- SEI UN CONSULENTE FINANZIARIO AUTONOMO?
- Scopri i vantaggi del nostro servizio
Il mondo cresce
Dopo avere analizzato vari mercati, settori, opportunità tematiche e caratteristiche quantitative, vale la pena fare un sunto dell’andamento del mercato azionario a livello mondiale nei primi nove mesi di questo 2017. Per analizzare il trend del pianeta utilizziamo l’indice Msci Acwi, che comprende azioni dei 47 maggiori mercati sviluppati ed emergenti della Terra. Va detto subito che le società che compongono il benchmark sono pesate per free-float (azioni acquistabili sui mercati) e non per capitalizzazione complessiva, ragion per cui il peso di molti emergenti è minore rispetto al loro valore borsistico complessivo.
In particolare la Cina, dal cui insieme sono escluse le azioni A, pesava a fine settembre per il 3,4%, mentre il mercato in assoluto leader è ovviamente quello americano con il 52% della capitalizzazione complessiva, seguito dal Giappone con poco più del 7,5%. Inoltre vengono considerate le quotazioni in dollari, comprendendo così anche gli effetti valutari. La composizione di questo benchmark fa sì che nella top 10 delle azioni con maggiore peso nell'indice non vi sia neppure un solo titolo non statunitense.
Pur con tutti i limiti di un benchmark costruito in tale maniera, non si può fare a meno di notare che il 2017 è stato per il momento un anno a dir poco eccellente. Con tre quarti di annata lasciati dietro le spalle, infatti, il rendimento complessivo, inclusi i dividendi accumulati, in dollari è stato pari al 17,75%.
Se oggi fosse il 31 dicembre il 2017, questo risultato costituirebbe la quinta migliore annata degli ultimi 15 esercizi. Migliori sono stati solamente il 2013, il 2009, il 2006 e il 2003. A parte il 2006 tutti gli altri quattro risultati si sono avuti come rimbalzo a seguito di crisi disastrose. Visto poi il momentum mostrato a partire dalle ultime settimane dell'estate, non ci sarebbe da sorprendersi se il prossimo trimestre portasse ulteriori guadagni, permettendo al 2017 di risalire ulteriormente in questa classifica.
Inoltre la performance è stata lievemente superiore a quella del Msci world, che comprende solo le economie sviluppate e che ha messo a segno +16,53%. Su questo scarto hanno influito diversi fattori contraddittori: da una parte l'inaspettato bear market del dollaro ha depresso i rendimenti relativi degli Usa e favorito le performance dell'Eurozona, più ancora degli emergenti, che in generale non hanno comunque visto una rivalutazione delle proprie divise della stessa entità dell'euro. Senza contare che, come accennato, l'uso del free float riduce parecchio il peso di colossi come ad esempio Samsung Electronics, Tencent e Alibaba che hanno visto bull market mostruosi negli ultimi mesi.
Se andiamo infatti a osservare altri indici Msci, vediamo che quello europeo è salito del 23,45%, mentre l'Emerging markets addirittura del +27,78%: se si dovesse confermare questa performance sarebbe il migliore dato dal 2009 a questa parte per l'equity emergente.
Il P/E forward dell'indice Msci Acwi è pari a 16,07 a fronte di 16,69 dell’Msci world. Si tratta di un valore per il benchmark globale ovviamente generato in buona parte degli Usa, con Europa e Giappone a metà del guado e diversi emergenti che rimangono ancora relativamente economici. In termini di volatilità, siamo più o meno agli stessi livelli, con la standard deviation annualizzata dell'Acwi pari al 16,9%, mentre quella del world si è fermata al 16,42%.
Infine va notato un elemento: nell'ultimo quindicennio quella attuale è l'unica altra fase, insieme al 2005-2006, in cui vi è stato un rialzo dei tassi da parte della Fed. Il 2006 come abbiamo visto è anche fra le annate top in termini di crescita delle quotazioni. Prosaicamente, speriamo che le analogie si fermino qui, ma vale la pena esaminare le differenze e le similitudini rispetto a un decennio fa.