investitori privati svizzeri è il buon rapporto tra rendimento da dividendo e sicurezza. A 3.000 franchi per azioni il rendimento da dividendo si posiziona allo 0,5%, decisamente più in alto di quello offerto dai titoli di stato svizzeri (che sulle scadenze brevi presentano rendimenti negativi e su quelle lunghe –decennali- non si spinge oltre lo 0,15% annuo). In linea teorica, l’affidabilità della SNB è superiore a quella dello Stato elvetico perché è l’istituto che ha il potere di fissare la quantità di moneta in circolazione (il suo default è teoricamente impossibile).
Tuttavia, l’investimento non è esente da rischi. Nel 2013 la SNB optò per la sospensione dell’erogazione dei dividendi. L’altro rischio è di natura politica perché nel paese si discute molto sul cosa fare delle enormi riserve di divisa estera. L’opinione pubblica si divide tra coloro che spingono per un incremento degli investimenti pubblici e quelli che preferirebbero la creazione di un grande fondo sovrano sul modello di quello norvegese.