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Il buon momento del Bel Paese
I buoni dati macroeconomici italiani si inquadrano in un contesto europeo che ha sorpreso in positivo nel secondo trimestre. Si rafforza la crescita, l’export non è più il solo fattore trainante, i consumi interni sono ripartiti
Secondo Massimo De Palma, responsabile Asset Management di Gam (Italia) SGR, in Italia mancano ancora all’appello gli investimenti sia pubblici sia privati. Il Governo sta cercando di dare un impulso su entrambi i fronti, sbloccando da un lato le opere cantierabili, dall’altro introducendo molteplici misure fiscali tra cui l’iper-ammortamento al 250% e il piano Industria 4.0.
Guglielmo Manetti, vice direttore generale Intermonte Advisory e Gestione, sostiene che l’andamento di alcune variabili macro evidenzia che il contributo più significativo sia venuto dalla componente investimenti (grazie anche ai benefici fiscali legati al super ammortamento sui nuovi investimenti delle aziende) oltre che da una buona performance dei consumi, grazie anche a un avvio particolarmente brillante della stagione turistica. Il fatto che tale accelerazione della crescita stia avvenendo senza un beneficio visibile sull’inflazione dipende sia dallo sfasamento con cui tipicamente la ripresa economica si trasferisce sui salari, sia anche dalla normalizzazione dell’impatto del prezzo dell’energia, legato all’andamento del prezzo del petrolio, in calo dopo i picchi di inizio anno.
Per quanto riguarda le prospettive dell’indice azionario italiano, il money manager sottolinea che l’indicatore tratta ancora a circa la metà del valore cui trattava a metà 2007, prima della crisi, mentre l’indice americano aggiorna continuamente i massimi. Rispetto ad allora l’indice ha una composizione settoriale che è molto diversa in quanto i titoli finanziari (banche e assicurazioni) rappresentavano quasi la metà dell’indice mentre oggi arrivano al 35% a favore dei titoli consumer e industriali che oggi hanno un peso nell’indice italiano molto più significativo. Riteniamo che per supportare un’ulteriore crescita del mercato italiano ci debba essere un contributo forte da parte proprio dei settori finanziari, che, malgrado il recente rimbalzo, sono ancora molto sotto i livelli di 10 anni fa con valutazioni che rimangono a significativo sconto.
Secondo De Palma, da un certo punto di vista l’indice italiano riflette la situazione economica: anche i principali indicatori macroeconomici non hanno ancora recuperato i livelli di pre-crisi. Anche De Palma invita a tenere conto della composizione dell’indice. L’elevata percentuale di titoli bancari fa sì che l’indice abbia faticato a recuperare rispetto agli altri mercati europei. L’Italia sta uscendo lentamente da un lungo processo di trasformazione del settore, ancora non ultimato. Il peso dei non performing loan sta progressivamente riducendosi per limitare l’impatto sui bilanci. Se guardiamo invece all’indice delle mid & small cap, per loro natura più dinamiche, sono riuscite a recuperare i livelli pre-crisi più rapidamente.
Se proseguirà il processo di ristrutturazione e trasformazione del settore bancario, in parallelo a una progressiva normalizzazione della politica dei tassi d’interesse da parte della Bce potremo avere buoni prospettive di recupero da parte delle aziende del settore. Così come quelle del lusso dovrebbero beneficiare di una crescita economica mondiale sincrona. Il turismo internazionale, quello cinese in particolare, è ripartito e questo dovrebbe generare incrementi nei fatturati.